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Scuola di essenzialità

Immersi o sommersi come siamo in una società tritatutto, per fortuna c'è, giusto ogni tanto, il tempo della riflessione che spesso determina scelte e cambiamenti. Si tratta purtroppo solo di scelte e cambiamenti personali che in un mondo così vasto e diverso rischiano persino di passare inosservati, ma a volte per noi si creano delle condizioni davvero straordinarie e quindi non perdiamo questo tempo utile per riflettere, come si faceva una volta, sul senso della vita.

Il senso della vita tra domande e risposte ha occupato e tenuto costantemente impegnati fior di studiosi, letterati, filosofi e persino scienziati. Se ne è parlato così tanto che forse si sono sprecate tante parole senza per questo arrivare a delle risposte definitive e convincenti. A volte però basta poco per riprendere i tanti interrogativi esistenziali: oggi è quello che è successo a me.

Una Messa, ma soprattutto un'omelia che mi hanno permesso di riflettere sul valore della vita, del quotidiano in barba ai massimi sistemi del mondo. Nella nostra vita infatti ci vestiamo di supponenza: pensiamo concretamente di avere in mano la nostra esistenza e che perciò nulla può sfuggire al nostro disegno. Oggi ho pensato che ciò è solo una grande illusione di cui però ci convinciamo facilmente e attraverso la quale "conduciamo" i nostri giorni in porto, ma non viviamo realmente. Vivere con consapevolezza significa affidarsi e bando alle chiacchere e ai superuomini. In fondo anche Nietzsche, padre originale del concetto di superuomo, elaborò questo concetto partendo dalla convinzione che l'uomo comune è afflitto da una sorta di depressione derivante dalla normalità e dall'essenzialità. L'uomo, sostenenva Leopardi, è per natura infelice, ma siamo sicuri che quell'infelicità non sia un artificio della supponenza?

In effetti un pò di superuomo convive in ognuno di noi e proprio per questo siamo infelici. Qual è la risposta migliore al senso della vita allora? Oggi l'omelia di riferimento mi ha dato una pseudo risposta: Il senso della vita va indagato e ricercato, ma prima di tutto imparato in quella che mi è stata definita come "la scuola dell'essenzialità". Se solo riuscissimo a riscoprire la semplicità con cui andrebbero accompagnati i nostri gesti! Se solo riuscissimo a sorprenderci semplicemente di una carezza, di un sorriso o di uno sguardo! Se solo riuscissimo a meravigliarci di un affetto, di una vicinanza o di una compagnia! Ecco il vero senso della vita: essere essenziali, ma soprattutto vivere di questa essenzialità. Affidarsi alla semplicità, alla quotidianità, al fato allora potrebbe dare più senso ad una vita dove invece alberga purtoppo personalismo ed egocentrismo, e che scopriamo vuota solo quando accadono disgrazie e tragedie. Se forse si fosse tutti un pò più essenziali forse saremmo tutti un pò più superuomini.

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