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 Home page > Tribuna Libera > Referendum: vincono le lobby e perdono cittadini e politica

Referendum: vincono le lobby e perdono cittadini e politica

Il quorum non è stato raggiunto. Vincono le trivelle, perde la politica e la democrazia, perché in questo referendum, non era in gioco solo la partita ambientale, l’inquinamento di pochi chilometri di costa, ma anche e soprattutto, il rapporto della politica con le multinazionali, e dei cittadini con la politica.

La vittoria dell'astensione, del "no" per mancanza di quorum, affida la politica energetica ai petrolieri, rendendo parlamento e governo, ancora di più subalterni alle lobby, sancisce che la partecipazione al voto non è un valore, rendendo noi ancora più servi di questa politica serva.

E’ questo il significato politico dell'esito del referendum: una sconfitta secca, indiscutibile per quelli che vogliono la supremazia della politica sull'economia, e una vittoria per quelli che vogliono una supremazia dell’economia sulla politica.

Ma al degrado di questo Paese non c'è fine.

La vittoria dei "no" con l'astensione non è stato l’esito di una lotta politica, ma di manipolazioni mediatiche e di utilizzo spregiudicato e truffaldino del significato della libertà di voto.

Non c’è stata battaglia tra le ragioni del "sì" e del "no", tra la partecipazione al voto e l’astensione.

Queste si sono perse nei meandri scandalistici di un ministro che aiutava il suo uomo e di istituzioni che invitavano ad astenersi.

In questa melassa mediatica sono venuti fuori i favori del ministro al suo compagno, ma non i favori del governo alle multinazionali, il suo atteggiamento subalterno, che prima ha approvato la norma per agevolare le multinazionali e poi si è battuto, con tutti i mezzi, per evitare una sua cancellazione, anche con l’invito all’astensione.

Un mezzuccio da quattro soldi che fa leva sul crescente disamore della gente verso le cose politiche, più che sulla validità delle tesi a sostenute.

E tuttavia efficace, se i media si dilungano, sulla diatriba giuridica della libertà di voto, e tacciono sulla gravità, per un presidente del consiglio e per un ex capo dello stato, della esaltazione del non voto.

Ma tutto questo è passato e passerà sotto silenzio. 

Ieri si è parlato degli errori per amore di un ministro, della disputa giuridica della libertà di astensione, con qualche accenno alla problematica ambientale.

Oggi si parlerà della lotta interna al PD, delle ambizioni di Emiliano, della ritrovata unità della sinistra PD in nome dell’antirenzismo, delle paure del segretario.

Ma oggi. come ieri e come domani, non si parlerà della vittoria delle multinazionali, della sconfitta della politica e dei cittadini. 

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