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Rotterdam diventa un porto di mare

Strano come titolo, vero? Eppure noi siamo abituati a pensare al porto come un luogo che si affaccia sul mare, mentre i maggiori "porti" del mondo sono collocati sugli estuari dei fiumi.

Rotterdam, ad esempio, è collocata sulla foce del Nieuwe Maas ed il nome nasce dal fatto che c'è una diga (dam) su un piccolo fiume, il Rotte, che si unisce al Nieuwe Maas proprio nel cuore della città.
Anversa, altro esempio, è situata sulla riva destra della Schelda, a circa 90 km dal mare del Nord. Amburgo, poi, sorge sulle rive del fiume Elba. Esattamente nel punto in cui i fiumi Alster e Bille sfociano nell'Elba, che 110 km più a nord-ovest sfocia a sua volta nel Mare del Nord.

New York è sullo sbocco del fiume HudsonBuenos Aires e Montevideo sono entrambi sulla foce del Rio De La Plata. Shanghai è situata sul fiume Huangpu presso il delta del Chang Jiang. Vabbè, basta così: avrete capito che in giro per il mondo il concetto di porto (che noi intendiamo affacciato sempre e solo sul mare) è diverso.

E allora ecco la novità: Rotterdam non potendo più estendersi "sul fiume" si trasferisce in mare aperto. Gli olandesi, infatti, stanno costruendo il più grande porto d'Europa (che poi significa mettere in atto una sfida casalinga: il più grande porto europeo attualmente è proprio Rotterdam, quello sul fiume) rubando spazio al mare.

Stanno costruendo una nuova diga marittima fissa di 3,5 chilometri di lunghezza (tanto per rimanere al metro italiano: la stessa lunghezza del ponte sullo stretto) che servirà a proteggere dal mare il nuovo porto.
Per costruirla stanno sistemando in acqua ventimila blocchi di cemento (cioè degli enormi cubi di 2,5 metri di lato e del peso di 40 tonnellate cadauno)


utilizzando una gru speciale costruita apposta per portare a termine questa operazione.

700 persone stanno lavorando all'impresa che finirà nel 2013 e doterà Rotterdam del "nuovo" porto (finalmente "sul mare"). Ieri una delegazione del porto di Rotterdam era a Milano a raccontarci la loro visione del futuro, un futuro che per loro è già realtà.

Ma ci hanno anche spiegato di come l'evoluzione del loro porto sia dovuta ai collegamenti ferroviari che dal porto raggiungono tutta l'Europa ed anche della rete di canali navigabili che permette il trasporto "interno" via fiume.
Solo noi, in Italia, siamo ancora rimasti al trasporto camionistico.

Ci hanno raccontato dell'efficienza della Dogana Olandese (che significa un unico interlocutore per le molteplici esigenze della clientela. Quello che noi chiamiamo "sportello unico" e che è ancora un sogno nel cassetto).
Ci hanno mostrato gli "scanner" che controllano velocemente tutti i containers movimentati nel porto (per loro i controlli radiometrici sono un gioco da ragazzi, mentre per noi sono un problema insormontabile).

Insomma, ci siamo sentiti davvero piccoli ed abbiamo capito che il mondo sta andando avanti, alla grande ed anche senza di noi. A quando la sveglia?

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