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Sarah Palin, il vicepresidente-rottweiler


Immaginate cosa debba significare essere Bristol, la figlia 17enne di Sarah Palin. Fino a una settimana fa, pensavate che lo stress maggiore della vostra vita sarebbe stato quello di dire alla vostra deliziosa mamma anti-abortista di essere rimaste in cinta così giovani. Poi gliel’avevate detto, e la cosa era passata: non avreste potuto abortire in nessun caso, ne andava della carriera politica di mammà. Ma quando mammina ha accettato la nomination come vicepresidente degli Stati Uniti, è tornata in camera vostra e vi ha detto: "Ho deciso. Io mi candido, tu annunci la tua gravidanza al pianeta, quindi dichiari di voler tenere il bambino, ti sposi con l’idiota che ti ha messo una pagnotta nel forno, e lo fai venire alla convention repubblicana ben vestito, per dio".

Più o meno la chiacchierata in famiglia deve essere andata così. Abbiamo dubbi solo sul pronunciamento di dio in vano, che formalmente in casa Palin si può formulare solo nelle preghiere ad alta voce, quando si tengon tutti per mano davanti al pasto, per ringraziare il Signore di tanta abbondanza.

Ma in realtà, è duro essere qualunque membro della famiglia di Sarah Palin.

Sì, perché il governatore dell’Alaska, il candidato alla vicepresidenza più abile, vibrante aggressivo, grintoso ed estremista che si ricordi in molti anni, ama usare ogni singolo parente per sottolineare col cazzotto l’idea, per citare un estimatore della governatrice, Francesco Storace.

E infatti, quello che la Palin ha appena finito di fare dal palco della convenzione repubblicana di Dayton, Ohio, è stato uno sfruttamento scientifico e studiato di ciascun parente di primo e secondo grado. Ha cominciato con la figlia Bristol, di cui ormai sappiamo lo stato interessante dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno e molto oltre. Poi ha continuato col figlio appena diciannovenne: “Domani, mio figlio Track si arruolerà nell’esercito americano e vestirà l’uniforme del suo Paese per andare a fare la guerra in Irak. Sono così orgogliosa di lui, come sono orgogliosa anche di mio nipote, che sta già servendo l’America in Irak nella stessa uniforme”. Cuore di mamma. Ci mancava solo che aggiungesse: “E magari moriranno tutti e due da eroi!”, fiera e con la schiena dritta, ché le mamme reazionarie dell’Alaska mica piangono se il figlio o il nipote muoiono nella divisa a Stelle e Strisce.

 

Ma l’indomita Palin non si è fermata qui. Ha citato dal palco il nome di tutti gli altri parenti: le tre figlie Bristol, Willow e Piper (che si chiama come un aeroplanino, che tenera) e quest’ultima ha eseguito alla lettera il copione impartitole a casa da mamma: “A un certo punto del mio discorso d’accettazione, tu prendi in braccio da papà tuo fratello down, e lo coccoli un po’; vedrai quanti applausi”. E il pezzo forte, il figlio down Trig, avuto a 44 anni e fatto nascere nonostante l’amniocentesi avesse avvertito: “Sindrome di Down”. Questo delizioso bimbo è il vero trofeo di casa Palin. Lei, la prima candidata vice-presidente del Partito Repubblicano, sottolinea il dato con dedizione: “E la nostra famiglia è stata benedetta dalla nascita del più perfetto dei figli possibile, Trig, appena questo aprile”. Le telecamere si spostano sul marito che ha in braccio il bimbo, la convention salta in piedi ad applaudire: è luna di miele. L’ultima frase è per lui, il maritino conosciuto sui banchi di scuola: “E dopo due decenni e cinque figli, siamo ancora innamorati come un tempo”.

