• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Home page > Tempo Libero > Cinema > Silent land

Silent land

 “Alla sua opera prima, Aga Woszczynska dirige un film misurato e composto, in cui l'eleganza formale determina non solo lo stile ma soprattutto il significato”: parole perfette, da specialista, con cui definisce questo film Chiara Barbo, critica cinematografica-sceneggiatrice-produttrice al di qua e al di là dell'oceano.

Silent Land ... e silent people molto osservativi sono i due coniugi/amanti 36-37enni polacchi che hanno scelto la Sardegna per delle vacanze da sogno, sono Anna e Adam. E sogno è quella costa cagliaritana dove hanno scelto e trovato una casa privata con piscina (!), isolata da altre e con vista rocce e mare, fotografato di notte e di giorno, con onde tempestose o serene a seconda dei momenti che si susseguono.

Belli i due attori, corpi perfetti e levigati, scene d'amore come si deve, appassionate e in penombra. Un film situazionale più che parlato: le situazioni e i silenzi lo descrivono e i rumori anticipano spesso le scene. Galeotta fu quella piscina senz'acqua perché, con tutto il mare (verde come una piscina...) a disposizione, i due polacchi ne pretendono la riparazione. Il proprietario, tipicamente italiano (l'attore è Marcello Romolo) , propone loro un compenso, non ricordo se un soggiorno allungato e un buon trattamento nel suo ristorante, un agreement insomma.

Ma i polacchi, fermi e precisi, vogliono la piscina funzionante. Galeotta la piscina perché vi succede una disgrazia a scapito dell'immigrato (irregolare!?) che ci sta lavorando, di cui i due sono inoperosi e inattivi testimoni. C'è così tutta la fase dell'inchiesta, i sopralluoghi dei carabinieri dall'inglese stentato e problematico, e l'interrogatorio del maresciallo Claudio Bigagli (indimenticato tenente in Mediterraneo del 1991, film David di Donatello e Oscar al miglior film straniero). Non a caso la produzione del film è polacca e italica (e pure ceca): esprime anche i differenti modi di presentare le reazioni, i comportamenti, gli approcci di fronte alle situazioni.

C'è il rimorso di coscienza di Adam, il più fragile dei due, la sua inquietudine nascente e crescente, i suoi sogni al rallentatore in un bosco notturno verde e intricato. I silenzi tra i due e l'incomunicabilità, i loro confronti-scontri inquietanti, Anna che lo definisce “debole e spaventato” e che vuole andarsene prima della fine della vacanza. Che sorpresa ci mette la regista alla fine: una cena di Anna e Adam con la partecipazione dell'immigrato che d'improvviso compare… una presenza che li guarda e che le loro coscienze non possono cancellare.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità