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Rai: Bondi propone di slegare una rete pubblica dalla pubblicità

Sono deciso a chiedere ai nuovi vertici della Rai di svincolare una rete dal sistema di rilevazione dell’Auditel e dalla pubblicità come è stato deciso da Sarkozy in Francia”.
 
E così Sarkozy fa scuola. Il Ministro della Cultura Sandro Bondi chiede, con una lettera a Repubblica indirizzata al futuro presidente Rai, che una rete della tv pubblica (sospettiamo quale!), possa slegarsi dalla pubblicità e dall’Auditel così da permettere “di sperimentare nuovi linguaggi e nuovi format”.
 
Una proposta che ricalca l’operazione fatta da Sarkozy in Francia (il quale però ha tolto la pubblicità da tutte le reti del servizio pubblico) e che ha creato non poche polemiche, sia perché la pubblicità è stata tolta ben prima che la legge fosse approvata dal parlamento, ma soprattutto perché a beneficiarne, accusava la gauche, sarebbe stata TF1, la principale rete privata d’Oltralpe, il cui proprietario Bouygues, è molto amico del presidente francese.
 
E il problema subito sorge anche da noi. Non a caso infatti, il Presidente del Consiglio, come ormai tutto il mondo sa, è anche proprietario (cioé non lui, ma Confalonieri e il figlio e insomma...la storia è nota) delle reti mediaset, ovvero il principale competitor della Rai.
 
Ovviamente questa idea, che come sottolinea Articolo21 sarebbe ottima in qualunque altro paese d’Europa, crea in Italia dei problemi di conflitto d’interessi non indifferente: “Una simile proposta, se non viene inserita dentro una radicale riforma del sistema, rischia così, al di là delle migliori intenzioni, di essere una ulteriore espansione del conflitto di interessi medesimo. Sarebbe comunque bene -prosegue Giulietti, portavoce di Articolo21- che si aprisse un confronto su questi grandi temi e si cominciasse a ragionare sulla riforma della fonte di nomina della Rai e sull’assetto societario dell’azienda”. Slegare una rete pubblica dalla pubblicità, costringerebbe gli inserzionisti a spostarsi verso altri canali (presumibilmente commerciali).
 
Insomma la situazione è complicata, anche perché come dice Nino Rizzo Nervo, riconfermato nel Cda Rai (quota Pd), sempre a Repubblica: “Bondi non deve fare la richiesta al nuovo Cda Rai, ma al Parlamento, come è avvenuto in Francia su input di Sarkozy”.
 
Nella lettera il Ministro dice anche che "una rete del genere non potrebbe che avere tra i suoi contenuti precipui quelli della cultura e del patrimonio culturale che contraddistinguono nel mondo l’Italia. Ovviamente, ne sono consapevole -sottolinea Bondi- fare cultura in televisione non significa solo mostrare i musei, parlare di libri, trasmettere musica classica. Significa anche fare della buona televisione, ma tutti sappiamo che fare una televisione intelligente necessità di un impegno maggiore che fare una televisione stupida", ma sul fare cultura in tv ci sarebbe da discuterne e non poco.
 
Insomma l’idea in generale è apprezzabile, ma per i problemi suddetti, crediamo che sarà di difficile attuazione. La domanda che nasce spontanea poi è: “Ma si è mai provato a fare cultura in tv in questi anni?”, quello che si chiede al Ministro è di indicare quali sono i programmi nati per fare cultura (cosa è la cultura, poi, è un altro discorso) che sono andati male. A quello che si ricorda, le uniche sperimentazioni sono fatte a orari impossibili, e spesso anche quelle sono state interrotte per motivi ideologici (RaiOt, ad esempio).
 
Come se non bastasse ecco che circolano i primi nomi per la Presidenza Rai e a proporli è Casini, in un’intervista su Faccia a faccia su Radio3, che invita Franceschini a fare altrettanto : “... su Giuliano Amato sarebbe l’ideale, per curriculum e storia è rispettato da tutti e non deve chiedere più niente. Oppure Mario Monti, una persona insomma a cui chiedere il sacrificio, il servizio per il proprio paese. Un presidente della Rai che pensa a che fare tra tre anni quando esce ha già fallito”.

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