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Scienza, Batteri, AIDS, Radicali Liberi, Cancro e Papaia

Nel libro “La scienza ci guarirà” (www.sperling.it, 2009) vengono trattate molte scoperte scientifiche tra cui quelle relative ad una delle malattie più insidiose e misteriose che colpisce la specie umana: il virus dell’HIV che da origine all’AIDS.

L’AIDS è la sindrome da immunodeficienza acquisita che attacca in modo più diretto i linfociti T e può essere scatenata dalla presenza del virus dell’HIV. In realtà per essere più precisi bisogna specificare che esistono due tipi di retrovirus: l’HIV-1 e l’HIV-2, che manifestano numerose varianti e ricombinazioni. L’autore del libro è il premio Nobel francese Luc Montagnier (insieme a Dominique Vialard), il ricercatore a capo di una delle due equipe separate che hanno lavorato alla scoperta tormentata e discussa del virus più famoso (l’altro importante scopritore è Robert Gallo).

Nel libro viene ricostruito il probabile scenario della diffusione dell’Aids: negli anni Trenta vengono cacciati gli scimpanzé e le loro carni sono consumate poco cotte. I cambiamenti socioeconomici, le migrazioni, la povertà, la prostituzione e l’inurbamento fanno il resto. Circa negli anni Settanta inizia l’epidemia sessualmente trasmissibile e tramite i viaggi intercontinentali il virus arriva in America e si diffonde nelle popolazioni più a rischio: omosessuali e tossicodipendenti. Ma siccome i pigmei dell’Africa centrale cacciano scimmie e scimpanzé dall’alba dei tempi, deve essere intervenuto per forza di cose un altro fattore biologico sconosciuto per scatenare l’impressionante virulenza dell’HIV. Montagnier ritiene possibile una specie di simbiosi e coevoluzione Hiv-Micoplasma. I micoplasmi sono piccolissimi batteri privi di parete rigida, che svolgono un’attività parassitaria rimanendo incollati alle membrane delle cellule e ai tessuti umani (solitamente senza creare troppi problemi). A volte sono intracellulari e sfuggono alle risposte immunitarie e all’azione degli antibiotici, ma “la ricerca biochimica e biomolecolare sembra ignorarli, e sbaglia perché si tratta di infezioni che stravolgono il metabolismo delle cellule studiate” (p. 72-74). Questi batteri possono essere causa di molte infezioni ospedaliere gravi e mortali entrando in contatto con la strumentazione medica. I ricercatori della Mayo Clinic hanno poi dimostrato il ruolo nocivo dei nanobatteri nei depositi di calcio nelle valvole cardiache e nelle artriti. A mio parere per quanto riguarda l’HIV, un altro fattore che potrebbe favorire la ricombinazione del virus potrebbe essere anche sociale: nelle grandi città, ogni persona ha un elevato numero di partner sessuali disposti a praticare sesso di tutti i tipi nell’arco di pochi anni. O forse l’accoppiata micoplasma e Aids è nata dall’abbinamento sesso anale e siringhe infette (di gay o prostitute tossicodipendenti). Purtroppo la struttura accademica a comportamenti stagni è uno degli aspetti più negativi della scienza contemporanea… La maggior parte della grandi innovazioni sono state il frutto di viaggi e avventure interdisciplinari e “la polivalenza scientifica consente una visione diversa, un modo per guardare più liberamente a ciò che lo specialista vede solo dal suo ristretto punto di vista , con tutte le ossessioni e le fissazioni comportate dalla focalizzazione” (p. 210). Diventa così difficile studiare le interrelazioni complesse: ad esempio “la vitamina E ossidata diviene a sua volta un prodotto ossidante se la sua forma attiva non viene rigenerata dalla vitamina C” (p. 212) e ogni essere umano ha un profilo biologico, immunitario, psicologico e medico diverso, con punti di forza e di debolezza molto particolari, per cui vanno investi più soldi nelle ricerche di Farmacogenomica basate sul polimorfismo genetico.

