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Quei diritti di Ilaria Salis che dovrebbero essere difesi da tutti

Non appena, dopo mesi di quasi totale silenzio, la vicenda di Ilaria Salis ha ottenuto un po’ di doverosa attenzione grazie alla tenacia e alla determinazione del padre (nella foto insieme alla figlia) nel chiedere giustizia, si sono formati due schieramenti secondo la consueta modalità da tifoseria sportiva, assai polarizzati e ideologici, pro e contro la cittadina italiana detenuta da quasi un anno in Ungheria e che andrà a processo il 29 gennaio.

 

Ricordiamolo: Ilaria Salis è accusata dell’aggressione a tre militanti dell’estrema destra durante il cosiddetto Giorno dell’Onore, una commemorazione che ogni 11 febbraio riunisce a Budapest centinaia di neonazisti.

Da un lato, coloro che sostengono che ha fatto bene ad aggredire nostalgici di Hitler in pubblica sfilata; dall’altro, quello che dicono che una persona non può andare in giro per l’Europa a picchiare persone, per quanto neonaziste.

Piccola nota a margine: sempre che l’abbia fatto davvero. Ilaria Salis si è sempre dichiarata innocente.

Rimettiamo i diritti davvero al centro e vediamo quali sono quelli già negati e che rischiano di essere negati a Ilaria Salis?

Il primo diritto è quello di non subire condizioni detentive degradanti.

Come reso noto dai suoi familiari e dai suoi legali, solo all’inizio dello scorso settembre – dunque, quasi sette mesi dopo l’arresto – Ilaria Salis ha avuto la possibilità di contattare i genitori, descrivendo le condizioni detentive degradanti cui era sottoposta: topi e scarafaggi in cella, cibo scarso, meno di tre metri e mezzo di spazio a disposizione, l’umiliazione di essere trascinata alle udienze legata e tenuta al guinzaglio da un agente di scorta.

Ilaria Salis ha anche raccontato di essere rimasta otto giorni in cella di isolamento senza prodotti per l’igiene personale (carte igienica, assorbenti e sapone) e di aver ricevuto dall’ambasciata vestiti di ricambio e un asciugamano solo 35 giorni dopo l’arresto.

Fino a quel momento era stata costretta a indossare gli indumenti consegnatile al momento dell’ingresso in carcere, senza possibilità di cambiare biancheria intima, indossare indumenti igienicamente consoni o avere a disposizione un asciugamano per fare la doccia.

Il secondo diritto è quello di ricevere un processo equo.

I legali e i familiari di Ilaria Salis hanno denunciato la mancata traduzione di una parte degli atti processuali, incluse le perizie mediche sulle persone ferite, al momento accessibili esclusivamente in ungherese, nonché l’impossibilità della detenuta di visionare i video depositati come prove incriminanti.

C’è poi il tema della sproporzionalità tra la modestia dei fatti contestati e l’enormità della pena contestata.

Ilaria Salis è imputata di “atti potenzialmente idonei a provocare la morte”, nonostante le lesioni subite dalle vittime dei presunti assalti – che non hanno sporto denuncia – siano state ritenute guaribili con prognosi di 5-8 giorni.

Per quell’accusa, Ilaria Salis rischia fino a 24 anni di carcere.

In difesa di Ilaria Salis e in vista del processo, si è costituito un comitato: qui potrete informarvi sulle iniziative in corso e in programma.

 

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