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Saviano, non sei Pasolini

Ieri abbiamo pubblicato (su Gli Italiani, ndr), riprendendola, una lettera di Roberto Saviano agli studenti dopo la giornata del 14 dicembre. Perché era una notizia che proprio Saviano intervenisse su un tema così delicato come gli scontri di Roma. Una notizia, che rischia di mettere in ombra un’altra notizia.

Chiarisco subito un punto ancor prima di iniziare a rispondere e commentare la lettera dello scrittore napoletano. Ogni volta che la violenza prende il sopravvento è una sconfitta. Ogni volta che la rabbia si fa scontro guerresco perdono tutti. La violenza non è una risposta, non è accettabile. Mai. Va condannata. Sempre, in qualsiasi forma venga espressa. Che sia quella dei manifestanti o quella delle forze dell’ordine.

E ancora. La violenza è una forma di lotta (se la possiamo chiamare così) vecchia e soprattutto mai vincente. La storia di come sono stati liquidati i movimenti degli anni ’60 e ’70 lo ha ampiamente dimostrato.

Ma la violenza va analizzata. Per capire. Per non essere sconfitti come società. Questo deve essere un impegno ineludibile per chi si pone come voce. Per chi ha seguito e peso mediatico e intellettuale (se questo oggi ha un senso) come Saviano. Noi dobbiamo capire. Fotografando la realtà attraverso tutte le sue sfaccettature. Senza fretta. E soprattutto dopo aver analizzato davvero quello che è successo.

Chiariamo subito una cosa. Saviano ha scritto probabilmente di impulso senza aver analizzato bene quello che era avvenuto (e stava avvenendo da tempo) in piazza. Fidandosi di quei primi lanci di agenzia (e ricostruzioni affrettate) che raccontavano una mezza verità. Ovvero, che gli scontri di Roma vedessero protagonisti solo gruppetti organizzati e violenti. Dei presunti Black Bloc, per intenderci. È andata così, ma non solo così.

Saviano ha raccontato solo un pezzetto di realtà. E forse, ancora peggio, ha offerto una formula assolutoria a chi ha deciso, non ora ma da mesi, l’assoluta esclusione dai processi economici, culturali e sociali di un’intera generazione e di interi territori e la repressione sistematica di ogni dissenso.

Ha sbagliato, Saviano, nella sua semplificazione. Prima di tutto perché il “consenso” da parte di migliaia di persone alle cosiddette avanguardie di alcune centinaia di manifestanti che hanno condotto gli scontri era evidente. Poi, perché questo diffuso senso di esasperazione sfociata in insurrezionalismo lui lo dovrebbe conoscere bene. Perché è lo stesso delle popolazioni campane che si vedono imporre le discariche sul proprio territorio senza alcuna possibilità di avere voce su un atto che avrà conseguenze enormi e devastanti sulla propria vita personale e collettiva. Se ti mettono la discarica a forza sotto casa va bene ribellarsi e se invece ti cancellano (per censo e età) dal tuo paese no? Diciamolo chiaramente che questa generazione che è andata in piazza con modalità anche sfociate in condannabili atti violenti è esclusa come lo sono esclusi i territori di Terzigno e Bagnoreale. E dalla stessa cultura politica. Non è un caso, tanto per fare un esempio, che molti manifestanti venissero proprio dai blocchi di Terzigno, dai presidi de L’Aquila, dai tetti delle fabbriche esternalizzate. Non è un caso e per questo è necessario uno sforzo in più dal semplice dare voce alla propria penna senza aver capito, per distanza e per mancanza di analisi, cosa sta accadendo in un’intera generazione e sui territori più devastati del nostro paese. Non solo il 14, ma da anni.

“Mi si dirà: e la rabbia dove la metti?”, scrive Saviano. Non solo la rabbia, Saviano. Non è stata solo quella. Qui non si tratta solo di rabbia, ma per molti si tratta ormai di sopravvivenza. C’è un’intera generazione esclusa dal lavoro, dalla cultura e dalla politica. Che non ha riconoscibilità né sociale né tantomeno politica. Quando hai tassi di disoccupazione giovanile al 40%, quando chi può fugge da questo paese e chi non può rimane ai margini a subire una sempre più sistematica esclusione la questione si fa “di pancia”. Come commenterà, Saviano, quando arriveremo agli assalti ai supermercati? Non ci siamo ancora, ovviamente, ma cosa accadrà se dovessimo prendere la china della Grecia e del Portogallo per manifesta incapacità della politica di creare senso di responsabilità nazionale e contemporaneamente di sottovalutare una crisi che sta schiacciando l’intero continente?

Troppa fretta, Saviano, di emulare il famoso editoriale di Pierpaolo Pasolini dopo i fatti di Valle Giulia nel 1968. Pasolini aveva una conoscenza della società italiana che per ora lo scrittore napoletano non ha. E strumenti culturali e politici che gli consentivano anche giudizi così controcorrente. Strumenti e conoscenza che, è evidente, Saviano non ha.

Troppa fretta di disegnare categorie. Troppa fretta di essere buoni, rassicuranti, dalla parte “giusta”. Troppa fretta che ha impedito allo scrittore di capire. Di capire che il lavoro che bisogna fare è molto più grande e difficile che un semplice lavoro letterario. Soprattutto per chi ha così peso sull’opinione pubblica.

La condanna della violenza, lo ripeto, è e deve essere forte. Senza sé e senza ma. Ma non basterà ad assolverci. Perché se non siamo in grado di capire davvero da dove viene questa violenza, il vuoto in cui è stata fatta precipitare un’intera generazione e non solo da questo governo, rischiamo di dare continuità al modello sociale dell’esclusione. E al perpetuarsi della violenza.

Caro Saviano, non sei Pasolini. Cerca di essere te stesso senza cercare modelli altri appresi per semplificazione

Commenti all'articolo

  • Di Franco Albertarelli (---.---.---.8) 18 dicembre 2010 12:42
    Franco Albertarelli

    Vorrei proporle un quesito. Lei fa entare in casa sua una persona. Questa persona si comporta in maniera incivile, cosicchè lei vorrebbe che se ne andasse. Lui le risponde che avendolo lei fatto entrare, lui rimane, perchè legittimato dal fatto che l’ha fatto entrare. Lei si rivolge alla polizia, alla giustizia, etc etc etc ; niente da fare, la persona, rimane, e diventa ancora più invadente, ancora più arrogante, tanto che lei incomincia a sentire la mancanza di spazio vitale. Lei è abbastanza muscoloso. Ecco il quesito: che cosa sceglie? 1) Malgrado il suo disagio sia insopportabile, lei decide di rimanere in casa sua e diventare prima il di lui servo e poi il di lui schiavo. 2) Fa fagotto e se ne va, lasciandolo padrone della sua casa. Risponda a se stesso, a me la sua risposta non interessa.

  • Di Pietro Orsatti (---.---.---.42) 18 dicembre 2010 13:36
    Pietro Orsatti

    Caro franco lei è un genio al contrario e le rispondo anche se non le interessa. 

    Le chiedo una cosa, infatti. Una cosa che io so e che quindi non mi devo domandare, ma che a quanto pare lei non sa o preferisce non sapere. I ragazzi che sono scesi in piazza sono cittadini italiani? Si o no? Certo che lo sono. Sia quelli che hanno fatto atti violenti (e che io ho condannato ma lei non legge o finge di non sapere leggere preferendo la comodità dell’autoassoluzione) come quelli che no hanno fatto atti violenti. Quindi anche loro sono in casa propria e non ospiti sgraditi. 
    Quindi l’esempio che lei mi ha fatto crolla miseramente come la sua misera arroganza di sparare giudizi senza poi accettare il contraddittorio. 
    A proposito, se a lei non interessa quello che penso perché ha commentato? 
    Si faccia un buon fine settimana di rassicuranti illusioni.

    p.s. (Il metodo La Russa del voler caneccalre intere generazioni a quanto pare è contaggioso)
    • Di Franco Albertarelli (---.---.---.31) 18 dicembre 2010 17:12
      Franco Albertarelli

      Grazie per il complimento, ma non lo merito. Infatti il mio Q.I. misurato da un professionista a 65 anni, ora ne ho 71 dava un modesto 142; quindi ben lontano dall’esser un genio, sia pure "controcorrente". Il mio commento non riguardava i ragazzi di Roma; infatti quando sono arrivato a questo punto: "La violenza non è una risposta, non è accettabile. MAI. Va condannata. SEMPRE, in qualsiasi forma venga espressa (evidenzio in maiuscolo le assurdità)", quindi decisamente all’inizio, ho lasciato perdere perchè ero sicuro che il resto non mi avrebbe interessato. Io ho sempre letto i suoi articoli e li ho sempre trovati interessanti; quest’ultimo però mi sembra un lasciarsi trascinare dalla corrente senza neanche tentare di remare. Ne sono davvero capaci tutti: non c’è bisogno di avere quelle grandi qualità intellettive, che, suppongo, lei si attribuisce. Infine non ho potuto resistere al bisogno di iscrivermi e di porle il "geniale" quesito che le ho posto. Io non la avevo insultata (non le passa per la testa che l’insulto è VIOLENZA, anche se solo verbale) se si è sentito insultato al punto da rispondermi in maniera offensiva, questo significa che la risposta se l’è data e questa l’ha fatta arrossire di vergogna. Scommetto che era quella che non era contemplata, ma che si intuiva. Comunque con questa sua risposta lei si è qualificato. Pardon, squalificato.

    • Di Il Gufo (---.---.---.26) 18 dicembre 2010 22:37

      Tuttavia l’autore dell’articolo ha ragione. Come protagonisti della sua bella parabola avrebbe dovuto scegliere due fratelli, giacchè i giovani sono cittadini italiani.
      Non si capisce infatti che senso abbia tirare in ballo l’ospite in casa d’altri, a meno che nei panni dell’ospite arrogante Lei non veda la classe dirigente più raccapricciante della storia repubblicana (cito a memoria corrotti, corruttori, drogati, ex-violenti di ogni genere e risma, truffatori, credo manchi qualche stupratore seriale ma non disperiamo).
      Regards

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.151) 18 dicembre 2010 15:26
    Damiano Mazzotti


    Qui secondo me il problema è prevalentemente uno...

    Non si dovrebbe manifestare col volto coperto...

    Tutte le persone con il volto coperto andrebbero allontanate dei servizi di sicurezza dei cortei...

    Poi la polizia dovrebbe sottoporre a fermo tutte le persone che incontrano con il volto coperto, fino alla fine della manifestazione e prendere le generalità... naturalmente anche quelli con armi improprie come bastoni, mentre la cintura a mio avviso può essere usata quasi esclusivamente per difendersi...

    La polizia dovrebbe strutturarsi per arrestare queste persone e non arrestare i primi che trovano che non hanno fatto niente o che si difendono dalle manganellate della polizia...

    Ma si rendono conto questi poliziotti che arrestano il primo ragazzino che passa che sono ridicoli e che possono rovinare la vita di una persona?

    E per finire dico che siamo nel 2010 e si ottengono più risultati votando col portafoglio...

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.113) 18 dicembre 2010 21:13
    Damiano Mazzotti


    I giudici sembrano aver giudicato molti arresti come non giustificati in quanto non ci sono molto prove di reati da parte dei soggetti fermati...

    E durante un caos del genere mi sembra lecito sia difendersi sia sfuggire da un fermo di polizia se non si è fatto nulla... Coi tempi che corrono mica si può rischiare di fare la fine di quelli della scuola Diaz... o Bolzaneto... Fanno bene i giudici a mantenere questa linea...

    Resta il fatto che la polizia dovrebbe essere preparata per catturare chi manifesta col volto scoperto... Deve essere impedita la presenza di soggetti ambigui e pericolosi...


    Staremo a vedere...

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