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San Donà, comune decostituzionalizzato

San Donà di Piave, comune padano di 40.000 abitanti, era già balzato agli onori della cronaca nazionale in seguito alla volontà della sindaco leghista Francesca Zaccariotto (nonché presidente della provincia di Venezia) di ospitare "Miss Padania" a margine della tradizionale "Fiera del Rosario", idea bocciata dagli alleati del Pdl e dalle opposizioni. Ora la ripicca: niente politica in fiera.

I giornali locali e le male lingue parlano di "vendetta". Evidentemente alla leghista Francesca Zaccariotto, sindaco di San Donà di Piave e Presidente della Provincia di Venezia, non è andato giù l'amaro boccone per aver dovuto rinunciare ad ospitare la tredicesima edizione del concorso "Miss Padania" in occasione della Fiera del Rosario (programmata dall'1 al 4 ottobre): contro la folklorica manifestazione di stampo prettamente politico si schierarono le opposizioni ed il Pdl, che governa insieme alla Lega la città sulle rive del Piave, mettendo a rischio la tenuta della stessa maggioranza. Alla fine della vicenda, fu la sindaco a dover capitolare.

A meno di un mese dalla vicenda, viene approvata dalla Giunta Comunale sandonatese la Deliberazione n. 212 del 16/9/2010: "Fiera del Rosario 2010: integrazione al programma manifestazioni approvato con Delibera di G.C. n. 181 del 18/8/2010".

Con essa, si stabilisce che "le attività di propaganda politica durante i giorni della fiera sono consentite solo ed esclusivamente [...] in adiacenza degli spazi riservati alle associazioni, destinando circa 20 metri lineari" (avete letto bene, 20 metri lineari per partiti politici, sindacati e varie associazioni di carattere politico). Stabilisce inoltre "il divieto di svolgere attività di diffusione e commercializzazione di oggetti tesi ad effettuare propaganda politica all'interno dell'area destinata alla fiera". A queste deliberazioni ha fatto seguito un'ordinanza del Comandante della Polizia Locale, con la quale si è disposto che sia vietato "nell'area espositiva [...] svolgere attività di propaganda o a favore di partiti o gruppi politici, di associazioni sindacali, effettuata attraverso la vendita e la distribuzione di qualsiasi oggetto [...] o diffondere immagini di persone con notizie e apprezzamenti di natura politica e sindacale".

Non serve una grande memoria per ricordare che, solo un mese prima, il sindaco era fermamente intenzionata ad ospitare sotto i padiglioni fieristici l'annuale appuntamento con "Miss Padania", sfilata di moda di natura squisitamente politica. Ora impone "pesanti divieti alla libertà di espressione politica e sindacale", dalle parole del consigliere regionale A. Causin (quota PD), nell'interrogazione presentata in regione.

Si assiste ad una sospensione per via amministrativa di libertà fondamentali, sancite in più articoli della Costituzione Repubblicana (art. 21 sulla libertà di manifestazione, art. 17 sulla libertà di riunione pacifica).

Ci sono i presupposti per intraprendere una tale azione? Il periodo in cui si svolgerà la Fiera, ricordano le opposizioni, non è un periodo elettorale. La deliberazione motiva le misure per evitare "collocazioni di strutture sparse per la manifestazione che possono causare intralcio alla circolazione delle persone, con conseguenti problemi di ordine pubblico".

Il Sindaco può intervenire su questioni concernenti l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana (ricorda il circolo sandonatese di Sel) solamente in determinati casi, decretati dal decreto ministeriale del 5 agosto 2008 ("Incolumità pubblica e sicurezza urbana: definizione e ambiti di applicazione"), in particolare per prevenire e contrastare

  • situazioni urbane di degrado o isolamento;
  • situazioni in cui si verifichino danneggiamenti al patrimonio pubblico e privato o se ne impedisca la fruibilità;
  • incuria, degrado e occupazione abusiva di immobili;
  • situazioni che intralciano la pubblica viabilità o alterano il decoro urbano;
  • comportamenti che, come la prostituzione su strada, possono offendere la pubblica decenza, turbare gravemente il libero utilizzo degli spazi pubblici o renderne difficoltoso l'accesso.

La libera manifestazione di pensiero e di propaganda politica, se effettuata con mezzi e modi leciti, non rientra in alcuna di queste situazioni. L'iniziativa della Zaccariotto, dunque, presenta forti margini di illegittimità: si assiste ad una vera e propria sospensione dei diritti civili sanciti dalla Carta Costituzionale.

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