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Si scrive Black Bloc, si legge disinformazione

Disinformare significa nascondere i fatti. Distogliere l’attenzione da ciò che non voglio porre all’interesse dell’opinione pubblica, parlando d’altro, semplicemente. Disinformare sembra essere l’imperativo di buona parte della stampa nazionale, con il ringraziamento dei soliti noti. Disinformazione è l’unica parola che viene alla mente sfogliando i giornali, all’indomani della manifestazione No Tav dello scorso 3 luglio.

“La guerra dei No Tav: 5 arresti e 200 agenti feriti – Pesantissimi scontri al cantiere dell’Alta velocità tra forze dell’ordine e manifestanti, che utilizzano tecniche paramilitari” (Il Giornale, 4 luglio 2011). “No Tav, guerriglia in Val di Susa cantiere assediato, furia black bloc – Feriti 190 agenti e una decina di ragazzi, 4 arresti. Grillo choc: eroi” (Il Messaggero, 4 luglio 2011). “Scontri e feriti al cantiere Tav «Assalti in stile paramilitare» - Colpiti 188 agenti, lavori fermi. I no global: operazione riuscita” (Il Corriere della Sera, 4 luglio 2011). Questi sono solo alcuni dei titoli sensazionalisti, seguiti da articoli superficiali e qualunquisti, comparsi sui quotidiani nazionali.

La notizia degli scontri, dominante sulle prime pagine dei giornali, ha completamente offuscato l’altra notizia: settantamila persone si sono incontrate in Val di Susa per manifestare contro il delirante progetto dell’Alta velocità. Ma la disinformazione non si esercita solo attraverso la “distrazione di massa”, si esercita anche mediante l’uso distorto della lingua, la creazione di falsi luoghi comuni. “Si scrive No Tav, si legge BR”, con questo titolo Il Giornale è riuscito a vaporizzare in poche parole decine di migliaia di persone che pacificamente hanno manifestato. Così scompaiono i fatti, nel qualunquismo di chi risolve tutto in un elenco di buoni e cattivi. Nella nebbia della disinformazione, nell’ignoranza di chi nemmeno sa chi sono i No global, e certo non ricorda chi furono le Brigate rosse, si perdono le voci degli italiani.

Focalizzare l’attenzione sugli scontri ha permesso alla stampa, con rare eccezioni (vedi l’articolo di Mercalli su Il Fatto Quotidiano), di tacere sulle ragioni che il 3 luglio hanno portato migliaia di persone a urlare “No Tav”. Parlare dei sassi scagliati da alcuni contro le forze dell’ordine, ha fatto dimenticare che quello che la polizia stava assediando è un museo archeologico del neolitico. Urlare all’assalto dei black bloc ha evitato di informare sulla totale inutilità di questo progetto da un punto di vista d’interesse nazionale che migliaia di italiani, invece, stavano denunciando.

Perché il Tav non servirà a nessuno. Non servirà all’economia, con la sua spesa da 22 miliardi di euro. Non servirà al trasporto delle merci, perché la linea già esistente non solo è sufficiente a sopportare il traffico attuale, ma ne permetterebbe molto di più, se non fosse che il traffico merci su quella direttrice è da anni in forte calo. E non servirà agli abitanti della Val di Susa, che vedranno il loro territorio irrimediabilmente deturpato, violato nell’equilibrio del suo sistema idrogeologico.

Una bufera di polemiche si è scatenata contro le parole di Beppe Grillo che ha definito “eroi” i manifestanti del 3 luglio. Tutti pronti a prender le distanze, a proclamarsi indignati. Avrei voluto leggere la stessa indignazione quando a essere definito “eroe” fu Vittorio Mangano, mafioso. Non il popolo No Tav. Un popolo eroico, sì, per gli abusi e le menzogne che ha sopportato in questi anni, nel silenzio totale della politica. Quella stessa politica che, bipartisan, non ha mai accettato il confronto. Eppure dovrebbero spiegarlo, i politici, perché nessuno, dati alla mano, è mai stato capace di convincere i valsusini della bontà di questo progetto. Forse perché nessuno è ancora stato in grado di fornire motivazioni tecniche e scientifiche valide a supportarlo? 

