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"Sei un cattocomunista" e scoppia la polemica tra Berlusconi e Franceschini

Povera Italia, tra catto-comunisti e clerico-fascisti

Ci sono parole che pensavamo fossero scomparse dal linguaggio politico ed istituzionale del paese.

Oggi i catto-comunisti ed i clerico-fascisti sono arrivati ad uno scontro totale sulla pelle di tutti coloro che in questo paese studiano o lavorano, sono disoccupati o in cassa integrazione: sulla pelle di tutti coloro che vivono con un reddito al di sotto della soglia di povertà.

Parole al vetriolo quelle pronunciate dal Capo del governo, Silvio Berlusconi, e dal capo dell’opposizione, Dario Franceschini, nel giorno in cui la Camera dei Deputati boccia la proposta del Pd sull’istituzione del sussidio di disoccupazione.

Non trova consensi nella maggioranza parlamentare nemmeno l’altra proposta delle opposizioni riguardanta una tassa una tantum da far pagare a coloro che hanno un reddito annuo superiore ai 120 mila euro.

L’attacco di Berlusconi arriva dal palco della cerimonia voluta dal quotidiano Il Riformista che ha assegnato al Presidente del Consiglio il premio ’Politico dell’anno’ : "Un leader catto-comunista (riferito a Franceschini)...., non è con un’elemosina che si risolvono i problemi, è una ricetta sbagliata secondo la dottrina tradizionale dell’economia".

Naturalmente arriva poco dopo la replica di Franceschini che illustra i motivi delle proposte del Pd, che tendono - secondo il segretario - ad unire il paese in un momento di debolezza facendo leva sulla solidarietà collettiva.

Berlusconi probabilmente risente dello stress causatogli dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini, il quale inizia a mostrarsi in questi giorni abbastanza in disaccordo con il ’capo’, arrivando a precisare che su alcuni temi "ci possono essere sensibilità diverse, come ad esempio il caso Eluana".

Forse non è piaciuto al premier nemmeno la presa di posizione di ieri di Fini sul voto unico; o, ancora, le perplessità sollevate dal Presidente della Camera in merito all’emendamento al decreto sicurezza, presentato dalla Lega, che obbliga i medici a denunciare gli extracomunitari bisognosi di cure e che vivono in stato di clandestinità.

Qualcuno mette in discussione la sua autorità, ed allora ecco che Berlusconi inizia a vaneggiare di riforme istituzionali, di presidenzialismo, di un sistema parlamentare vecchio, che rallenta le decisioni importanti da prendere in tempi di crisi etc., e ad attaccare l’opposizione.

Il solito ritornello che a furia di ripeterlo ha rimbambito la gente di chiacchiere e di illusioni: i problemi veri sono altri.

L’Istat ha confermato in questi giorni il -1% di crescita Pil rispetto all’anno precedente; 370 mila sono le persone che hanno perso il posto di lavoro nei soli mesi di gennaio e febbraio; 116 mila circa sono le richieste di indennità di disoccupazione fatte all’Inps; nei primi due mesi dell’anno il ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende in difficoltà è aumentato del 554%.



Il premier parla di dottrine tradizionali dell’economia: ma nessuno chiede l’elemosina, nessuno chiede di essere mantanuto dallo Stato.

Ogni giorno il premier sottolinea la necessità che le banche aiutino le azienda, che le finanzino, che le sorreggano.

Ma ci sono anche le famiglie da sorreggere, da aiutare; e dietro ogni famiglia ci sono delle persone che hanno bisogno di aiuto, che vivono al di sotto della soglia di povertà.

La Bce prevede per quest’anno un periodo di inflazione negativo temporaneo: cioè i prezzi sono previsti in caduta libera.

La deflazione è un rischio che non possiamo permatterci di correre, con un debito pubblico così elevato.

I prezzi dovrebbero scendere a causa del crollo della domanda interna, e ciò comporterebbe una spirale pericolosa in quanto si trascinerebbe con sè tutte quelle aziende, piccole e medie, che non troverebbero più mercato per i loro prodotti: i costi sociali sarebbero impressionanti, con migliaia di nuovi disoccupati.

Se la dottrina tradizionale dell’economia è vecchia, allora qual’è quella nuova?
A quali rimedi pensa il nostro Presidente del Consiglio?
A quale forma di ’Finanza creativa’ bisogna ispirarsi?

La Sua teoria è sempre la stessa: non tassiamo chi ha di più perchè deve continuare a spendere e sostenere la domanda, continuiamo a sacrificare le classi medio-piccole le quali non potevano ambire ad avere di più prima, e non possono pretenderlo ora che c’è la crisi.

Le classi sociali sono tutte parti di una gerarchia basata sulla ricchezza come se fossero su una scala: c’è chi ci sta sopra e tenta di salire ancora, e chi invece quella scala la regge.

Ma se chi la regge quella scala non ce la fa più, allora tutto il sistema crolla ed il primo rischio che bisogna affrontare è quello democratico.

Commenti all'articolo

  • Di Paolo06 (---.---.---.203) 13 marzo 2009 13:50

    "non è con un’elemosina che si risolvono i problemi, è una ricetta sbagliata secondo la dottrina tradizionale dell’economia"

    E allora come? Con la Social Card?

  • Di mauro bonaccorso (---.---.---.129) 13 marzo 2009 20:40
     
    Il “nostro” presidente del consiglio, ormai ci ha abituato alle, solite, sortite ad effetto per sviare l’attenzione dai problemi reali del paese. Si nutre di sondaggi e li usa come strumento di consenso perché ci considera oggetti. Evidentemente i suoi suggeritori stanno elaborando l’ennesima strategia di attacco, che auspicando una difesa aggressiva, possa consentirgli la solita conclusione che lo vede vittima del sistema. Le vere vittime non reagiscono perché plagiate ormai da tempo e il nuovo, invece di avanzare arretra e offre il fianco.
    È difficile prevedere una svolta a breve, in una situazione così contorta.
    Finita l’epoca del milione di posti di lavoro, si passa ai milioni di metri cubi di ampliamento delle abitazioni e qui non c’è una competizione a chi la spara più grossa perché la gara l’ha ormai vinta, prima ancora di giocarla. Ma è una gara truccata quella dove il giocatore è al contempo arbitro, campo di gioco, segnapunti e forse anche pallone mentre noi sembriamo i fili d’erba che reggono il gioco senza parteciparvi.
    Un saluto
    Mauro Bonaccorso
     
     

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