Comunque anche le attuali triterapie a base di farmaci costosissimi, benché abbiamo risolto molti problemi, non consentono di debellare la malattia per sempre: se si interrompe la terapia il virus risorge. Probabilmente rimangono i micoplasmi o le particelle sub-virali che riprendono la loro azione malefica. Dalla lettura emerge anche un particolare fondamentale: i rapporti anali senza preservativo sono molto pericolosi perché possono portare il virus a caccia di linfociti (un sottotipo di globuli bianchi) nell’intestino, che è ricco di linfonodi (questo organo contiene circa il 70 per cento dei linfonodi di tutto l’organismo). Inoltre la presenza di altre infezioni, aumentando il numero dei linfociti in circolazione, può favorire l’attecchimento del virus: sono così consigliate vaste campagne di prevenzione dell’HIV attraverso la cura delle altre malattie e delle parassitosi (soprattutto le malattie sessuali). Invece come terapie ausiliarie si possono consigliare quelle con immunostimolanti, per rafforzare il sistema immunitario e naturalmente la lotta allo stress ossidativo, ad esempio con preparati antiossidanti a base di papaia fermentata e di glutatione (o il Pao Pereira studiato da Beljanski dell’Istituto Pasteur). L’estratto di papaia fermentata (FPP) è un prodotto sanitario naturale ( in Italia è considerato un integratore alimentare) che svolge anche un’azione immunostimolante locale per le infezioni delle vie respiratorie superiori: può prevenire e bloccare le riniti e il mal di gola (p. 198). In questo caso la vera questione è questa: “un estratto naturale di piante non è brevettabile e, nella maggior parte dei casi, non sarà mai possibile ricavarne una molecola purificata brevettabile, perché è l’associazione complessa di più molecole a conferire a tale estratto l’azione antiossidante” e immunostimolante (p. 215).

Inoltre, per quanto riguarda l’AIDS, “se il ripristino immunitario risulta sufficiente, è possibile pensare a un’immunizzazione specifica contro le proteine del virus, una sorta di vaccinazione terapeutica allo scopo di ottenere il controllo dell’infezione da parte del sistema immunitario del paziente (come avviene nella fortunata minoranza di soggetti infettati ma mai malati, chiamati anche “non progressori”)”. Ma a me una domanda sorge spontanea: se lo scimpanzé viene infettato dall’HIV e non sviluppa la sindrome dell’AIDS, non è forse il caso di studiarlo meglio per scoprire le probabili proteine che lo proteggono? Basterebbero poi delle “semplici” manipolazioni genetiche per creare un vaccino. Dunque da tutti questi fatti non c’è da essere troppo ottimisti: la tossicità della triterapia porta molti soggetti a rinunciare le cure dopo poco tempo favorendo così la comparsa di ceppi virali multiresistenti nel 10-30 per cento dei casi (p. 121). E forse l’eccessiva attenzione posta sul cercare di ottenere la difficile vaccinazione preventiva, ci sta distraendo dalla soluzione più pratica e a portata di mano: la messa a punto di un protocollo di vaccinazione terapeutica in sinergia con la triterapia e l’uso di immunostimolanti e di antiossidanti (si potrebbe ridurre il carico virale a zero e poi immunizzare con un virus modificato geneticamente nelle parti variabili delle proteine di superficie). Del resto “l’assunzione di antivirali a vita rappresenta una vera e propria rendita per i laboratori e questa realtà fa da freno alla messa a punto di una cura definitiva. Il mercato è in mano a un ristretto numero di aziende, collegate tutte a multinazionali statunitensi” (p. 128). Non resta che dire che la mania occidentale di affidare la ricerca e la commercializzazione farmaceutica ai privati mi sembra una vera idiozia: anche qui andrebbe applicata la separazione dei poteri e sarebbe utile la creazione di qualche azienda farmaceutica antagonista con quote di controllo statale. Speriamo che almeno qualche governo serio e capace del Nord Europa si muova presto in questa direzione. In Italia questa forma di gestione mista funziona molto bene nel caso di un istituto di riabilitazione: www.montecatone.it.

Nel libro si parla anche dello stress ossidativo e quindi dell’importanza della lotta ai radicali liberi e di un’alimentazione ricca di vitamine per mantenere la salute e la giovinezza più a lungo. E, cosa importante per gli sportivi, “gli antiossidanti non incrementano le prestazioni, non hanno effetto dopante, ma agevolano la fase di recupero ed evitano gli effetti negativi dello sforzo muscolare a lungo termine” (p. 148). Inoltre “lo stress ossidativo svolge un triplice ruolo nella carcinogenesi (lo sviluppo del cancro): attiva le cellule, deprime il sistema immunitario e induce mutazioni esattamente come gli agenti cancerogeni o le radiazioni” (p. 173). Purtroppo “le chemioterapie pesanti per curare il cancro o l’AIDS inducono sistematicamente uno stress ossidativo. Ma tanti altri farmaci possono provocarlo… sugli specialisti andrebbe condotta una capillare opera di educazione già nelle facoltà di Medicina” (p. 166). Perciò il futuro della terapia del cancro potrebbe consistere in una chemioterapia più leggera, “preceduta e seguita da trattamenti antiossidanti e, per controbilanciare gli effetti nocivi della chemio, dall’assunzione di immunostimolanti” (p. 174). L’autore cita pure un importante aneddoto: nel raggio di cinquecento metri dal punto zero dell’esplosione atomica di Hiroshima è sopravissuta una sola pianta, il Gingko Biloba (è germogliato l’anno dopo grazie alla ricchezza dei suoi antiossidanti).

Consiglio quindi questa lettura a chi opera nei campi della biologia, biotecnologia, farmacia e medicina. E ricordatevi che il futuro della nuova economia è rappresentato dalla ricerca e sviluppo in ambito biotecnologico e bioinformatico. Ad esempio si sta già ricavando energia elettrica dal metabolismo batterico fotosintetico e da composti di precipitati di metalli di origine batterica. Inoltre si utilizzano batteri che si nutrono di metalli pesanti per il biorisanamento di terreni inquinati. E potrebbero nascere cose molto interessanti dallo studio degli organismi anidrobionti che sopravvivono a condizioni di ambientali estreme, come le temperature molto alte o molto basse e in assenza di acqua (in condizione di vita sospesa). Inoltre si può applicare meglio il fenomeno dell’elettromagnetismo: uno studioso italiano ha dimostrato che con un metodo fisico e non invasivo si può sopprimere il dolore bloccando la trasmissione dei messaggi nervosi. Ma “così come la gente non sa più cucinare, nelle scienze le tecniche non vengono più trasmesse di generazione in generazione e trionfano i prodotti pronti per l’uso”, i sub-appalti e le mode. E i congressi scientifici diventano delle “messe” in cui i grandi sacerdoti “divulgano il verbo, quello che poi ognuno porterà nel proprio laboratorio ai suoi collaboratori schiavizzati” (p. 290).

P. S. Avremo anche una salute di ferro, ma si finisce sempre per arrugginire (Jacques Prévert). E una mela al giorno leva il medico di torno, a condizione di prendere bene la mira (W. Churchill). 

Commenti all'articolo

  • Di marco (---.---.---.137) 15 giugno 2009 13:04

    La scienza ha stufato. Ha stufato e ha fallito. E pretende di mascherare il suo fallimento con un sacco di chiacchiere. Purtroppo questo mondo di pecoroni non sa ribellarsi al potere totalitario della scienza. Li lascia fare, mentre dovrebbe dichiararli "persone non gradite".

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.20) 15 giugno 2009 13:14
    Damiano Mazzotti

    Non ha fallito la scienza... stanno fallendo gli uomini e la burocrazia paramafiosa legata al denaro...

  • Di Truman Burbank (---.---.---.221) 21 giugno 2009 14:29

    Quando ancora la medicina era una scienza, esisteva una sua disciplina di nome epidemilogia, che studiava i dati di propagazione di una malattia, anche in base alla misure per contrastarla.

    Da quando la medicina è diventata quasi indistinguibile dalla mitologia (più o meno da quando furono abbandonati i postulati di Koch) anche l’epidemiologia ha avuto un forte declino.
    Così si può insistere a parlare di questa strana "malattia" di nome AIDS, anche se qualsiasi analisi epidemiologica è incompatibile con tutte le spiegazioni ufficiali.

    Probabilmente per capire l’AIDS il miglior testo potrebbe essere il classico "Psicologia di massa del fascismo" di Wilhelm Reich.

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