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Sardegna e disarmo | Non si ferma la vendita delle bombe prodotte dalla RWM Domusnovas

La nave Bahri Tabur dopo aver sostato a Port Said in Egitto è in questo momento diretta con il suo carico di morte nel porto di Jeddah in Arabia Saudita dove dovrebbe arrivare il 16 dicembre alle ore 09.00. 

Ricordo che la Bahri Tabur è quella nave che alcuni giorni fa ha fatto il carico di bombe prodotte dalla RWM di Domusnovas (300 container) dal porto canale di Cagliari. Come previsto quindi questa produzione made in Sardegna come anche in altre occasioni, sarà linfa vitale per l’Arabia Saudita per bombardare città, civili inermi, donne e bambini. Contro la fabbrica di Domusnovas abbiamo fatto svariate iniziative e sono certo che non ci fermeremo. Stiamo parlando di una multinazionale tedesca i cui utili, sono passati dai 2,5 del 2014 ai 4,1 milioni di euro nel 2015.


Il principale utilizzatore dei prodotti della Rwm continua ad essere l’Arabia Saudita, che utilizza le bombe della serie Mk confezionate in Sardegna nella guerra dello Yemen.

Sono consapevole che il capitalismo non è riformabile, credo che se ne possono limitare gli effetti nefasti; allora sono da incrementare tutte quelle tematiche in grado di complicare l'espansione capitalistica. Alla necessaria denuncia delle produzioni di morte ed inquinanti deve seguire una proposta concreta in grado di unire i lavoratori e popolazioni locali (cosa difficile) o impossibile in questo contesto storico, evitando di spostarli sempre di più dalla parte dei padroni. Tutto questo non risolve i problemi, ma ci consente di partire da un terreno più favorevole alla lotta contro le produzioni nocive e di morte, i capitalisti hanno prodotto armi per la guerra e distrutto l'ambiente, i capitalisti dovranno ripagare tutto. Nel contempo in questo contesto noi come movimento possiamo e dobbiamo incrementare l’informazione e la controinformazione e le azioni dirette di disturbo alla industria bellica, come la fabbrica di Domusnovas.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Marina Serafini (---.---.---.231) 17 dicembre 2016 20:15
    Marina Serafini

    È drammatico il silenzio di chi si sente costretto a collaborare con i produttori di armi e se ne vergogna, ma che, sotto insistenti solleciti, alla fine reagisce, e ti dice che é il solo modo che ha per mantenere se stesso e la sua famiglia. In una terra ormai devastata e abbandonata da tutti. Penso a Quirra, a come la vita sembra non aver più valore ne interesse: uomini, animali, ambiente. Nulla più conta, nemmeno il rumore che riesce fievolmente a raggiungere "gli altri", nella disperata urgenza di far sapere e di ottenere aiuto. Mi è capitato di recente di assistere ad una dinamica analoga: un brutto evento, bruttissimo sul posto di lavoro, con possibili gravi ripercussioni sui collaboratori. E nessuno ha denunciato, addirittura nessuno ha commentato coi colleghi. Il must era il silenzio assoluto. Se non ne parli non ci pensi, e se non ci pensi il fatto non esiste. Tutto questo per evitare di perdere la dignità che può e dovrebbe garantire un posto di lavoro. Una dignità che viene rosicchiata via, un pò per volta, giorno per giorno. E questo avviene proprio attraverso il lavoro: odierno strumento di ricatto. E pensare che l’Italia dovrebbe essere una repubblica FONDATA SUL LAVORO!!

  • Di Antonello Tiddia (---.---.---.100) 17 dicembre 2016 20:44

    Condivido molte cose che hai scritto , però con il ricatto del lavoro non possiamo sempre stare muti e di conseguenza complici . Io sono convinto che la fabbrica di bombe la RWM , può e deve essere riconvertita . Non possiamo essere indifferenti ma dobbiamo metterci la faccia per cambiare lo stato attuale delle cose . Pensa ai bambini yemeniti , alle donne , ai civili inermi che subiscono ogni giorno i bombardamenti con le bombe prodotte e testate in Sardegna .

    Antonello

  • Di Marina Serafini (---.---.---.231) 18 dicembre 2016 00:05
    Marina Serafini

    No no..Non fraintendermi! Sono assolutamente in linea con la tua direzione. Ho accennato anche ad un’esperienza personale proprio per manifestare il mio sdegno profondo. Combatto quotidianamente l’omertà, perché la ritengo corresponsabile delle offese, e responsabile delle prossime a venire. Comprendo però le istanze che la supportano, e mi rendo conto che non tutti possono permettersi di uscirne. A volte devi proteggere qualcuno, a volte sei responsabile per altri.... A volte (molte volte) ti manca la consapevolezza che oggi abbiamo tanti strumenti utili per portare avanti i nostri principi e farli condividere. La violenza e i soprusi giocano sulla paura, che si alimenta spesso proprio in un clima di ignoranza. Ignoranza strutturale o anche indotta, nel senso che si disincentiva la voglia di "saperne di piu". Nel grande come anche nel piccolo. È un fenomeno culturale, che nasce in un contesto politico che architetta la struttura sociale.... Non è necessario essere accusati di complottismo per vedere questo! La cosa che più mi destabilizza è il fatto che troppo spesso la Paura (indefinita e non) rende dimentichi della nostra appartenenza al genere umano, aliena dal proprio essere e con-essere. Che è proprio quanto giustifica, invece, la nostra presenza su questo mondo...

  • Di Antonello Tiddia (---.---.---.100) 18 dicembre 2016 08:11
    Antonello Tiddia

    Ci siamo chiariti condivido in pieno ogni parola che hai scritto . A presto Antonello

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