 

Sarah Palin ha poi parlato un po’ anche di politica, oltre che della sua famiglia. Ha sottolineato quanto inadeguato sia Obama, più che come candidato alla presidenza, come politico e –chissà- forse anche come essere umano. Ha elencato le magnifiche e reazionarie sorti di John S. McCain, “l’unico uomo di queste elezioni che abbia mai combattuto per l’America”.

 

Se Obama è uno dei migliori retori di sempre, la Palin non è da meno. Esibisce tutta la grinta di cui dispone, azzanna il suo pubblico con battute sottili e anche divertenti,

 

"Sapete qual è la differenza tra una mamma-hockey e un pitbull? Rossetto".




schernisce i suoi avversari annichilendoli sotto una gragnola di denigrazioni d’ogni livello, anche sotto la cintura. Palin gestisce il palco come un’erinni, affabula e fa sognare il suo pubblico, rivendica le sue origini umili, il suo essere una donna della classe media, una "hockey-mom", appunto, proveniente da una piccola cittadina, una realtà rurale, uno Stato nordico e poco popoloso.


Margaret Wente, del Globe and Mail l’ha chiamata "Un Dan Quayle con la permanente" e mai giudizio è stato più sbagliato. Questa donna, signori, è una schiacciasassi, altro che l’imbranato Dan Quayle. Citizen Crain è d’accordo col mio giudizio. Sarah Palin è la perfetta incarnazione della Destra estrema americana, la Destra reazionaria, la Destra anti-abortista e creazionista, la Destra pro-petrolio, la Destra anti-gay e anti-liberal, anti-diritti civili e anti-tutto. La Destra sempre col fucile Winchester sopra al camino o tra le braccia, che difende il proprio ranch da dietro le tendine a scacchi colorati, la Destra che non ha studiato in prestigiose università e se ne vanta, la Destra che considera ogni straniero una minaccia, la guerra come l’unica soluzione e la vittoria l’unica opzione possibile.

 

“L’Alaska è un grande Stato, ricco di petrolio. E compatrioti americani, l’America ha bisogno di affrancarsi dal petrolio straniero. Come governatore dello Stato io ho fatto costruire un oleodotto di 4000 km per portare energia a tutti gli Stati Uniti” e in culo agli ecologisti e all’ambiente, per Dio.

 

McCain, questo blog lo ha sempre detto, è un politico esperto, un eroe di guerra, un brav’uomo con idee a volte troppo conservatrici. Ma tutto sommato è un uomo per bene, solo col vizietto del muovere guerra a destra e manca come soluzione di ogni problema, e una grande lacuna di politica economica, che si pensava sarebbe stata colmata dalla vicepresidenza di Romney. Però con McCain una persona progressista ci parla, ci ragiona. Se lui fosse eletto presidente, non sarebbe la fine del mondo. Non sarebbe necessario emigrare dagli Usa, come hanno annunciato invece diversi VIP di Sinistra. Ma e se poi, una volta eletto, McCain dovesse morire, complici i 72 anni? Diventerebbe presidente degli Stati Uniti lei, the creationist devil, come la vede Mauro Biani.

 


 

Sarah Palin, tuttavia, è l’anima del nuovo Partito Repubblicano. È lei la vera macchina da guerra elettorale, che porterà milioni di repubblicani duri e puri, estremisti, teo-con, neo-con al voto, soprattutto nell’Ovest e nei terribili “Fly-over-states”. Non più contro Obama, non ancora per McCain. Ma convinti per Sarah Palin, il rottweiler della politica americana del XXI secolo, il Mike Huckabee in gonnella e con un look decisamente più fresco e accattivante. Colei che, se arriverà alla Casa Bianca, farà vedere i sorci verdi alle Sinistre di tutto il mondo. "Dan Quayle con la permanente", tzè, questa fa un culo così a tutti e i Dan Quayle se li mangia a colazione due alla volta.


E cari miei, se questa donna arriva dove vuole arrivare e dove non deve arrivare, occorrerà emigrare, sì, ma dal pianeta Terra.

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