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 Home page > Attualità > Cronaca Locale > Sta notizia non ha da uscire. L’affaire Gentile e la Calabria

Sta notizia non ha da uscire. L’affaire Gentile e la Calabria

Si difende a spada tratta il sottosegretario Antonio Gentile appena eletto nel governo Renzi. Parla di macchina del fango, ma a sentire quella telefonata tra Umberto De Rose, presidente Fincalabra, ed Alfredo Citrigno, editore del quotidiano L'Ora della Calabria, si capisce quanto le pressioni in questa terra siano la norma per ottenere ciò che si vuole e si ottiene, costi quel che costi. Tutto ciò che sta emergendo in questi giorni difronte ad una notizia che doveva essere a tutti i costi taciuta, in quanto in ballo c'era l'onorabilità del figlio di Gentile, iscritto nel registro degli indagati, fa rizzare i capelli in testa anche a chi ne ha qualche filo.

 

Tacere una notizia in una terra dove l'omertà è la prerogativa necessaria per andare avanti pone una serie di problemi che, qui più che altrove, non possono essere sottovalutati e liquidati a cuor leggero. Telefonare ad un editore, per ricattarlo e far si che quel ricatto possa essere usato a sua volta, per ottenere benefici non depone per niente bene.

Qui in Calabria il mestiere del giornalista è un optional, e i giornalisti vengono scelti in base ad una appartenenza politica o massonica. Un mestiere, quello di giornalista, svilito, dove ciò che conta non è essere appassionati ricercatori della verità, narratori di una realtà che fa a botte con i diritti negati.

Servono dei "leccapezze" bravi su quanto riescono a tacere. Servono scribacchini utili a riempire spazi e pagine. I direttori delle più importanti testate nazionali hanno preso posizione difronte ad un fatto così sconcertante, ma ad essere deflagrante è il modo impiegato per gestire le cose di Calabria. I finanziamenti che spettano alle testate giornalistiche o televisive vengono elargiti in base a favori che si devono rendere, con il risultato che pur essendoci tanti organi di stampa non c'è opinione in questa regione. Se si volesse davvero scoperchiarlo il vaso di Pandora, ci accorgeremmo di altre anomalie e di come non manchino i conflitti di interesse per editori che si aprono tv, quando hanno a disposizione l'appoggio di un familiare nelle istituzioni che gli permette di stare ben coperti e al sicuro.

Se l'informazione fosse libera da lacci e lacciuoli, tanti Gentile per interposta persona, non alzerebbero la cornetta per chiedere la cancellazione di una notizia, tanto più se non ci fosse nemmeno un ordine dei giornalisti regionale ben determinato. Certamente ci si penserebbe diecimila volte, prima di chiedere la cancellazione di notizie che riguardano i potenti. Che senso ha parlare di n'drangheta, di omertà se ad essere bacate sono proprio quelle istituzioni che esercitano il loro potere, come se gli fosse stato elargito per grazia divina?

E come se non bastasse Antonio Gentile entra nel governo del rottamatore. Rottamatore di cosa? Di diritti inesistenti, di una stampa acquiescente, che deve servire per veicolare l'immagine e l'onorabilità dei potenti? Comunque il malcostume, venuto ancora di più alla luce su un fatto che ormai è diventato la normalità, fa capire quanto sia caduta in basso l'informazione e quanto sia forte l'ignoranza, se a preoccupare le mummie mummificate sia la carta stampata per l'uscita di una notizia scomoda e non la pubblicazione della stessa su testate on-line.

Forse tutto questo la dice lunga su come bisogna salvare a tutti i costi l'apparenza e nascondere i propri scheletri nell'armadio. Altro che cultura e terra di cultura. In Calabria non siamo nemmeno all'anno zero. Siamo sotto zero.

Foto: Iaconianni family/Wikimedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

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