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Sono stati gli zingari!

Gli zingari colpevoli di quasiasi male e nefandezza del globo terrestre! Una pagina Facebook affronta la questione con molta ironia.

La crisi che attraversiamo in questa fase storica non è solo ecomomica, ma si estende ad ogni campo della vita sociale, in un crescente disorientamento di idee e valori. Cresce la paura dei "diversi", fra cui nell'immaginario collettivo italiano un posto di favore è occupato dal mito malefico degli zingari.

Prescindendo dall'oggettiva realtà sociale e dai problemi d'integrazione e diffusa microcriminalità realmente esistenti, ma fondandosi sulle chiacchiere della televisione e sulla deformazione ulteriore di pregiudizi già storicamente esistenti, nell'ignoranza e nella disperazione sociale si forma un nuovo senso comune, che attribuisce ogni colpa e stortura agli ultimissimi nella scala sociale. In una becera guerra tra poveri che affievolisce la coscienza di classe si perdono sempre di vista i reali responsabili, creando un immaginario distorto, una sorta di eterno presente ("Il senso comune è portato a credere che ciò che oggi esiste sia sempre esistito", A. Gramsci) in cui i capri espiatori sono sempre gli stessi dalla notte dei tempi e possono, con sollievo di tutti, essere accusati di ogni male. Senza un particolare interesse per la verosimiglianza delle accuse.

E' questo senso comune a fare l'oggetto dell'ironia ben concepita della pagina Facebook "E' stato gli zingheri, sono stati, zingheri". Il titolo riprende uno dei più famosi sketch dei video online del noto attore comico Maccio Capatonda, incentrato proprio sulle accuse random rivolte ai rom dai testimoni di qualche caso criminale.

Sulla pagina essi sono veramente, e spietatamente, accusati proprio di tutto, assolvendo sistematicamente chiunque altro da qualsiasi responsabilità: avviene un crimine da qualche parte? Sicuramente è stato uno zingaro. E' stato un italiano? Per fortuna: la vittima può dirsi contenta di non essere incappata in uno zingaro, mentre un italiano a casa sua può ben delinquere. E così via... la risposta, con tutta l'arroganza del buon senso, è sempre pronta.

Il metodo spesso seguito è piuttosto semplice: seguire le pagine Facebook dei principali giornali e buttar lì, di solito fuori luogo, qualche invettiva sui Rom; poi aspettare le risposte, ingaggiando dialoghi surreali; infine pubblicare il tutto. Non mancano poi l'attribuzione del premio Marò per il commento più arguto in rete, nonché talvolta costruzioni e riflessioni più complesse (ma quasi sempre riprese da effettivi commenti diffusi sul web), che mettono insieme le varie paure del senso comune più reazionario e irrazionalista, senza alcun interesse per un filo logico: allora si trovano gli zingari che arrivano coi barconi dall'Africa da respingere con delle ruspe di mare (!), gli zingari contro i marò, gli zingari gay ("ci piacciono perché non si riproducono o non ci piacciono perché sono figli del demonio?") e così via.

La speranza è che mettere argutamente in luce con l'ironia le tante contraddizioni dei meandri più reazionari dell'immaginario collettivo aiuti a una presa di coscienza e a una messa in discussione degli stessi. Dietro questa presa in giro ben congegnata c'è, probabilmente, molta serietà di fondo.

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