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Referendum sui salari equi. In Svizzera, ovviamente

Da noi, al massimo, Ignazio Visco arriva a chiedere ai dirigenti bancari di moderare i propri compensi.

Il ventiquattro novembre i cittadini svizzeri saranno chiamati a dire se vogliono o no che sia introdotto un limite di uno a dodici nel rapporto tra stipendio minimo e massimo pagati da uno stesso datore di lavoro, impresa o ente che si tratti. Se i vinceranno, insomma, verrà modificata la Costituzione in modo che, in un'azienda, nessun dirigente possa guadagnare in un mese più di quel che guadagna in un anno il meno pagato dei suoi collaboratori.

Si tratta di un’iniziativa proposta dalla Gioventù Socialista Svizzera, con la raccolta di 117.000 firme (su otto milioni di abitanti), e che, ai sensi della Costituzione elvetica per norme di questo tipo, si trasformerà in legge solo dopo essere stata approvata dalla maggioranza dei cantoni, oltre che da quella dei cittadini.

Presto per dire se questo avverrà, considerando che i sondaggi di qualche giorno fa davano ancora l’elettorato perfettamente diviso tra un 44% di favorevoli a altrettanti contrari, mentre gli altri si dicono ancora indecisi.

Resta che in Svizzera si sia preso atto del fatto che il divario salariale sia cresciuto vertiginosamente e che si consideri questo un problema. Pochi numeri per darne le dimensioni. Nel 1984 il rapporto tra stipendi massimi e minimi era pari a sei; nel 1998 era arrivato a tredici e nel 2011 aveva raggiunto quota quarantatré. Situazione che si esaspera nelle grandi multinazionali, dove i dirigenti di rango più elevato guadagnano oltre duecento volte di più degli impiegati meno retribuiti.

Una questione di cui i cittadini della confederazione si sono già occupati il 3 marzo scorso, approvando a grande maggioranza (oltre il 70%), e nonostante il parere contrario dei maggiori partiti, un’altra legge d’iniziativa popolare, volta a rafforzare il potere degli azionisti e ad impedire ai dirigenti di assegnarsi, in modo quasi del tutto autonomo come avveniva, retribuzioni e premi.

Ci si chiede quando anche la nostra politica arrivi a porsi questi problemi, soprattutto per le aziende pubbliche o partecipate dallo Stato. Ne ha parlato ieri il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, per quanto riguarda stipendi e premi dei dirigenti del nostro malridotto settore bancario, ma non si può certo pensare che servano molto simili appelli alla coscienza. Servirebbero piuttosto delle leggi, e non solo perché è difficilmente sostenibile, dal punto di vista morale, che qualcuno possa guadagnare centinaia di volte più di un proprio collaboratore.

La concentrazione del reddito, va capito una volta per tutte, fa male proprio all’economia: produce - altro che “trickle down” di reaganiana memoria - una contrazione dei consumi. Cento che guadagnano x, si comprano cento paia di scarpe; uno che guadagna cento x, di paia di scarpe se ne comprerà due, tre… magari dieci, ma mai cento.

Qualcosa di tanto semplice da essere alla portata di qualunque cittadino e non solo svizzero. Troppo complicato, c’è da scommettere, per parlamentari come i nostri. A tredici, quattordici o quindicimila euro il mese.

 

Foto: Falk Lademann/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.36) 4 novembre 2013 23:07

    Buona sintesi di una notizia che ancora non è tale. Si invocano leggi anche per noi italiani ma non si sottolinea sufficientemente che noi NON abbiamo uno STRUMENTO come gli svizzeri. Iniziative di questo genere è evidente che non potranno nascere dagli eletti come accade anche in Svizzera per alcuni temi. La però hanno le iniziative popolari che obbligatoriamente vanno avanti. Persino il loro ingresso nell’ONU lo si deve ad un’iniziativa popolare. 

    Mi pare che la CISL stia raccogliendo le firme per una legge di iniziativa popolare a mettere un tetto agli stipendi ma in Italia non c’è nessun vincolo per gli eletti. Prima servono strumenti per consentire ai cittadini di attivarsi sul serio e poi insieme possiamo affrontare qualsiasi tema. 
    Una proposta di legge che prevede strumenti tipo Svizzera California o Baviera c’è già: Quorumzero e più democrazia. C’è anche il sito. Il M5S, unico tra tutti, la sta sostenendo. Decidere insieme senza quorum è quanto di più inclusivo si possa immaginare in un processo deliberativo. I partiti per il loro innato elitismo non appoggeranno mai una simile idea. Loro ti chiedono il voto e ognuno pensa di essere meglio degli altri. Decidere insieme invece prevede che ognuno abbia la propria idea ma la migliore risulterà essere la risposta data dalla maggioranza dei votanti. 
    Buon lavoro a tutti
    Emanuele Sarto
  • Di Daniel di Schuler (---.---.---.119) 5 novembre 2013 10:08
    Daniel di Schuler

    Grazie per il commento.

    Il tema del quorum merita certo un’approfondimento.

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