Se questo è un “golpe gentile”
Ripetiamo, se solo in parte di quello riportato dal giornale romano è vero, la situazione è di una gravità inaudita. Qualcosa di più grave e del “tintinnare di sciabole” del generale De Lorenzo” nel 1964, ancora peggiore del tentativo di golpe militare (finito per fortuna a taralucci e vino) del dicembre 1970 organizzato da Junio Valerio Borghese. In entrambe i casi citati la situazione “rientrò” (ma forse non gli equilibri). Questa volta la minaccia di “scatenare la piazza” invece avrebbe ottenuto il risultato voluto: la firma del Presidente Napolitano sul decreto. Un decreto in aperta violazione della legge numero 400 del 23 agosto 1988 che regola le attività di governo a dire esplicitamente che ‘il governo non può, mediante decreto legge, intervenire nelle materie indicate nell’articolo 72, quarto comma, della Costituzione. E tra le materie indicate nell’articolo 72 c’è proprio anche la materia elettorale. E che il garante primario della Costituzione si sia sentito obbligato di sottoscrivere un decreto in aperta violazione di una delle norme di garanzia costituzionale ci porta a pensare che le eventuali minacce di “scatenare la piazza” fossero ben più consistenti di quanto si pensi.
Cosa significa “scatenare la piazza”? Significa (detenendo in pratica il controllo dei mezzi di informazione di massa) lanciare una violentissima campagna mediatica mirata a creare un clima esasperato, violento, eversivo? Una minaccia del genere lanciata non da chissà chi, ma da un Presidente del consiglio che essendo ai vertici del potere esecutivo ha il controllo delle forze dell’ordine, delle forze armate e dei servizi di sicurezza e quindi ha di fatto la possibilità concreta di consentire alla “piazza scatenata” di non essere controllata, fermata.
Nella notte fra il 5 e 6 marzo 2010 si è verificato qualcosa di molto grave. Molto più grave di quanto è emerso finora. Se lo scenario che si è verificato è quello descritto qui sopra è stata sancita la fine del diritto e si è dichiarata in coma la nostra democrazia e la nostra Costituzione.
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