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Si festeggia il centenario di Mr McLuhan a Toronto

Cento anni dalla nascita del profeta mediatico.

In Italia ogni città ha il proprio patrono e, con più o meno teatralità, più o meno autentica partecipazione, celebra ogni anno la figura di colui che non solo ne è protettore e in quanto tale destinatario di preghiere e scongiuri, ma che dovrebbe esserne anche laicamente modello. Toronto non ha un santo patrono, universalmente accettato, troppe qui sono le religioni, un edificio per ogni confessione affolla quella che non a caso è stata denominata Church Street.

Eppure le celebrazioni che da una settimana la attraversano, video proiettati nelle fermate della subway, installazioni presso le principali gallerie d’arte, e poi decine di conferenze in ogni università, per culminare con una vera messa e un ossequioso omaggio alla tomba, fanno pensare ad una città impegnata a scrivere con i propri eventi l’agiografia di un santo. In realtà l’occorrenza è ben diversa: il 21 luglio segna i 100 anni dalla nascita di Marshall McLuhan, docente di letteratura alla University of Toronto, personaggio pittoresco, con il fascino del dandy e le idiosincrasie di un accademico che vive più nei suoi pensieri che nella realtà che lo circonda. Figura controversa, enigmatica e allusiva come le sue più celebri, ormai abusate, definizioni: “il medium è il messaggio”, “il mondo come villaggio globale”.

Scrisse negli anni ’60, erudito ed appassionato di rinascimento, profetico nel suo anticipare il futuro che è il nostro presente e oltre. La città che fu il suo laboratorio oggi lo ringrazia, e si interroga sulla sua eredità e sull’esserne all’altezza. Vassoi di blueberry muffin e carrotcakes, brocche di maple juice e limonata, poster autografati, ritratti, la sua voce che risuona nei vecchi nastri sbobinati: andare ad una conferenza, o lecture come la chiamano qui, su Marshall McLuhan, è quasi aprire il sarcofago di un uomo e celebrarne la rinascita con un convivio. Perché troppo spesso, soprattutto dai canadesi, è stato trascurato, bistrattato, frainteso.

E ora, pensionati frammisti a universitari, casalinghe mescolate a scrittori, cittadini di downtown Toronto seduti accanto a commuters da Winnipeg, entusiasti e insieme riverenti augurano buon compleanno. Happy birthday Mr McLuhan! Ed è bello non trovare gadgets per turisti con il suo volto o le sue citazioni, perché questo è un momento di chi vive e vive a Toronto.

P.S. Per la cronaca McLuhan patrono lo è diventato veramente, oltre 10 anni fa, della rivista U.S.A. Wired.

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