Accanto al popolo, eroico, della Val di Susa, non c’era la politica, ma tanti piccoli eroi che si sono uniti in marcia per manifestare contro l’ennesimo scempio ai danni di un patrimonio comune. Esponenti della ricerca scientifica, sindaci, pensionati, lavoratori, studenti: settantamila persone, provenienti da tutta Italia, che non vogliono vedere i loro soldi gettati in un progetto che, se mai portato a termine, non darà alcun beneficio alla collettività. 

Ci sono stati degli scontri, è vero. E la violenza non ha mai giustificazione. Mai. Da qualunque parte essa arrivi. Chi il 3 luglio si è staccato dal corteo autorizzato per seguire la strada di Ramats, sapeva a cosa stava andando incontro. Lo sgombro del 27 giugno ne era stato un anticipo. Ma arrivare a quella rete, toccarla, era un gesto simbolico, la rivendicazione di un diritto: significava riprendersi La Maddalena. Mentre alcuni salivano lungo i boschi, tutti guardavano, aspettando. Quando è stato dato l’annuncio che la meta era raggiunta, un unico coro ha esultato. Ma prima ancora che le mani arrivassero a toccarla quella meta, i fumogeni erano già partiti. Chi è stato colpito non sono i black bloc ma giovani e anziani, lavoratori e pensionati che nonostante ne conoscessero i rischi hanno deciso di raggiungere la zona rossa.

Ci hanno raccontato di gruppi eversivi organizzati alla lotta, ma si sono dimenticati di dire che a essere colpite dai fumogeni sono state anche donne anziane, lasciate a terra dalla polizia che passava oltre rincorrendo chi fuggiva nei boschi. Non ci hanno detto che quei fumogeni non solo erano sparati ad altezza uomo, ma contenevano lacrimogeni CS, quindi vietati perché tossici. Che ciò che veniva lanciato dagli idranti non era acqua, ma liquido urticante. Non hanno scritto che la polizia ha respinto i manifestanti anche con l’utilizzo di una ruspa. Che i poliziotti erano dotati di pistole che sparavano pallottole di gomma, come quella sequestrata dai manifestanti a un agente caduto e poi barattata con il rilascio di uno di loro.

Sui giornali si sono dimenticati di scrivere che sono stati gli stessi manifestanti a soccorrersi fra loro, con i valsusini che medicavano i feriti e indicavano la strada da seguire, nei boschi, per fuggire all’attacco. Perché quello della Polizia in Val di Susa è stato un attacco. Lo mostrano i video su you tube, le fotografie, l’intervista rilasciata da Fabiano Di Berardino, lasciato tre ore su di una barella sotto il sole prima di essere trasportato in ospedale. Perché la stessa risonanza data alle testimonianze delle forze dell’ordine non è riconosciuta a quella dei manifestanti? Non erano black bloc quelli in Val di Susa, erano giovani e meno giovani che per esasperazione, sbagliando, hanno reagito in modo violento allo stato di assedio della Valle.

Quando Fabio Poletti su La Stampa scrive che “Il ministro dell’Interno Maroni dall’alto della sua carica, fa il resoconto di quello che è successo e giura che i manifestanti volevano il morto”, mi chiedo quanto sia voluta l’amara ironia che si cela dietro questa frase. Perché a ricoprire l’alta carica di ministro dell’Interno, vi è un uomo condannato in via definitiva per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. E mi sfugge l’assurda logica secondo cui chi lancia sassi, dopo aver ricevuto lacrimogeni, deve essere accusato di “tentato omicidio”, come ha dichiarato Maroni, mentre chi ha azzannato il polpaccio di un poliziotto può diventare, nel silenzio generale, il ministro dell’Interno. Quanto al morto, mi assumo la responsabilità di affermare che tra quelle settantamila persone che si trovavano in Val di Susa, non ve ne fosse nemmeno una che aspirasse a vedere la morte di un uomo.

Di fronte al “sincero ringraziamento”, rivolto dal ministro Maroni alle forze dell’ordine e al capo della polizia Antonio Manganelli (l’ironia della lingua), per “come hanno saputo gestire la situazione”, penso a quei duemila agenti in assetto antisommossa. Uomini mandati a eseguire un ordine, a combattere una guerra che non è nemmeno la loro. Perché e così che in Italia, dopo il G8 del 2001, si gestiscono le grandi manifestazioni contro il potere. Si manda la polizia, semplicemente. Mentre la politica rimane seduta in poltrona a guardarsi lo spettacolo di un Paese ferito e del suo grido soffocato. Ancora una volta.

