• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Home page > Tempo Libero > Cinema > Sin Señas particulares

Sin Señas particulares

Sin señas particulares. Un film del Torino Film Festival 2020 visto in streaming: cupo e terribile ma anche luminoso. Luminoso perché la fotografia e la luce di territori messicani illuminano le immagini, e per lo sguardo ora disperato ora di speranza di una madre protagonista, la 48enne Magdalena (Mercedes Hernandez), che cerca il suo figlio minorenne partito per posti sconosciuti, uno delle migliaia di migranti in cerca di futuro in un qualsiasi altrove. 

La loro città di provenienza è Guanajuato, a 2000 metri di altezza e 370 km. a nord-ovest di Città del Messico. E' partita con un rotolino di denaro prestatole e decisa a non tornare finché non troverà il ragazzo, quella ricerca è sua ragione di vita. In momenti in cui la speranza sembra abbandonarla lo rivede bambino sull'altalena. E' un “fatale andare”: dapprima nella grande città in alberghi malandati per migranti, poi per lande quasi desertiche. Le sono stati mostrati per un eventuale riconoscimento nelle camere mortuarie cadaveri di “viaggiatori” assaliti, uccisi e depredati. Ha voluto seguire una traccia nel paese di Ocampo, in cerca di un uomo quasi cieco e con l'aria da santone misterioso, uno che sostiene di aver visto il “diavolo”, costui è sopravvissuto all'assalto di un pullmann. Attraverso la sua vista velata e fatta d'ombre capiremo cosa è accaduto (notevole e di effetto la fotografia). Frequente in quei territori è la sparizione di autobus e corriere e dei loro passeggeri, esiste solo la legge di uomini armati. In quei posti non si sa di chi fidarsi per come vanno le cose. Il film è terribile per la scoperta che la madre farà, cercando e ricercando, della sorte di suo figlio sopravvissuto ma prigioniero di uno dei gruppi di briganti che imperversano in luoghi senza legge. Lo ritroverà, Magdalena, è stato preso e non può più andarsene. Dalle parole del vecchio misterioso saprà come al ragazzo è stata risparmiata la vita in una notte di fuoco e terrore.

 

Nel suo tragitto si è accompagnata per un tratto a un ragazzo, Miguel: pare di vedere un desiderio di sostituzione del figlio che non trovava. Ha proposto al ragazzo di andare a vivere da lei in montagna quando insieme constateranno che la madre e la famiglia di lui sono state sterminate, ma anche questo diverrà un desiderio inappagato. Resta nella memoria - come espressione delle sensazioni di scoramento di un migrante nella moltitudine di una grande città - il mare di luci rosse e bianche di auto ferme alla frontiera del distretto federale di Città del Messico. Il film ha tuttavia un'aria delicata, la si vede nel volto apprensivo di Magdalena nella sua ricerca; è realizzato dalla regista Fernanda Valadez e sceneggiato dalla stessa e da Astrid Rondero, con tatto e sensibilità tipicamente femminili.

 

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità