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Scenari elettorali: cosa dicono i sondaggi?

 

Cosa ci dicono i sondaggi sugli scenari possibili in caso di elezioni anticipate?

 

Prima di addentrarci nell'analisi dei tre scenari elettorali ad oggi più probabili è necessario fare un breve excursus sulle elezioni del 2006 e del 2008. Nella tabella qui sotto sono riportati i risultati elettorali conseguiti nelle due ultime elezioni politiche per diversi cartelli elettorali, per provare a fare un ragionamento euristico su di essi.

Il primo dato da tenere a mente è quello dell'astensione: dal 2006 al 2008 un milione e mezzo di cittadini non ha partecipato al voto. Cercheremo di capire da dove provengano.

Innanzitutto occorre osservare che il Centrodestra Storico [FI/AN(PDL)/Lega/UDC] nel 2008 guadagna 700mila voti, mentre il Centrosinistra Storico [Ulivo(PD)/IDV/RC/PDCI/Verdi(SA)/RNP] ne perde ben 2 milioni e mezzo. Anche in questo caso cercheremo di capire dove sono finiti questi voti.

Se scomponiamo il risultato del Centrodestra Storico nei due blocchi "PDL+Lega" e "UDC" notiamo una prima anomalia. Dal 2006 al 2008 l'UDC perde circa 500mila voti mentre il duo "forzaleghista" ne guadagna circa un milione. Contemporaneamente La Destra di Storace, che attinge più o meno dallo stesso bacino elettorale, raccoglie circa 900mila voti.

Ora, perché in un contesto di crescita di tutte le forze del centrodestra, a fronte di una generica e massiccia diminuzione dell'affluenza solo l'UDC perde voti? La mia risposta è: perché l'UDC è la camera di compensazione dei passaggi di voto da uno schieramento all'altro.

Spieghiamo meglio: in Italia il sistema politico è sostanzialmente ingessato in due blocchi elettorali tra i quali i passaggi di voto sono minimali, residuali. Gli elettori scontenti del proprio partito vagliano in genere due scelte: votare un partito alleato - o comunque non ostile al suo blocco di riferimento - oppure astenersi. L'idea di votare per l'avversario di sempre spesso non li sfiora neanche, votano per il partito più vicino. In questo contesto l'UDC diventa un porto di mare: accoglie voti di elettori insoddisfatti del PD, cede alla sua destra elettori che non gradiscono il suo sganciamento dal blocco elettorale berlusconiano.

Ma in quale misura avviene questo movimento? L'analisi dei risultati elettorali dell'UDC alle scorse regionali ci dà una mano. L'UDC assieme al centrosinistra o quando corre in maniera isolata perde dal 35% al 40% dei voti.

Se facciamo un'ipotesi conservativa, cioè che il 35% dei voti dell'UDC nel 2006 (2,5 milioni) siano rimasti nel perimetro del duo PDL-Lega, parliamo quindi di circa 900mila voti, possiamo inferire che i 400mila voti che verrebbero a mancare per far raggiungere all'UDC quota 2 milioni nel 2008 vengano dal PD, cioè dal Centrosinistra Storico.
 
A questi si devono aggiungere, sempre in uscita, i circa 500mila voti che dal recinto del Centrosinistra Storico si spostano verso l'estrema sinistra di Sinistra Critica e di PCL o verso partitini come Per il Bene Comune o Unione democratica dei consumatori (fondata da un ex Margherita, Willer Bordon).
 
In totale circa 900mila voti in uscita verso altre formazioni politiche. I restanti 1,6 milioni di voti si capisce bene dove finiscano, almeno in grandissima parte, al netto di minimi passaggi sull'altra sponda: cioè nell'astensione.
 
Ricapitolando: il centrodestra ha ottenuto il suo massimo storico in queste due elezioni, verosimilmente non andrà oltre, anzi è ragionevole aspettarsi una sua fuga di elettori verso l'astensionismo. Fuga che potrebbe ridurre il gap con il Centrosinistra Storico, che però per colmarlo definitivamente (e superare così il Centrodestra, almeno nella sua forma ristretta) deve recuperare in tutto o in parte significativa il suo milione e mezzo di astenuti.
 
E ora passiamo ad analizzare brevemente gli scenari elettorali in termini di sondaggi.
 
I dati sono quelli riportati dal riepilogo di Termometro Politico, e i grafici riportano le medie mensili delle coalizioni nei sondaggi.
 
Lo schema tripolare
 
Qui si affrontano il CentroDestra in formato "ristretto" [PDL/Lega/LaDestra] vs Terzo Polo [FLI/UDC/API/MPA] vs CentroSinistra Storico. Quarto, rilevante incomodo il Movimento 5 Stelle.

In questo scenario il Centrosinistra "versione 2006" è dietro al Centrodestra di 1-2 punti percentuali. In questo contesto un ruolo chiave è giocato dal M5S che sottrae al Centrosinistra quei 2-3 punti percentuali che consentirebbero la vittoria, almeno alla Camera.

Lo scenario Comitato Liberazione da Berlusconi - CLB

Qui sono elaborati due scenari. Nello scenario A ci si è limitati a sommare le percentuali dei singoli partiti. Nello scenario B è stata invece applicata una correzione "real-life" in base ai risultati delle passate Regionali: cioè si è supposto che solo il 60% dei voti attribuiti nei sondaggi al Terzo Polo siano confluiti nella "Grande Alleanza Costituzionale", mentre il restante 40% è stato sommato al "Fronte berlusconiano", formato da PDL/Lega/LaDestra e Responsabili vari. In entrambi i casi il M5S è considerato come unico "serio" competitor per entrambi i poli, ma nell'opzione B il movimento si assume stabilmente ai suoi massimi (poco più del 3%) in quanto raccoglierebbe inevitabilmente una quota di scontenti del centrosinistra.

In entrambi i casi il CLB appare vincente, tuttavia nell'opzione B saremmo veramente ai limiti del margine di errore.

Lo scenario "Santa Alleanza"
 
Questo scenario è probabilmente il più' cervellotico delle ipotesi attualmente in circolazione, cioè un rassemblement antiberlusconiano privo del maggior esponente dell'antiberlusconismo, cioè Antonio Di Pietro.
 
In questo caso si ipotizza che in tale configurazione il Terzo Polo perda solo il 20% dei voti unendosi al Csx privo di Di Pietro. Il restante 20% è sommato al fronte berlusconiano. Si è poi supposto che IdV e M5S si presentino insieme in una lista di "Duri e Puri" il cui risultato è dato dalla somma dei dati di IdV e del massimo raggiunto da M5S nei sondaggi di questi mesi.

In questo caso la Santa Alleanza prevarrebbe, ma di poco - e comunque entro i margini di errore statistico.

 

Conclusioni
 

 

Nessuno degli scenari sopraelencati dà una assoluta certezza di vittoria al fronte degli oppositori di Berlusconi. Alcuni scenari sembrano più rassicuranti di altri, tuttavia ci sono parecchi fattori aleatori che potrebbero intervenire, come ad esempio la posizione della Chiesa che potrebbe influenzare alcune fasce di votanti sul confine PDL/Terzo Polo. Ciò che si può dire è che le grandi alleanze senza chiare prospettive non sono il modo migliore per richiamare al voto i cittadini delusi con il rischio che le elezioni anticipate si trasformino in una corsa al ribasso con sgradevoli sorprese finali.

 

(Blog dell'autore: il Metapapero)

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.15) 16 febbraio 2011 19:49

    PNR leghista >

    A maggio scadrà la delega di “attuazione” del federalismo fiscale (L 42/2009). Legge varata con i crismi di una “riforma epocale”. Su 950 parlamentari neppure il 5% di voti contrari.

    Dopo oltre 20 mesi manca ancora la “polpa”: i fabbisogni ed i costi standard della finanza locale. Senza questi capitoli la riforma federalistica è ancora un “guscio vuoto”.

    La Lega è così arrivata al PNR (punto di non ritorno).
    Tanta “fatica” val bene un federalismo spuntato “a colpi di fiducia”.
    La Lega non può più staccare la spina. Non può tornare “a mani vuote”. Rischierebbe grosso sul piano del consenso elettorale.
    Meglio allora andare avanti con una maggioranza “pur che sia”.
    Meglio un governo che: “Va avanti se ha i numeri, sennò cade da solo” (Bossi).

    Nel teatrino di Pantomima e Rimpiattino la storia non cambia all’ultimo atto …

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