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Roma, metro senza tagliando di revisione. Chiude la linea A, a rischio la nuova B1

Niente soldi per il tagliando dei treni, fuori regola un convoglio su tre. La metro A chiude fino a Termini per i lavori di collegamento con la linea C. Quasi pronta la nuova B1, che però rischia di non partire: mancano i macchinisti. 

Si chiama Ogr, Officine grandi revisioni di Roma. È la società interna dell’Atac, la municipalizzata romana del trasporto pubblico, responsabile della manutenzione dei treni. Oggi è in crisi, e può occuparsi solo di sei dei ventisette treni metro che stanno circolando nella capitale privi di tagliando, mettendo a rischio ogni giorno la sicurezza dei passeggeri. Sono i dati preoccupanti che i manager della società hanno riferito venerdì scorso alla Commissione Mobilità del Comune: più di un treno su tre di tutti quelli in circolazione è privo di tagliando. E per gli altri ventuno di cui la Ogr non può farsi carico bisognerà attendere ottobre, quando verrà indetta una costosa gara d’appalto esterna: non proprio la cura ideale per i conti già logorati dell’azienda.

Le opposizioni hanno presentato un’interpellanza all’assessore alla mobilità, Antonello Aurigemma, che al momento è impegnato in tutt’altra missione: sedare la collera dei romani, sul piede di guerra da quando, proprio venerdì scorso, la metro A ha chiuso i cancelli, come annunciato da AgoraVox ad aprile, dal capolinea di Anagnina fino a Termini, a causa dei lavori di collegamento con la nuova linea C in costruzione. “Il servizio sostitutivo di navette, unitamente al prezioso supporto dei Vigili Urbani e del personale di terra messo a disposizione da Atac e dall'Agenzia per la Mobilità, assicura fluidità negli spostamenti per cittadini, pendolari e turisti”, dice Aurigemma nel tentativo di rabbonire i viaggiatori.

Gli autobus sostituivi partono di frequente e seguono lo stesso percorso della metropolitana, ma devono fare i conti con il traffico mostruoso di Roma. Per i pendolari che viaggiano alle ore di punta per andare e tornare dal lavoro, un incubo. In molti, per disperazione, cercano percorsi alternativi, che però sono sempre più impraticabili: è estate, e Atac sta concentrando i suoi autisti, privandoli anche di un terzo delle ferie, sui bus sostitutivi della metro. A scapito delle altre linee, ridotte di frequenza dagli orari estivi, e sempre più stracolme di passeggeri, che le prendono di mira in mancanza della metro. Risultato: per alcuni spostamenti può essere necessario addirittura il triplo del tempo; la via crucis dei passeggeri stritolati in autobus sempre più affollati e roventi può prolungarsi anche per ore. Provare per credere.

I disagi si ridurranno, ma solo in piccola parte, da giovedì, quando riaprirà la tratta Anagnina-Arco di Travertino, ma continuerà a rimanere sospesa quella intermedia fino a Termini. Rimane in vigore, invece, la chiusura serale anticipata di due ore e mezza dell’intera linea A (necessaria per il posizionamento di micropali di sottofondazione sotto i binari nella stazione di San Giovanni come sostegno provvisorio in vista dell’ampliamento e del collegamento con la linea C) che sarebbe dovuta terminare a inizio luglio.

In molti, anche dentro l’azienda, temono che la metro, che dovrebbe riaprire il 30 agosto, possa rimanere chiusa più a lungo del previsto per un eventuale rallentamento dei lavori, che nei cantieri continua a ritmi serrati. Molte stazioni sono quasi ultimate, alcune già corredate di tornelli, ancora imballati. Sono a buon punto anche i lavori nella stazione di Giardinetti. I diciannove chilometri di tunnel che la collegano a San Giovanni sono già stati scavati e rivestiti di cemento. Ora le gallerie dovranno arrivare fino a Pantano, dieci chilometri fuori dal raccordo anulare, da dove a febbraio partirà la prima tratta della nuova linea.



Più a rischio, invece, il destino della nuova metro B1. Qualche giorno fa hanno iniziato a rilasciare comunicati allarmati anche esponenti del Pdl romano. “La Metro B1 potrebbe non essere messa in funzione, causa la carenza di macchinisti che rischia di aggravarsi”, denuncia il deputato e vicepresidente della consulta trasporti del Pdl, Francesco Aracri. “L'Atac aperta al mercato, lancia un bando per l'acquisto dei freni a cui rispondono in tre società, ma vengono ignorate. L'acquisto viene fatto presso la solita società”. “Mancano i macchinisti”, ripete Aracri, che azzarda “una profezia: esploderà tutto nel confronto con i sindacati”.

I settanta macchinisti che mancano non si possono assumere perché lo impedisce la legge Brunetta. Così la nuova metro B1, che dovrebbe vedere la luce entro fine anno, rischia di non entrare mai in attività. O, nel caso migliore, di funzionare in esercizio ridotto. Sintesi della storia: costruiamo una metropolitana, paghiamo i lavori (che ormai stanno per finire), e poi la teniamo ferma, o quasi. Geniale.


LEGGI: Regia di Bisignani dietro al "risanamento" Atac

GUARDA: La mappa della metro C e i tempi di realizzazione
GUARDA: La mappa della metro B1


 

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