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Second Life esiste ancora

Second Life esiste ancora

Fa impressione correre con la mente ad appena un paio d’anni fa, ricordare l’ubiquità di Second Life nei notiziari e paragonarla alla sua sostanziale sparizione in tempi recenti. Second Life non strappa più i titoli mainstream e sembra interessare poco anche gli utenti della rete che non lo frequentano.

Uno dei motivi di questa evoluzione risiede certamente nella difficoltà di comprendere natura, limiti e possibilità del primo e più solido metaverso che sia stato costruito finora. SL non è un gioco online, non è un portale, non è un social network e allo stesso tempo è tutte queste cose e altre ancora. SL è prima di tutto uno spazio da colonizzare e riempire di senso, la seconda vita fa sudare come la prima e anche in questo spazio alieno l’apprendimento costa fatica e le cose non sempre prendono la piega desiderata.

È stato così per le imprese commerciali che hanno provato a trasportarvi le modalità di comunicazione dell’universo fisico ed è stato lo stesso per i tutti quanti hanno pensato di usare Second Life come cassa di risonanza quando era di moda. La lista è lunga e si estende fino alle star dello spettacolo e ai partiti politici, tutta gente di passaggio che ci ha capito poco ed è sparita delusa.

Nonostante il silenzio dei media SL rimane un’impresa viva e in costante espansione, cresce nel numero dei partecipanti e nel fatturato, felice esempio di impresa internet che guadagna soldi veri. La crescita a dire il vero non è prorompente e non fa gridare al miracolo, non assomiglia per niente all’esplosione geometrica di siti come MySpace o FaceBook, ma sarebbe irrealistico attendersi exploit del genere da un ambiente che richiede un discreto impegno ai partecipanti già nella fase propedeutica della scoperta delle possibilità e potenzialità che offre.

Non è sicuramente roba per tutti, ma potrebbe diventarlo in un futuro non troppo lontano, quando l’evoluzione di SL potrebbe tradursi nell’interfaccia definitiva di una rete molto più diffusa e potente di quella di cui disponiamo ora. Alcuni esempi come la ricostruzione digitale del Museo di Dresda (nell’immagine) e le numerose iniziative accademiche e didattiche già lasciano intravedere qualcosa che va molto oltre il web enne punto zero.

Forse un po’ troppo in anticipo sui tempi, ma fino a che si regge economicamente resta una splendida e sconfinata finestra sul futuro, forse anche l’unica visto che i numerosi emuli ispirati dal suo successo sono già caduti in massa. Gli oltre 80.000 frequentatori abituali di SL continuano a vivere e ad esprimersi lontani dal clamore dei media, ma non sembrano passarsela male e anche l’interfaccia ha fatto notevoli progressi, attirando anche residenti meno abili tecnicamente o poco interessati alle attività di sviluppo. Sembra proprio che Second Life non voglia morire.

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