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Rifiuti: l’Unione Europea boccia l’Italia

Una procedura di infrazione di almeno 102 discariche di cui 3 di rifiuti pericolosi non conformi alle direttive del 1999. E’ quella aperta dall’UE nei confronti di diverse Regioni italiane dove stazionano i siti di stoccaggio dell’immondizia.

Dal Nord al Sud del Paese prolificano dunque le discariche fuori legge nel nostro Paese; dalla Basilicata e dalla Calabria all’Abruzzo, alla Campania all’Emilia Romagna ed alla Liguria; continuando poi con il Friuli Venezia Giulia, le Marche, il Molise, la Lombardia, la Puglia, la Sardegna, il Piemonte e l’Umbria. In particolare l’imputazione nei confronti dell’Italia sarebbe quella di non aver rispettato l’articolo 14 della direttiva europea del 1999 in materia di rifiuti.

In quella voce il provvedimento stabiliva che le discariche, ancora attive all’interno del territorio nazionale al momento dell’entrata in vigore della norma, o a cui era stato concesso un permesso speciale, avrebbero dovuto cessare la loro attività entro il 16 luglio 2009. Nel 2010 la Commissione europea rivelava ancora la presenza, in Italia, di 187 discariche che non erano state ancora chiuse o non erano conformi alla normativa. La risposta dell’Italia è arrivata il 16 maggio del 2011, tramite un comunicato. Da quelle informazioni l’Unione Europea ha rivelato la presenza, in 14 Regioni del territorio nazionale italiano, di 102 discariche, 3 delle quali di rifiuti pericolosi, non regolari.

Intanto, nel Lazio continuano le proteste della cittadinanza contro l’individuazione di nuovi siti dove dovranno sorgere le discariche in sostituzione di quella di Malagrotta. Nei pressi di Pizzo del Prete, alcune centinaia di manifestanti hanno dato vita al dissenso che si è radunato attorno ad un carro allegorico. La rappresentazione raffigurava una piova che sovrastava diversi sacchetti di immondizia. Al sit-in, organizzato dal Comitato rifiuti zero di Fiumicino, hanno preso parte alcune associazioni e rappresentanze della zona di Pizzo del Prete, che hanno avanzato nuove istanze. In particolare, secondo la loro opinione andrebbe cambiato il modo di gestione della raccolta dei rifiuti, passando gradualmente ma in modo inesorabile, dall’attuale indifferenziata alla differenziata spinta ed al “porta a porta”, tenendo presente la variegata forma del territorio da loro abitato.

I manifestanti di Pizzo del Prete hanno fatto eco, a pochi chilometri di distanza, a quelli di Corcolle, radunatisi in circa 3mila nei pressi di Villa Adriana, il sabato precedente. La volontà del Commissario Pecoraro di andare avanti nel progetto di creazione di una nuova discarica presso la Villa di Adriano, si starebbe scontrando con il volere di molte associazioni e realtà locali che vivono nel territorio, decise, in tutti i modi, a contrastare la decisione imposta dall’alto. Sulle società che hanno condotto i rilievi idrogeologici pioverebbero intanto dei sospetti di conflitto di interesse. Tra i proprietari della Cidiemme Engineerign infatti, la società privata incaricata delle analisi sul territorio e della progettazione preliminare della futura discarica di Corcolle, figurerebbe Pietro Moretti, uno dei consulenti del Commissario Pecoraro. Sarebbe stato proprio lui a stendere, nello scorso ottobre, la relazione tecnica che individuava i siti più idonei (Riano e Corcolle) per le future discariche del Comune di Roma.

Come spesso accade in Italia dunque, anche in questo caso il controllore, che dovrebbe vigilare sull’operato delle aziende a cui si appaltano i lavori, ed il controllato, che invece dovrebbe rendere conto della sua opera, sembrano coincidere con la stessa persona, in un connubio intenso quanto poco trasparente e dubbio nei confronti della cittadinanza.

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