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Rifiuti: l’Unesco avverte Villa Adriana, a rischio per lo status di patrimonio dell’umanità

Villa Adriana potrebbe perdere il suo status di patrimonio dell’umanità. L’Unesco ha messo in agenda la discussione del caso per la prossima riunione di giugno a San Pietroburgo. A renderlo noto Urbano Barberini, coordinatore del “Comitato Salviamo Villa Adriana”. 

Il progetto di una discarica a Corcolle, nei pressi della dimora di Adriano, potrebbe quindi distruggere una delle zone paesaggistiche e archeologiche più importanti del nostro Paese e del mondo, mettendo in ginocchio l’immagine dell’Italia nel panorama della cultura internazionale.

Barberini ha successivamente lanciato un appello al Presidente della Regione Polverini ed al Sindaco di Roma Alemanno, perché chiedano al Prefetto Pecoraro di ripensare alla sua decisione di aprire una nuova discarica che supplisca quella di Malagrotta, a ridosso del sito archeologico. Villa Adriana potrebbe infatti costituire un volano per l’economia e per il turismo, secondo l’opinione di Barberini, un vero e proprio “pozzo petrolifero” da sfruttare e non sommergere di rifiuti.

Stessa situazione allarmante è stata sostenuta dal Consigliere comunale di Roma, Dario Nanni: "L'allarme lanciato sull'ipotesi che l'Unesco possa togliere a Villa Adriana il privilegio di patrimonio dell'umanità è da prendere sul serio e dovrebbe far riflettere chi con leggerezza ha individuato nel sito di Corcolle la collocazione di una nuova discarica nella Capitale" ha dichiarato. Nanni rintraccia le responsabilità dell’individuazione del sito soprattutto nella figura di Gianni Alemanno che si starebbe nascondendo dietro l’istituzione del commissario ai rifiuti, senza assumersi le proprie responsabilità.

Un problema, quello dello smaltimento dei rifiuti, che stenta a trovare una soluzione a lungo termine, adagiandosi su parziali scappatoie precarie di brevissimo corso. Il Piano rifiuti della Regione Lazio sembra trovare la sua concreta applicazione nel passaggio dell’immondizia da un sito di stoccaggio ad un altro. L’ambizioso obiettivo di raggiungere, già da quest’anno, la quota del 65% di spazzatura riciclata, si scontra con una realtà ben diversa.

La raccolta differenziata è infatti ferma al 24% e non riesce a schiodarsi da quella percentuale. Inoltre, i materiali riciclati, finiscono in altre regioni oppure vengono di nuovo riversati nella discarica comune con tutto il resto. Invece di diventare una risorsa dunque, riutilizzando i materiali scartati e producendo ad esempio compost, ricavato dai rifiuti umidi e usato come fertilizzante, si preferisce accumulare in un unico calderone tutta la spazzatura esistente, spostandola da una discarica ad un’altra.

Una tale politica ha come effetto quello dell’ aumento dei costi. In primo luogo di quelli sociali, legati alla salute delle persone che vivono in prossimità dei luoghi adibiti a discarica. In secondo luogo di quelli economici, dovuti al mancato possibile introito ottenuto dal riciclo. In terzo luogo, ma non secondo un ordine di importanza, di quelli culturali, con ricadute sul patrimonio del Paese e dunque, in ultima analisi sul possibile sviluppo turistico ed economico, come il caso della discarica di Corcolle ben dimostra.

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