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Sospettopoli: l’Italia dei sospetti

Dopo la pubblicazione del fumetto porno dei weekend del Cavaliere a Villa Certosa e delle feste a Palazzo Grazioli, con cortigiane e loro procacciatori, musici napoletani, leggiadre donzelle minorenni, tutti in trasferta con i voli di Stato, il Dr. Berlusconi non poteva non reagire, alla sua maniera. Allertata la sua linea editoriale di stampa e televisione, come fosse una trincea, ha dato l’ordine di sparare i primi colpi di mortaio. Uno dei primi proietti è caduto sul Vaticano, andando a colpire il Direttore de “L’Avvenire”, Dino Boffo, per una presunta relazione omosessuale. Quale sarà il seguito della battaglia appena iniziata?

La privacy è sacra, non può essere violata. Un principio ribadito a destra, a sinistra, al centro. Un valore ed un diritto da difendere per cattolici, laici, miscredenti, per ogni uomo.

Ma quando la privacy diventa da fatto privato un fatto pubblico? Quando la camera da letto si trasforma in schermo televisivo e tutti diventano spettatori dell’intimo, può essere vietato agli spettatori di esprimere un loro giudizio su ciò che vedono? E se quello che si vede della vita intima del protagonista, contraddice quello che egli pubblicamente mostra e dichiara?

La vita intima e la vita pubblica possono essere vissute con una doppia morale? Il comportamento serio ed onesto tenuto in pubblico, può essere un abito dismesso sulla soglia della camera da letto?

La dimensione morale non è la realtà interiore su cui si fonda l’integrità e la salute della persona, a patto che essa stessa sia integra?

Ho i miei dubbi riguardo la verità che può risultare dall’azione legale. In mano agli avvocati la verità diventa un anguilla. Tra denunce e querele per diffamazione, tra reticenze e smentite, tra testimonianze vere ed artefatte, tra processi e sentenze che, riguardo lo stesso reato, passano dall’assoluzione alla condanna e viceversa, il percorso della verità è davvero un percorso ad ostacoli, alcune volte senza traguardo, quando arriva la prescrizione, la chiusura per decorrenza dei termini o qualche altro cavillo burocratico.

La verità potrebbe essere detta dallo stesso denunciato, querelato, incriminato, diffamato. Ma, per riconoscere il proprio errore, restando nel privato, ci vuole coraggio. Per riconoscere il proprio errore quando il proprio intimo diventa pubblico e ciò che viene esposto non può essere smentito, ci vuole ancora più coraggio.

Ma questo tipo di coraggio è di pochi. Ed allora, quando sopratutto si ha denaro e potere, si può ricorrere alla strategia del contrattacco, del depistaggio, del ricorso alle truppe speciali. Si mette in moto la macchina da guerra: 1) dichiarare falso quello che le immagini hanno mostrato o le registrazioni intercettato. 2) dare la propria versione dei fatti utilizzando trasmissioni, giornali o riviste compiacenti. 3) eliminare le immagini e registrazioni incriminate ed impedire che esse siano ulteriormente divulgate. 4) attaccare chi ha osato mettere in pubblico l’intimo imbarazzante, rendendogli pan per focaccia, esponendo al pubblico dileggio le sue sporche mutande. 5) minacciare azioni di ritorsione nei confronti di coloro che possono dare sostegno all’opera dei “diffamatori”. 6) portare in tribunale coloro che, a partire dall’esame del materiale divulgato (immagini, registrazioni, interviste..), hanno osato formulare domande che gli hanno poi rivolto tramite stampa.

Ad una mente ragionevole tutta questa operazione guerresca appare insensata, perchè la caccia al dissidente noto o dichiarato si estende al dissidente sospetto ed il dissidente sospetto può essere dovunque e può nascondersi sotto l’abito dell’amico più fidato. E allora vai con lo spionaggio, le spie, i delatori, i controlli delle frequentazioni e dei movimenti dei sospettati. In un regime poliziesco, dove tutti sono sospettati e controllati, la valvola di sfogo è la caccia, la cattura, la deportazione nei campi di concentramento e poi di sterminio, dei diversi per colore o per razza, dei diversi per comportamento, dei diversi per cultura e mentalità.

Riusciremo a fermare questa follia?

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