Quattro manifestanti restano in carcere, mentre un gruppo di avvocati annuncia un esposto contro la polizia per i mezzi usati durante gli scontri. A uno dei ragazzi che ha partecipato al corteo del 3 luglio, ho chiesto se non avesse paura di tornare a manifestare dopo ciò che è successo in Val di Susa. Mi ha guardato sorridendo, sa che non basterà lo stato di assedio della Valle per fermare la rivolta dei No Tav. Perché quando la politica rimane sorda, la resistenza civile diventa un dovere.

I commenti più votati

  • Di paolo (---.---.---.81) 12 luglio 2011 20:12

    Caro xxx.132 , sei il solito citrullo che parte in quarta e spara cazzate e che puntualmente trova solidarietà in altri citrulli come lui .

    O non hai letto il mio commento o non hai capito a cosa mi riferivo . Propendo , dalle stupidaggini che scrivi , per la seconda ipotesi .Comunque l’articolista ha perfettamente capito a cosa mi riferivo e la ringrazio per il link. 
    Non era in discussione la bontà o meno della TAV , caro menestrello di cazzate , ma il contesto generale che si evince da considerazioni di buon senso e avendo visto come si manda a puttana una protesta legittima per mano di squinternati come te . Sono proprio quelli come te , manovrati da guru miliardari ,che sono funzionali al sistema che credi di combattere . 
    Comunque mai discutere con un’idiota , prima ti trascina al suo livello e poi ti batte per l’esperienza.Per cui chiudo qui.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.81) 12 luglio 2011 12:22

    Cara Lorena che la furia dei black bloc avrebbe " inquinato " la manifestazione pacifica dei NO TAV ,era ampiamente scontato , non te la puoi prendere con i media , neanche con quelli più beceri. Cosi’ come è scontato che i Valsusini siano gelosi del loro territorio anche se sarebbe anche giusto che prendessero atto di vivere in un contesto nazionale dove ognuno deve fare la sua parte .

    Non esprimo un parere sulla bontà del progetto TAV , di cui ammetto di non avere ancora capito molto , mi limito a constatare che opere analoghe sono in corso in altri paesi europei(anche sub alpini) senza che succeda nulla di tutto quello che sta accadendo da noi . Come me lo spieghi? .
    Poi guarda che un conto è andare a "toccare " simbolicamente una rete , un conto è cercare di sfondarla per entrare nel cantiere , perché è cosi’ che è andata , diciamo le cose nel modo giusto.
    Su quell’arruffa popolo di Grillo non spendo neanche una parola .

    ciao
    • Di Lorella Di Vuono (---.---.---.171) 12 luglio 2011 13:10

      Ciao Paolo,

      rispondo alla tua domanda "Come me lo spieghi?" segnalandoti quanto scritto da Boitani, Ponti e Ramella sulle ragioni del No Tav. Sono sicura che se avrei la pazienza di leggerlo, ti sarà chiaro perchè tutto questo sta accadendo.

      Ciao
      L

    • Di (---.---.---.132) 12 luglio 2011 17:32

      La gente come paolo mi fa ridere e rabbia allo stesso tempo, più rabbia però.
      Se non sai di cosa parli come hai detto, ma che parli a fare?
      Dietro chi è per la Tav c’è mafia,corruzione,guadagno personale, tutta a discapito di natura e persone del luogo. Come dice anche l’articolo se l’hai realmente letto.
      Voglio vedere se venissero a casa tua, nel paesaggio in cui se cresciuta e vivi, a costruire una Tav che nessuno vuole, nessuno l’ha chiesta e che distrugge la natura che ci circonda tutti, ci alimenta, ci da da viviere e fa vivere. La gente come te sta distruggendo il pianeta a favore di un’economia e di un sistema in cui l’uomo non è il fine ma il mezzo!
      Ringrazia che c’è gente in gamba con del cervello che lotta, invece di farsi gli affari suoi.
      Gente che guarda al futuro e al giusto, invece di guardarsi il suo portafogli.
      Noi dobbiamo essere il fine, la politica deve essere il portavoce e l’esecutore di ciò che il popolo vuole, non farsi gli affari suoi, guardare l’europa,investire nell’economia a spese della popolazione, decidere e agire a prescindere da quello che la gente vuole, e fanno finta di non sentire cio che non gli va mandandoti a far tacere o buttando fumo sulla verità con quei servi della celere e i media.

