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Ripulire gli oceani dai 7 milioni di tonnellate di plastica? Si può fare

Milioni, miliardi di tonnellate di rifiuti plastici fluttuano negli oceani. In particolare, distribuiti tutt'attorno al Pianeta, cinque enormi agglomerati di scarti inquinanti non riciclabili - risultato dell'accumulo progressivo di immondizia - avanzano come isole galleggianti per le acque dei mari mondiali, trasportati dalle correnti.

Uno di questi, ribattezzato "North Pacific Gyre", localizzato – appunto – nella parte settentrionale del Pacifico, misura due volte la superficie degli Stati Uniti. Trattandosi di plastiche, e quindi di sostanze non biodegradabili derivate dal petrolio, per quanto rapida e globale possa essere la conversione della popolazione mondiale all'uso di materiali alternativi, gli attuali banchi di rifiuti impiegheranno secoli, se non millenni a dissolversi.

Pesci e uccelli, confusi da questi oggetti natanti, li ingeriscono ingenuamente scambiandoli per elementi commestibili, morendo poi per soffocamento. Le microparticelle che riescono a ingerire, invece, contengono sostanze quali DDT e PCB, altamente tossiche, che attraverso il consumo di carne e pesce contaminano l'alimentazione umana.

Che fare quindi per arrestare questo lento suicidio collettivo? Il giovane imprenditore Boyan Slat propone una soluzione: sviluppare una serie di apparecchi da distribuire per i mari del Pianeta al fine di ripulirli dai 7 milioni di tonnellate di plastica (vale a dire 1000 volte il peso della Torre Eiffel) stimate sinora nei cinque più grandi agglomerati di rifiuti.


L'apparecchio, da ancorare al fondo del mare, dovrebbe costituirsi di piattaforme pensate per riportare in superficie i depositi di immondizia, col metodo della pesca a strascico. Plancton e microorganismi, fondamentali per la nutrizione di pesci e uccelli, verrebbero rimossi e reintrodotti in acqua per mezzo di una centrifuga.

Il progetto, presentato da Slat nel 2012, prevede il riciclo delle enormi quantità di plastica raccolte.

Se si presenteranno le condizioni per la sua realizzazione, che necessita di impegno e finanziamenti, si darebbe il via a una grande rivoluzione ecologica

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