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Proteggere gli investimenti Ue in Italia: Commissione, autorità nazionali e società civile insieme

Oggi al Museo Diocesano di Napoli si è tenuto un seminario inteso a migliorare la gestione dei fondi strutturali e di investimento europei (Fondi ESI) e assicurare che siano spesi in modo sicuro. Durante il seminario, ospitato dalla Commissione europea insieme alle autorità italiane e a Transparency International Italia, sono stati presentati strumenti di ausilio alla gestione dei fondi ma si è discusso anche sulle modalità concrete per potenziare la capacità amministrativa e la formazione dei funzionari nazionali in modo da garantire un’efficace erogazione dei fondi.

I partecipanti, tra cui Vittoria Alliata di Villafranca, Direttrice, DG Politica regionale e urbana, Commissione europea, Lorenzo Salazar, Direttore, Ufficio I, Ministero della Giustizia, Dipartimento per gli affari di giustizia, Direzione della giustizia penale, Giovanni Kessler, direttore generale dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), Commissione europea, Normunds Popens, vicedirettore generale della DG Politica regionale e urbana, Commissione europea, Maria Teresa Brassiolo, Transparency International Italy, si sono inoltre confrontati sulle misure intese a prevenire i rischi e a garantire che gli investimenti vadano a favore di crescita e occupazione.

L’Italia ha molto da guadagnare dai fondi strutturali e di investimento europei: nel periodo 2014-2020 saranno investiti nelle regioni italiane circa 43,8 miliardi di euro di fondi UE, una quota significativa degli investimenti pubblici totali nel paese. Il nuovo periodo di programmazione finanziaria pone maggiormente l’accento sul miglioramento della capacità di gestione dei fondi per ottenere il massimo impatto possibile. In base alle nuove norme, per la prima volta le autorità nazionali hanno l'obbligo preciso di mettere in atto misure adeguate per prevenire eventuali frodi individuando e contrastando le potenziali aree di rischio. Secondo le ultime indagini Eurobarometro e Transparency International, l’Italia è il secondo paese in cui i rispondenti sono più propensi a ritenere che la corruzione sia una pratica diffusa (97% della popolazione italiana).

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