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Quando si aliena la solennità del voto

Volendo fare il punto dell'odierno contesto sociopolitico di quel “paese piccolo” chiamato Italia, bisogna confrontarsi con tre essenziali riferimenti. In primo luogo, con il fatto che esso seguiti ad avere un parlamento delegittimato perché non eletto costituzionalmente. Ne consegue che, tutti i provvedimenti da esso finora adottati, siano al di fuori di quella che dovrebbe essere invece la Suprema Legge della Repubblica.

In secondo luogo, con la Corte Costituzionale, che, per lo stesso motivo e per quasi la metà dei suoi componenti, determini parimenti una circostanza di incostituzionalità. Infine, e come logica conseguenza di questo paradosso logico e giuridico, con un capo dello Stato eletto egualmente al di fuori della Costituzione.

In questo preoccupante scenario sociale e politico, il solo movimento che abbia preso atto di un così preoccupante contesto, è il M5S di Beppe Grillo. Sebbene anche esso cada poi in un altrettanto anomalo comportamento: infatti, qualora gli eletti di quel movimento fossero coerenti con le rispettive affermazioni, avrebbero dovuto dimettersi immediatamente dalle rispettive cariche, determinando così l'autoscioglimento del parlamento e l'inevitabile ritorno alle urne.

Perché finora non lo hanno fatto e seguitano a non farlo? Perché gli eletti nelle liste del M5S non si dimettono da parlamentari? Evidentemente, perché anch'essi, al di là delle trite tautologie, traggono vantaggio da questa confusa situazione politica.

Con l'autoscioglimento del parlamento, gli eletti del M5S eviterebbero che lo stesso, nella sua ormai palese incostituzionalità, vari una legge elettorale parimenti incostituzionale. In tale evenienza, cioè con l'autoscioglimento del parlamento, con quale legge si tornerebbe alle urne? Non certamente con il “porcellum”. E neppure con il “mattarellum”, essendo anch'esso incostituzionale dal momento che assegni l'aliquota del 25% degli eletti i quali non risulterebbero votati dagli elettori, ma nominati dalle segreterie dei partiti.

Così come erano incostituzionali i “collegi unici” del sistema maggioritario, poiché essi impedivano la proporzionale rappresentanza dei partiti minori. Lo stesso “premio di maggioranza” è incostituzionale: esso infatti altera il rapporto fra la rappresentanza parlamentare e il numero dei voti espressi dagli elettori.

Il solo sistema elettorale che sembri pertanto non stridere con il dettato costituzionale, sembra sia quello proporzionale. Questo, mentre tutti gli attuali politicanti si affannano nella elaborazione di una legge elettorale capace di soddisfare unicamente i loro interessi di bottega. Con la conseguenza che la maggioranza parlamentare risponda soltanto a una minoranza del corpo elettorale.

Questa situazione è ovviamente inaccettabile in un contesto civile, il quale non consente che la maggioranza parlamentare non corrisponda alla maggioranza dei voti espressi. Per cui, comunque considerata, una simile circostanza presta il fianco alla incostituzionalità.

Invece, con l'autoscioglimento del parlamento, non si creerebbe nessun vuoto legislativo in fatto di legge elettorale, poiché entrerebbe automaticamente in vigore l'unica normativa elettorale costituzionale: vale a dire quella antecedente il “porcellum” e il “mattarellum”.

Perché l'odierna classe politicante non propende in tal senso? La risposta è semplice; anzi, è ovvia. A fornirla è il “Teorema di Kenneth Arrow”: un teorema che ha ricevuto il premio Nobel per l'economia nel 1972. Quel teorema enuncia i tre principii essenziali della democrazia: la libertà di scelta da parte degli elettori nell'ordine delle preferenze desiderato; la dipendenza dal voto, nel senso che il risultato di una votazione debba dipendere solo e soltanto dai voti espressi dagli elettori; l'unanimità del consenso, in virtù della quale vinca il candidato che abbia preso più voti.

L'enunciato di Arrow risale al 1951, quando fu anticipato in una sua pubblicazione dal titolo “Scelte sociali e valori individuali”. Allora, lui si interrogava sulla possibile esistenza di un sistema elettorale in grado di evitare quel che purtroppo è sotto gli occhi di tutti, e cioè il “Paradosso di Condorcet”, il quale stabilisce che nei consueti sistemi elettorali, tra i quali si annovera soprattutto quello del tandem PD-PDL, si determinino situazioni circolari nelle quali la vittoria dei candidati dipenda dall'ordine con il quale si svolgano le votazioni. Si tratta, evidentemente, di una situazione-truffa, dal momento che il vincitore non risulti dai voti espressi dagli elettori, ma dal sistema elettorale adottato.

La risposta venuta da Arrow a quel quesito, fu negativa. Lo fu nel senso che, matematicamente, e a quanto pare anche sociopoliticamente, sia possibile dimostrare l'esistenza di un solo sistema sociale capace di soddisfare i tre menzionati requisiti: quello della dittatura. Solo in essa infatti esiste qualcuno il cui singolo voto possa influenzare l'esito di qualsivoglia votazione. Per questo, l'amara conclusione di Arrow è che non possano esistere sistemi democratici. In questo preoccupante clima politico e sociale, l'intelligenza politicante ha concepito l'”italicum” dell'ectoplasmatico Matteo Renzi, il quale non è altro che il gemello congenitamente tarato del bistrattato “porcellum”, attraverso il quale gli afasici italioti saranno irreversibilmente traghettati verso la peggiore dittatura finanziaria.

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