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Quello che i finiani non dicono

Ricordate il discorso di Gianfranco Fini a Bastia Umbra, lo scorso 7 novembre?

Chiunque abbia udito o letto il discorso ha colto nelle parole del Presidente della Camera la volontà e la determinazione di farla finita con la II Repubblica, con il berlusconismo e con tutto ciò che esso rappresenta. Per chi non fosse riuscito a seguire le parole di Fini, trasmesse in TV da RaiNews con una diretta-fiume, qui si trovano i video di Sky TG24 mentre qui il testo dell'intervento (dal sito di Farefuturo).

I commentatori politici si sono sprecati nel valutare, nel bene e nel male, il discorso di Fini, la promessa costituita da FLI per il futuro del centrodestra italiano, il tradimento di Berlusconi e del berlusconismo, il confronto con la sinistra.
 
Invece che provare ad analizzare un discorso tutto sommato molto lineare nella sua stesura, mi sono permesso tuttavia di estrapolare alcuni passaggi del discorso di Fini sui quali il leader di FLI avrebbe potuto e dovuto essere più chiaro, e concentrarmi su ciò che avrebbe dovuto dire e ha invece taciuto.
Mi rifiuto di pensare che questo centrodestra risolva tutto con la propaganda del "gli immigrati clandestini se ne vadano". Non contestiamo la necessità di allontanare i clandestini, contestiamo la dabbenaggine di chi non capisce che sempre più in futuro la nostra società sarà molto diversa da quella attuale, che avrà sempre di più la necessità di integrare coloro che rispettano la nostra storia, cultura, tradizione.
La legge attualmente in vigore sull'immigrazione è la Legge 189/2002, meglio nota come "Legge Bossi-Fini". Fini sta facendo autocritica?
La centralità del lavoro intesa anche come garanzia di un riscatto sociale, di possibilità per ogni persona di esprimere tutte le capacità che ha. Il lavoro consente a ogni uomo di crescere non solo da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista morale.
Eppure la Legge Delega 30/2003 (poi applicata nei Decreti Legislativi 276/2003124/2004 e 251/2004), conosciuta come "Legge Biagi", che ha significato molto in termini di precarizzazione e perdita della dignità e dei diritti dei lavoratori a causa dell'assenza dei capitoli relativi agli ammortizzatori sociali, è stata votata dall'allora AN. Fini contraddice il proprio passato?
A me non piace un paese dove non c'è una levata di scudi corale rispetto a certi luoghi comuni che vengono diffusi, luoghi comuni tipo quello per cui chi fa tutto il suo dovere e paga tutte le tasse è fesso e chi invece trova il modo di fare il furbo va apprezzato.
Legge Delega 366/2001 - Decreto Legislativo 61/2002: derubricazione del falso in bilancio a reato amministrativo al di sotto di una certa soglia. Legge 289/2002: il maggior condono fiscale di tutti i governi Berlusconi.
Decreto Legge 40/2010 - Legge 73/2010: legge salvamondadori.
 
E questi sono solo tre esempi. Fini non è forse corresponsabile della creazione di quel Paese che ora dice non apprezzare?
So che ciò che sto per dire non sarà considerato con grande soddisfazione, ma se si vuole dar corso al principio di rispettare il popolo, che nelle sue mani ha lo scettro, allora non ci può essere un patto di legislatura se non si cancella una legge elettorale che è una vergogna. Avete diritto di scegliere i vostri parlamentari, non ci si può affidare solo alla leadership.
Ma come, Fini non ha votato la Legge 270/2005, passata alla storia con il poco lusinghiero nome di "Porcellum"?
 
E che dire degli appalti pubblici? Che dire della RAI?
Fini nel suo discorso di Bastia Umbra parlava di fare chiarezza, ma per essere veramente credibile non può eludere alcune, fondamentali, domande.
 
Presidente Fini, lei ha votato in passato delle leggi contro cui ora si scaglia. Ha cambiato idea sulla bontà di queste leggi? Se sì, che cosa le ha fatto cambiare opinione? Se no, perché in passato le ha votate? Davvero ritiene che un eventuale governo di centrosinistra insediatosi qualora lei avesse abbandonato Berlusconi avrebbe fatto di peggio di queste leggi che lei ora critica?
 
L'avventura politica di Fini non inizia oggi: prima di lanciarsi alla conquista del futuro, il leader di FLI dovrebbe regolare i conti una volta per tutte con il proprio passato.

Commenti all'articolo

  • Di alessandro tantussi (---.---.---.114) 27 novembre 2010 10:40
    alessandro tantussi

    Qualcuno, a sinistra, aveva osannato Gianfranco come "salvatore della patria". Per mesi si sono rincorse voci che volevano attribuire a lui, in concorrenza con i Vendola o con altri "Papa stranieri" lo scettro per il riscatto delle masse. Oggi pare tocchi a Montezemolo, un aristocratico burocrate, altrimenti simbolo del vetero e falso capitalismo d’antan che rischia i soldi altrui. Elegante nel suo gessato di taglio inglese e per il vezzo con il quale getta indietro la folta chioma, LCdM sarebbe l’ultima spiaggia per un’opposizione alla frutta. Il sistema politico Italiano di sinistra, oppresso dalla mancanza di una alternativa a B., perde il senso del ridicolo, fino al punto che risulta attuale quella commedia in cui Totò affermava "poi dice che uno si butta a destra..."

  • Di (---.---.---.243) 27 novembre 2010 11:12

    FATTI servono ... le parole al vento servono solo di facciata !!
    Quindi condivido appieno la linea dell’ articolo e del suo autore.
    NaussALL - Liberi Percorsi Spirituali per Tutt*
    http://www.naussa.altervista.org

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