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Soccorso pronto? Sì, ma...

Non mi lamento per me e nemmeno mi sorprendo.
Degli ospedali di Vincenzo De Luca sto diventando un veterano e non mi meraviglia più nulla, tranne la capacità del personale sanitario, che lavora in condizioni quasi più disperate di quelle di chi giunge in ambulanza a sirene spiegate.

 Ho imparato, questo sì, che il poveretto che arriva al Pronto Soccorso, deve avere un po’ di fortuna almeno per quanto riguarda la malattia che vuole ammazzarlo in un fine settimana d’agosto. Se gli va bene e lo specialista più adatto a strapparlo alla morte è in servizio, nulla da dire. Lassù qualcuno lo ama e ci sarà chi tenterà il miracolo con i poveri mezzi che gli mette a disposizione la Regione.
Se gli va male e lo specialista non c’è, che dire? Malato avvisato, mezzo salvato! O si contenta di quello che passa il convento – in fondo sempre medici sono – o se ne va di corsa a cercar fortuna in un altro ospedale.

Non sto bene lo so, ma non me la prendo. Ho vissuto abbastanza per capire che ogni tempo viene e se la signora si presenta con la sua falce quando hai vissuto a lungo e non hai rimpianti, puoi solo essere pronto e – perché no? – coi tempi che corrono, addirittura contento.
Me la prendo, questo sì, e me la prendo molto, per tutti quelli che – giovani o addirittura bambini – non solo devono soffrire perché così vuole l’imperscrutabile disegno di Colui che è, ma devono giocare alla roulette russa con le pallottole micidiali dei medici che sono in ferie – e ne hanno pienamente diritto – dei posti letto che talvolta mancano e – dulcis in fundo – della barella più o meno salva vita che – gli dice ogni volta un appuntato premuroso – se te la senti, portatela pure nel bagno; questa è l’ultima e se non stai attento non la trovi più.

In quest’ultimo anno di ambulanze, fame di aria, codici variopinti, sirene, maschere, ossigeno e qualche sofferenza che ci può e ci deve stare, perché – dice Colui che è – hai usato certamente male il libero arbitrio che t’ho donato quando sei nato, in quest’anno che mi ha promosso veterano del malconcio Sistema Sanitario Nazionale, ho imparato e capito molte cose. A una domanda però – me la porto appresso da tempo nei miei scomodi viaggi tra ambulanze, sirene, barelle e rianimatori – a una domanda non ho trovato risposta: perché questo percorso complicato riguarda me e non c’entra nulla con la sterminata banda di ricchi e potenti che dagli ospedali prendono il meglio e non sanno nemmeno di che parlo? Perché in questo complicatissimo anno ho incontrato mille De Luca, ma non ce n’era uno imparentato nemmeno alla lontana con il De Luca presidente della Regione Campania?

I De Luca del governatore non si ammalano? Sono schi…vati da virus e batteri, infezioni, polmonite neoplasie e chi più ne ha più ne metta? Dite che non è possibile? E allora ci sono ospedali riservati, con medici mai in ferie, posti letto e tutto quanto la scienza mette a disposizione? Dev’essere così, ma saranno cose segrete. Ci sono Ospedali per i De Luca, Ospedali per i Meloni, i Salvini, i Senaldi, i Sallusti, la Santanché…
Pensate che siano manicomi criminali? Non credo, no.
Siamo stati così generosi, che li abbiamo chiusi.

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