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Sicilia, Ponte sullo Stretto e autostrade: la ricetta del risanamento

La crisi economica e diversi altri fattori interni ai "salotti romani" mista a una buona dose d'incapacità dei politici isolani, sembrano aver decretato un totale stato di abbandono per la Sicilia: sia a livello sociale che delle infrastrutture. La recente crisi idrica che attualmente interessa l'Isola è un ulteriore tassello che si aggiunge ad un mosaico generale indecoroso e immeritato per i siciliani. 

Un'opera che continua a far discutere da oltre 150 anni: il Ponte sullo Stretto. Nonostante il pessimismo generalizzato e l'ostruzionismo del movimento "No Ponte", tanto caro al sindaco di Messina, Renato Accorinti, esiste ancora qualcuno che crede nel progetto e vorrebbe vederlo realizzato. Trattasi dell'avvocato Fernando Rizzo, presidente della Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno.

In una recente conferenza l'avv. Rizzo ha svelato le linee guida della sua Rete, che si traducono in un progetto molto ambizioso: dall'accelerazione per il completamento della Salerno-Reggio Calabria, all'ammodernamento sostanziale delle autostrade siciliane, fino all'opera maxima rappresenta dal Ponte. Solo su queste fondamenta sarà possibile materializzare una Regione competitiva, a misura di siciliano e di turista.

In Italia esiste un'inquietante divergenza tra gli investimenti per le grandi infrastrutture settentrionali e il totale stato di abbandono che interessa l'estremo Sud. Le decisioni provenienti da Roma appaiono sempre più paradossali: per la costruzione di una nuova TAV nel Nord si recuperano sempre i capitali necessari, quando invece si parla della SA-RC o delle fatiscenti "autostrade?" siciliane, allora sembra come scivolare lentamente nell'oblio del pragmatismo. 

Le differenze tra la Sicilia e il resto Paese non sono certo una novità ma negli ultimi anni il solco sembra trasformarsi in una vera e propria faglia di origine tettonica; vedi dati sulla disoccupazione. Le ragioni di tali disparità andrebbero ricercate nelle scelte del Governo nazionale: troppo filo-settentrionale nel destinare eventuali fondi per le infrastrutture. 

Una buona fetta di responsabilità spetta di diritto ai politici isolani, spesso incapaci di far percepire, ai Palazzi romani, l'estremo degrado infrastrutturale (e sociale) in cui versa Regione; che almeno sulla cartina geografica, farebbe ancora parte dell'Italia.

(Foto: MarcoCrupi/wikimedia.commons)

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