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Si può fare la ricerca al sud?

Spesso non immaginiamo cosa c’è dietro la ricerca e la consideriamo come
qualcosa di astratto. Ce ne ricordiamo solo quando c’è una scoperta sensazionale. In un laboratorio di ricerca ci sono i sogni di tanti ragazzi, spesso precari, che hanno investito il proprio futuro nel desiderio di aiutare gli altri per contribuire a scoprire un farmaco che possa sconfiggere una malattia. Queste persone non lo fanno né per soldi né per fama perchè il nostro Paese non riuscirebbe a garantirgli entrambi.

Dirigere un laboratorio, che negli anni ha portato risultati eccellenti, è ancora più difficile al Sud dove ci sono dottori che spesso devono combattere contro una assurda burocrazia, o peggio, contro l’assenza di fondi. Nel sud faro della ricerca è ormai diventato un laboratorio di ricerca della Gastroenterologia di San Giovanni Rotondo diretto dalla Dottoressa Alessandra Mangia la quale sembra aver intrapreso un’estenuante battaglia contro varie malattie, tra cui l’epatite.



Negli anni i risultati della ricerca nel campo della genetica del soggetto infettato dall’HCV hanno consentito al laboratorio delll’Ospedale di Casa Sollievo della Sofferenza di confrontarsi con centri di ricerca mondiale, che a differenza del piccolo centro pugliese, ricevono fiumi di denaro. Per questo noi ci poniamo una domada: è giusto che anche al Sud ci sia la ricerca? E’ giusto che questo centro continui ad alimentare la speranza di migliaia di cittadini, che da tutto il Sud affollano le sale d’aspetto di questo ospedale.

In questi ultimi anni numerose dottori di questro centro avrebbero potuto abbondanarlo scegliendo la carriera o i soldi, ma non l’hanno fatto. Sono rimasti lì, chissà ancora per quanto, al fianco dei malati aiutandoli, sgridandoli, incoraggiandoli, mai venendo meno ad un patto di lealtà, che ha sempre contraddistinto chi cerca di essere professionale al Sud dove tutto è più difficile, anche essere un dottore, figuriamoci un malato.

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