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Si riaccende la questione morale, ma Tabacci e Rutelli non ne parlano più

Rutelli e Tabacci sono stati tra i più attivi nel parlare della questione morale. Degli altri, però. Specialmente dei problemi del PdL e della presunta mancanza di etica di Berlusconi. Poi succede che ieri, nel silenzio generale, viene arrestato Marino Roselli, coordinatore dell’Abruzzo del partito di Tabacci e Rutelli, e i nostri due eroi tornano nel loro solito silenzio. E complimenti.

Avete presente Bruno Tabacci quando si arrabbia, quando si erge a moralizzatore supremo, ad agente fuori tempo della vecchia e cara buoncostume? Insomma, stiamo parlando di quando il volto gli diventa rosso paonazzo e lo sguardo si incupisce in una severità da suorona rettrice di un collegio di educande svizzere di metà ottocento. Ecco, una cosa che Tabacci non può proprio tollerare è la mancanza di etica in politica. Non ce la fa proprio, lui detesta Berlusconi anche per questo, e la scarsa moralità non fa per lui al punto da saltare qua e là tra partiti e partitini pronti a dargli ospitalità.

L’ultimo suo approdo è l’isola felice dell'Api rutelliano, la gloriosa formazione ebbra di felicità perché è riuscita a strappare una percentuale vicina all’1% alle ultime amministrative. Sì, con Rutelli Brunone nostro è riuscito a trovare la pace dei sensi, la tribuna dove bacchettare l’odiato Cavaliere ed il trampolino per entrare nella giunta milanese targata Pisapia dalla porta principale, addirittura andando a sedersi sulla poltrona dorata di assessore al bilancio. Eh sì, l’Api è l’oasi ideale per quelli come lui, la patria degli onesti e degli incorruttibili. “La questione morale viene riproposta in tutta la sua crudezza, toccherebbe alla politica dare delle risposte e non girare la testa dall’altra parte”, tromboneggiava placido e con la schiena dritta, sicuro di quel che diceva.

Due giorni fa, però, è stato messo ai ceppi, mandato in galera, il coordinatore abruzzese dell’Api, il partito di Tabacci. Arrestato per storiacce di tangenti. E l’assessore-deputato talebano della moralità e della legalità, che ha detto? Nulla. Niente di niente.

È l’ennesima dimostrazione del doppiopesismo che regna sovrano dalle parti dei cultori dell’etica, dei tromboni sempre pronti a guardare in casa d’altri e mai nella propria. L’atteggiamento solito e pietoso di chi sputa sentenze sui guai altrui, ma è ben lesto a nascondere sotto al tappeto le magagne degli amici, dei parenti e dei conoscenti.

Niente di nuovo, insomma. È il solito, triste, teatrino all’italiana. Dove tutti sono puri ed immacolati quando si tratta di dare addosso al nemico e poi si trincerano dietro un imbarazzante silenzio se ad essere colto con le mani nella marmellata è un proprio sodale.

 

 

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