  • Di paolo (---.---.---.81) 12 luglio 2011 20:12

    Caro xxx.132 , sei il solito citrullo che parte in quarta e spara cazzate e che puntualmente trova solidarietà in altri citrulli come lui .

    O non hai letto il mio commento o non hai capito a cosa mi riferivo . Propendo , dalle stupidaggini che scrivi , per la seconda ipotesi .Comunque l’articolista ha perfettamente capito a cosa mi riferivo e la ringrazio per il link. 
    Non era in discussione la bontà o meno della TAV , caro menestrello di cazzate , ma il contesto generale che si evince da considerazioni di buon senso e avendo visto come si manda a puttana una protesta legittima per mano di squinternati come te . Sono proprio quelli come te , manovrati da guru miliardari ,che sono funzionali al sistema che credi di combattere . 
    Comunque mai discutere con un’idiota , prima ti trascina al suo livello e poi ti batte per l’esperienza.Per cui chiudo qui.
  • Di paolo (---.---.---.81) 13 luglio 2011 17:08

    Allora Lorena . Mi sono perso un po’ di tempo ma forse ne valeva la pena . Tralasciando le considerazioni precedenti su l’uso strategico e sulle finalità della protesta , mi sono andato a documentare , sia sul link che tu mi hai proposto che su altri documenti piuttosto interessanti .


    Mi pare di poter concludere che i motivi a favore della TAV siano sostanzialmente legati ad un disegno politico di opere stategiche che dovrebbero dare un contributo di sviluppo a tutta l’area Lombardo Piemontese (vedi Il presidente dell’Unione industriali di Torino Luigi Carbonato ) e che , in qualche misura , ridurrebbero il trasporto su gomma con ricadute anche di tipo ambientale (vedi CO2) . Nei sogni più rosei addirittura si ipotizza che i porti di Venezia e Genova diventino le porte d’Europa .
    Infine quello di rispondere ai criteri di modernizzazione territoriale e dei trasporti che stanno diventando uno standard europeo (alta velocità appunto).

    Per quanto concerne invece i pareri contrari le obiezioni di fondo sono sostanzialmente di opportunità economica ,in sostanza i 12 miliardi o giù di li’ di spesa non si giustificano con un’opera che non avrebbe i vantaggi economici sperati ,anzi decisamente trascurabili , senza poi contare l’opportunità di buttare soldi penalizzando altre opere strategicamente più importanti ( Boitani ,il prof. Ponti docente di economia dei trasporti del politecnico di Milano , Pro natura Torino ecc... ).

    E fin qui , ho fatto necessariamente una sintesi , si tratta di accettare o l’una o l’altra tesi ,osservando che il contenzioso non è legato assolutamente a temi ambientalistici , ma soltanto economico strategico .Insomma una questione di soldi , ritorni economici e di priorità .

    Su questa diversa valutazione si è innestata la protesta di coloro che si oppongono alla TAV per motivi né ecologici né economici , ma per " una battaglia politico culturale contro la logica della prevaricazione che le strategie di globalizzazione stanno mettendo in atto in tutto il mondo facendo diventare "piccoli ed insignificanti ostacoli " tutte le realtà che si oppongono ai progetti del capitalismo globale ..... ecc. " . Ti ho riportato la citazione testuale del seminario TSF del 2002 che replica documenti analoghi.In sostanza la TAV è vista come strumento di globalizzazione legata al capitalismo mondiale.

    Adesso mi è tutto più chiaro , sia per quanto attiene la protesta dei Valligiani che per gli effetti collaterali legati a determinati ambienti politici ispirati alla lotta contro il capitalismo .
    Mi ha sorpreso ,contrariamente a quanto avevo supposto , che il tema ambientale è proprio quello meno significativo .
    Quindi che ognuno tragga le sue conclusioni.
    ciao
     




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