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Prostituzione e depenalizzazione: Amnesty International e i diritti dei/delle sex workers

L’11 agosto scorso il Consiglio internazionale di Amnesty International ha approvato una risoluzione per la protezione dei diritti umani delle prostitute o meglio, utilizzando la definizione contenuta nella risoluzione, dei/delle “sex workers”.

Infatti, secondo Amnesty, i/le sex workers rappresentano uno dei gruppi più marginalizzati del mondo e sono in costante pericolo di subìre discriminazioni, violenze e abusi.

E, di conseguenza, Amnesty International intende promuovere l’adozione di politiche per la protezione dei loro diritti umani.

La risoluzione raccomanda che Amnesty International sviluppi politiche a sostegno della piena decriminalizzazione di ogni aspetto relativo al sex work di natura consensuale.

Si chiederà agli Stati di assicurare che i/le sex workers abbiano completa e uguale protezione dallo sfruttamento, dal traffico di esseri umani e dalla violenza.

Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International, ha comunque dichiarato:

“Riconosciamo che questo tema fondamentale di diritti umani è profondamente complesso. Per questo, lo abbiamo affrontato dalla prospettiva degli standard internazionali sui diritti umani. Abbiamo consultato il nostro movimento globale per tener conto di opinioni diverse, espressioni di ogni parte del mondo”.

Le principali violazioni dei diritti umani cui vanno incontro, secondo Amnesty, i/le sex workers comprendono la violenza fisica e sessuale, gli arresti arbitrari, le detenzioni arbitrarie, le estorsioni, le intimidazioni, il traffico di esseri umani, l’obbligo di sottoporsi a test dell’Hiv e a interventi medici.

I/le sex workers possono anche essere esclusi dall’assistenza sanitaria, dall’accesso all’edilizia pubblica e da altre protezioni di tipo sociale e giuridico.

E’ opportuno precisare che Amnesty International considera il traffico di esseri umani una pratica abominevole in ogni sua forma, compreso lo sfruttamento sessuale, e chiede che sia criminalizzata dal diritto internazionale.

E Salil Shetty ha aggiunto: “Questo è un momento storico per Amnesty International. La decisione non è stata presa né rapidamente né facilmente.

Ringrazio tutti i nostri soci di ogni parte del mondo, così come i tanti gruppi che abbiamo consultato, per l’importante contributo dato al dibattito. Ci hanno aiutato a prendere una decisione importante che caratterizzerà d’ora in avanti il nostro lavoro sui diritti umani in quest’area”.

Questa risoluzione di Amnesty International, come prevedibile, ha suscitato critiche e polemiche.

Soprattutto negli Stati Uniti, le proteste di diverse organizzazioni, femministe e non, sono state immediate.

E in una lettera aperta della “Coalition against trafficking in women” (coalizione contro la tratta delle donne”) si sostiene: “Ogni giorno combattiamo l’appropriazione maschile del corpo delle donne, dalle mutilazioni genitali ai matrimoni forzati, dalla violenza domestica alla violazione dei loro diritti riproduttivi.

Pagare denaro per una simile appropriazione non elimina la violenza che le donne subiscono nel commercio del sesso.

È incomprensibile che un’organizzazione per i diritti umani della levatura di Amnesty International non riesca a riconoscere che la prostituzione è una causa e una conseguenza della diseguaglianza di genere”.

Tra i firmatari della lettera ci sono le attrici Meryl Streep, Carey Mulligan Kate Winslet, Anne Hathaway, Angela Bassett, Lena Dunham, Emily Blunt, Emma Thompson, Debra Winger, l’attore Kevin Kline, il regista Jonathan Demme, e le femministe Gloria Steinem ed Eve Ensler.

E il fatto che ci sia stata questa presa di posizione di alcune star di Holywood è stato anch’esso fonte di polemiche.

Ad esempio su “The Guardian” è seguito il commento sarcastico di Molly Smith, pseudonimo di una prostituta e attivista, che ha accusato le ‘celebrities’ di “aggredire Amnesty per il fatto oltraggioso di basare la sua politica su quello che diciamo noi che vendiamo sesso”.

Comunque, a parte le polemiche, la risoluzione di Amnesty International può rappresentare un’utile occasione per discutere su una problematica che, generalmente, non viene affrontata in modo approfondito.

E questo avviene nonostante che il fenomeno della prostituzione sia, ovviamente, molto diffuso.

Pertanto non discutere, seriamente ma serenamente, le questioni inerenti la prostituzione, affrontate nella risoluzione di Amnesty International, mi sembra il frutto di un’evidente ipocrisia, che dovrebbe essere abbandonata.

 

Foto: Amnesty International

Questo articolo è stato pubblicato qui

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