• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Smarrirsi nella crisi per diventare migliori

Smarrirsi nella crisi per diventare migliori

Quello che non capisco è il senso, lo scopo. Come si fa a mantenere in vita un sistema così malato da condannare alla miseria la maggior parte dell'umanità; così stupido da distruggere l'ambiente, la madre terra; così perverso da perpetrare il genocidio degli animali? E ancora non basta, ancora non basta!

Perché chi sta dalla parte “giusta”, chi sta nei paesi ricchi non è felice per lo più. Felicità evidentemente non è sinonimo di ricchezza, ma piuttosto di nevrosi.

E ora con la crisi, con la stagnazione, addirittura con la recessione, chi sta dalla parte ”giusta”, quella dei paesi ricchi, è sempre più povero, in certi casi è divenuto misero, addirittura comincia a provare la fame. Oppure vede i suoi diritti di cittadino e di lavoratore dileguarsi a causa della cosiddetta emergenza.

Ma allora questo sistema è stato costruito davvero solo per quel ricchissimo, potentissimo, famigerato 1%?

Noi del 99% siamo davvero tutti uniti contro quell'1% che avvelena la vita a tutti?

E poi perché quell'1 non riesce a contentarsi, ma vive di bulimico bisogno di aumentare la sua ricchezza, il suo potere? La lupa-cupidigia sempre affamata di Dante Alighieri, il grande vizio sociale.

Non so, mi faccio tante domande e non so rispondere, nemmeno trovo risposte soddisfacenti: sono smarrita.

Questo è il sistema capitalistico, basato sulla compravendita, sul consumo. Ci si è sovrapposto, potenziandolo, il sistema finanziario, l'economia virtuale, che ormai fagocita tutto, compresa una politica imbelle. In crisi è infatti anche la democrazia.

Insomma pare non salvarsi nulla.

Non capisco le agenzie di rating. Chi sono? Cosa, chi rappresentano? Chi ci lavora? Che volto ha chi decide? É un essere umano, una macchina o uno schiavo di “lusso”?

E poi i mercati. I mercati fremono, sono nervosi, sono in affanno. Come calmarli, poveri mercati?Ma chi sono i mercati? Siamo anche noi, anch'io?

Io non voglio essere mercato se non per quel che mi costringe la sopravvivenza.

Io non voglio incrementare i consumi, né favorire alcuna crescita.

La crescita che tutti invocano può essere senza limite? Il sociologo Baumann dice che serve una semplificazione... che arriverà, arriverà, giacché già è stato superato il picco del petrolio. Il petrolio non è infinito. Nemmeno la terra lo è, soprattutto non lo è l'essere umano.

Io sono per questa semplificazione, mi ribello all'essere solo un consumatore. Ma poi se non compro qualcosa per Natale come vivranno i commercianti? Come troveranno lavoro i giovani? Se chiudi le fabbriche di armi come campano quelli che ci lavorano?

E mi fanno anche sentire in colpa perché il PIL non cresce e io non ho aiutato l'economia, la crescita infelice. Io voglio la decrescita felice, intanto i disoccupati mi additano con furore, i commercianti chiudono davanti ai miei occhi i loro negozi: un suicidio a mio uso e consumo. Davanti a me che non partecipo alla crescita infelice e basata sull'ingiustizia, di cui si nutre come il più terribile dei mostri.

Una bolgia, è una bolgia dantesca, un inferno di merci in decomposizione perché i mercati fremono, sono nervosi poveretti.

No, non capisco più il senso. Sono però convinta che una crisi era necessaria.

Se la crisi spazzerà via i privilegi del'1%, ancora però non sarà abbastanza. Bisognerà che nessuno del 99% ambisca a diventare il nuovo 1%. Chissà se l'uomo è già a questo stadio di evoluzione...

La crisi è necessaria e boccata d'ossigeno per me sono state le parole di Baumann in un'intervista.

Dalla crisi si uscirà, divenuti migliori, anche se qualcuno pagherà.

E dunque il senso potrebbe essere questo: trovare il perché della crisi e diventare migliori.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.181) 14 dicembre 2011 16:01

    Baumann parla in linea generale, non dice che questa o quella crisi porterà dei miglioramenti ma solo che alla lunga dei cambiamenti saranno necessari. Se tu invece di solo un’intervista avessi aperto i libri di Baumann avresti letto che non puoi esimerti da essere un consumista e nel momento in cui non lo sei (perchè non te lo puoi permettere) saresti fuori dal sistema senza che a nessuno interessi qualcosa. Tutti i costi (economici e emotivi) gravano solo sul singolo, si è soli e il mercato regna sovrano che tu lo voglia o no. Servirebbe cambiare le regole per cambiare qualcosa ma coloro che fan le regole son gli che ne beneficiano. Quindi mettiti il cuore in pace, non cambierà nulla e si è destinati solo a star peggio se non si appartiene all’elite ricca. Apri i libri di Baumann e leggili invece di citarlo a casaccio senza capire il senso delle sue parole.

    • Di (---.---.---.176) 14 dicembre 2011 19:09

      Ho letto Baumann e se devo dire mi pare che tu parli a casaccio e soprattutto con un pessimismo che in Baumann io non ho mai trovato... chissà avremo letto due Baumann diversi? e comunque una nota di metodo se qualcuno cita un autore e non da la tua interpretazione non vuol dire che non l’abbia letto.
      Infine ci sono varie esperienze che indicano la possibilità d’essere uomini e donne diversi da puri consumatori... forse tu queste proposte non le hai lette.
      Maria Rosa

  • Di (---.---.---.97) 15 dicembre 2011 14:45

    Sicuramente questa crisi darà una ridimensionata a tutti. Ma il vero cambiamento ci sarà se sapremo guardare ad un altro orizzonte oltre a quello propinatoci negli ultimi sessant’anni.
    A.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares