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Rapporto sulla coesione sociale: Italia in declino

Italiani sempre più precari, discriminati, invecchiati. E’ questa in estrema sintesi l’istantanea scattata da Rapporto sulla coesione sociale pubblicato dall’Inps dall’Istat e dal Ministero del Lavoro.

Nel primo semestre del 2011, gli occupati assicurati Inps sarebbero cresciuti di appena 5mila unità rispetto allo stesso periodo del 2010. Soltanto nel 19% dei contratti di lavoro attivati si tratterebbe di un lavoro a tempo indeterminato.

Il 67% delle nuove assunzioni infatti, è stata formalizzata a tempo determinato, nell’8,6% si tratta di contratti di lavoro a collaborazione, e per il 3% di contratti di apprendistato. 687mila nuove assunzioni inoltre, avrebbe avuto la durata di appena un giorno. In totale il 76,3% dei nuovi contratti di lavoro, quasi 8 su 10, sono costituiti da rapporti di lavoro precario.

Il precariato, le collaborazioni con scarse o assenti garanzie, i contratti a tempo determinato, sembrano quindi rappresentare la maggioranza quasi assoluta delle nuove assunzioni.

Il quadro rimane a tinte fosche anche sul fronte delle retribuzioni. Nel 2011, le donne infatti guadagnano in media il 19,2% in meno dei colleghi maschi, dimostrando che l’appartenenza di genere rappresenta ancora, in Italia, una discriminante forte nel mondo del lavoro. Non se la passano meglio i pensionati. Uno su due infatti ha un reddito da pensione inferiore ai mille euro.

Il Rapporto sulla coesione sociale evidenzia inoltre un altro preoccupante fenomeno emergente all’interno della società italiana. Tra i giovani sono 2,1 milioni i cosiddetti Neet (Not in education, employment or training), ossia coloro che non studiano né lavorano. Il 38% ha un’età compresa tra i 20 e i 24 anni, il 14% è di origine straniera, la maggioranza è costituita dalle ragazze.

Donne sempre più penalizzate dunque sul mercato del lavoro, se si tiene conto di un altro indicatore fondamentale che le riguarda molto da vicino. Il 71,3% del lavoro familiare delle coppie è infatti ancora a loro carico. A dispetto delle condizioni di pari opportunità sancita dal diritto e spesso sbandierata dalle diverse appartenenze politiche di turno, le donne vengono ancora discriminate all’interno dell’attuale panorama sociale italiano. Il loro ruolo principale, a quanto pare, sembra ancora quello legato alle attività domestiche.

L’Italia è un Paese sempre più vecchio nella composizione della popolazione. Al 1 gennaio 2011 il Rapporto registra la presenza di 144,5 anziani ogni 100 giovani. Il trend è in continuo aumento e si stima che nel 2050 gli anziani diventeranno 256 ogni 100 giovani, crescita dovuta all’aumento dell’aspettativa di vita in relazione alla contemporanea decrescita del tasso di fertilità.

L’istantanea scattata dunque sembra rappresentare un Paese in continuo declino, che penalizza fortemente i giovani, che dovrebbero essere il futuro dell’Italia ma si trovano a dover fare i conti con la precarietà occupazionale e con la discriminazione dei loro diritti, erosi da un contesto sempre più difficile e instabile. 

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