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Siria, le verità di Brahimi

Destroyed buildings are pictured, after the cessation of fighting between rebels and forces loyal to Syria's President Assad, in Homs city

È sempre bene aspettare che un mediatore, un politico, un diplomatico vada in pensione per poter raccontare con libertà i dietro-le-quinte a cui ha assistito durante il suo incarico. È il caso di Lakhdar Brahimi (foto in basso a sinistra), controverso mediatore Onu sulla Siria dall’agosto 2012 alla primavera 2014.

L’anziano diplomatico algerino ha rilasciato di recente alcune interviste alla stampa internazionale e panaraba. Proponiamo qui sotto alcuni estratti in italiano dell’intervista pubblicata il 6 giugno 2014 dal sito in inglese del settimanale tedesco Der Spiegel.

La soluzione proposta da Brahimi era una transizione ordinata con Bashar al Asad che avrebbe guidato questo processo accettando di ritirarsi dal potere nella nuova Siria.

 La Siria di oggi rischia invece di diventare una nuova Somalia, infestata dai signori della guerra. Per questo, afferma, servirebbe una forza militare di interposizione Onu composta da 20/30mila caschi blu. Ma le parti coinvolte nel conflitto siriano devono accordarsi su questo.

Sulla figura di Asad: il raìs è totalmente al corrente di quanto sta avvenendo in Siria, in termini di armi usate, di distruzione, di civili uccisi e arrestati.

E sui crimini: questi “sono commessi da entrambe le parti. Ma il regime ha uno Stato, a un esercito di 300mila uomini, ha l’aviazione. Cose che l’opposizione non ha”.

Brahimi ha mediato tra gennaio e febbraio 2014 un incontro a Ginevra tra opposizioni in esilio e regime. Il regime è andato a Ginevra con l’intenzione di non fare nessuna concessione, afferma il diplomatico arabo ora in pensione. “Le opposizioni sono andate a Ginevra totalmente impreparate: non volevano cedere sulla fine politica di Asad ma erano pronte a dialogare. Entrambe le parti sono state spinte al tavolo svizzero dai rispettivi partner internazionali”.

La tregua di Homs? E’ stata raggiunta a seguito dell’assedio condotto dal regime per affamare la gente. È un risultato del progetto di guerra del governo. È stata una vittoria del governo.

E per quanto riguarda lo Stato islamico, che tra Iraq e Siria è ormai operativo in un territorio grande quanto l’Ungheria, non è interessato alla questione siriana, afferma Brahimi. E il regime lo tollera “per dimostrare che il futuro del Paese senza Assad sarà così”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.113) 3 luglio 2014 20:11

    La versione di Brahimi è quella mainstream (del resto non l’avrebbero scelto come mediatore altrimenti) ma ciò non significa che la sua sia la versione conforme ai principi del diritto internazionale.

    La Siria è uno stato sovrano. Questa osservazione è da una parte ovvia e dall’altra sorprendente se rapportata al senso comune creato dai mass media.

    Se in uno stato sovrano si verificano sollevazioni popolari la comunità internazionale e gli altri stati dovrebbero mantenersi neutrali rispetto alle parti in conflitto. Le rivolte sono fatti interni che il governo legittimo ha diritto di risolvere con i suoi mezzi.

    La comunità internazionale (cioé l’ONU) e gli altri paesi possono offrire la loro mediazione neutrale come contributo alla pacificazione, se lo vogliono. 
    Oppure possono dover intervenire con i mezzi legali a loro disposizione per scongiurare minacce alla pace e alla stabilità mondiale e/o massicce violazioni dei diritti umani a danno della popolazione civile commesse da una o da tutt’e due le parti in conflitto.
    Ponendo a confronto quello che dovrebbe essere il comportamento corretto della comunità internazionale e dei paesi terzi rispetto a ciò che è avvenuto in Siria (ma anche in Libia, in Ucraina, in altri paesi) si può apprezzare in pieno la malafede di Brahimi e di altri.

    Innanzitutto vi sono indizi e prove che dimostrano il coinvolgimento di paesi stranieri nella progettazione e nell’esecuzione della rivolta siriana. Questo genere di azioni contro uno stato sovrano è illegale sotto ogni profilo, e chi le ha promosse è direttamente responsabile delle conseguenze.

    A rivolta iniziata un certo numero di paesi stranieri hanno preso decisamente le parti dei rivoltosi sostenendoli politicamente, logisticamente e militarmente. Anche questo è illegale sotto ogni profilo, e chi ha assunto tale posizione è direttamente responsabile delle conseguenze delle sue azioni.

    Brahimi dice di aver sperato che Bashar al-Assad si facesse da parte in modo ordinato. Non è compito di un mediatore ONU prefiggersi lo scopo di far cedere il potere ai rivoltosi. Il mediatore deve essere neutrale, tanto più se rappresenta l’ONU, altrimenti non è un mediatore: è una parte in causa.

    La realtà è che il comportamento dei cosiddetti Amici della Siria e dello stesso ONU indica in modo inequivocabile che lo scopo era, ed è ancora, un cambio di regime in Siria. Senza badare al prezzo che la popolazione civile siriana ha pagato, sta pagando e pagherà in futuro per questo.

    Tutto ciò a prescindere dal giudizio sul regime e sui rivoltosi.

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