• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Europa > Serbia: il progressista e nazionalista Nikolic vince le presidenziali

Serbia: il progressista e nazionalista Nikolic vince le presidenziali

Kossovo e crisi economica puniscono il leader liberal-democratico Boris Tadic, fautore di una Serbia integrata nella Ue. Al voto meno della metà dei serbi

Alla fine quanto tenuto dall'Unione europea è accaduto: alle elezioni presidenziali di ieri in Serbia ha vinto, pur non trionfando, il leader progressista, ed allo stesso tempo per uno dei tanti misteri balcanici nazionalista, Tomislav Nikolic che con il 49,8% dei voti favorevoli ha sconfitto il Capo di Stato uscente Boris Tadic - che si è fermato quasi due punti percentuali più in basso - liberal-democratico e fautore dell'accordo di associazione del suo Paese con l'Unione Europea prodomico all'integrazione del maggior stato slavo dei Balcani nella Confederazione a ventisette.

Alle urne si è comunque recata meno della metà dei votanti, solamente il 46,7% degli aventi diritto. E' segno di una grande disaffezione dei serbi dalla politica, certamente condivisa con tantissimi altri paesi dell'Unione europea ma qui a Belgrado molto più accentuata che altrove. Oggi il popolo serbo è particolarmente frustrato, trovandosi a dover fare i conti con una doppia umiliazione: il destino segnato internazionalmente della provincia meridionale del Kossovo, ormai una Nazione indipendente, e la grave crisi economica che ha ridotto la popolazione alla povertà assoluta, ancor di più, se possibile, dei bombardamenti Nato durante la guerra del Kossovo.

Probabilmente Tadic è stato punito proprio perché il governo della Nazione, in cui il Presidente conta essendo la Serbia una Repubblica semi-presidenziale, non è riuscito a mantenerla al di fuori della crisi economica europea, perdipiù mentre, d'altro canto, non ha potuto far altro che barattare la speranza di integrazione nell'Unione con un sostanziale riconoscimento dell'indipendenza del Kossovo. Oggi formalmente il nazionalista Nikolic assicura Bruxelles affermando di voler traghettare la Serbia verso l'Unione europea ma i risultati delle contemporanee elezioni legislative non autorizzano ad essere molto ottimisti. Sarebbe ora meglio aspettare il neo-Presidente alla prova dei fatti, considerato che, molto probabilmente, i suoi seguaci dovranno formare, risultati alla mano, un esecutivo di coalizione con i Nazionalisti di Kostunica se non con i socialisti, eredi di Slobodan Milosevic.

Oggi dunque non è detto che a Belgrado non stiano tornando, mimetizzati, i fantasmi del passato, di un passato recente, quale l'intervento internazionale a difesa degli indipendentisti albanesi del Kossovo, mai digerito. Ieri nei seggi dei quartieri popolari della capitale si continuava a ripetere come se si trattasse di una stanca litania cristiano-ortodossa, e la Chiesa ortodossa serba è fortemente nazionalista, che "i Serbi mai accetteranno di venire sempre e comunque umiliati dai ventisette dell'Unione europea". Ora quel passato potrebbe riemergere ed addirittura allargarsi alle Nazioni confinanti: grande attenzione alle mosse di Nikolic, ricordiamo, da oggi viene posta a Bucarest interessata purlopiù a tutelare i diritti della minoranza romena e valacca nel Banato serbo, specialmente ora che nella romena Timisoara, cedendo alle pressioni dell'Unione europea, il governo romeno ha introdotto forti elementi di bilinguismo a tutela della minoranza slavofona.

Il destino dei Balcani occidentali e della politica europea nella Regione quindi mai più come ora è nelle mani di Nikolic e dei nazionalisti di Belgrado. Solamente se essi, come preannunciato, riusciranno ad abbandonare le folli politiche slavo-centriche di fine Novecento si potrà sperare in uno sviluppo ordinato ed europeo di tutto il sud-est del Vecchio Continente.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares