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Progresso senza controllo: quando la logica del risparmio aggrava i cittadini

La questione che le Aziende pubbliche (una parte, non tutte) si accollino l’onere delle coperture assicurative dei propri dipendenti (quelli su cui gravano particolari responsabilità) è già stato strisciante aspetto di ciò che potrei definire “risparmio compulsivo”.

Neanche a dirlo, a conferma di un “incerto” clima aziendale, si può leggere di strutture sanitarie, Ospedali ed Asl, i cui conti in rosso non sembrano più permetterlo: i dirigenti potranno, volendo, assicurarsi a proprio carico dai rischi amministrativi connessi alle individue funzioni.

La questione può apparire inidonea ad elevarsi a rango di notizia, se intaccasse i diritti dei soli dipendenti (pur sempre cittadini); ma diventa giustamente di interesse, anche per la notizia di cronaca, quando a farne le spese sono i pazienti (la controparte cittadina), in caso di eventuali danni loro arrecati come utenti.

La questione ne pone un’altra: considerare - anche in una eventualità remota - tipologie civiche distinte: da un parte i lavoratori e dall’altra gli utenti; applicare una logica separatista, una categorizzazione demagogica e sociale, proprio in un momento difficile come questo, pare contradditorio, distopico, controproducente nel dare sostanza alla solidità civica e sociale necessaria ad affrontare la congiuntura. Anticipo una possibile contestazione popolare: i dirigenti pubblici, colpevoli di azioni malfatte, debbono essere puniti, non protetti e/o sgravati da oneri.

La storia, anche quella quotidiana, pare ripetersi continuamente, pur in differenti contesti, e non ci consente di discernere una circostanza dall’altra, una persona dall’altra. Come se non si stesse parlando, in realtà, della stessa cosa: la pochezza delle risorse, soprattutto il fatto che nella logica del risparmio venga gravata sempre e comunque la categoria, unica, del cittadino, qualunque sia la funzione che nel tempo essa rivesta nel contesto sociale.

Nonostante i ripetuti solleciti, suggerimenti alla coesione sociale, che accogliamo convinti e partecipi, l’umano è indocile e distratto dalle altrui necessità, attratto solo dalla proprie. La solidarietà e condivisione rafforza socialmente e civicamente. Al contrario la “tesi dell’auto-realizzazione” ci porta lontano, ma fuori rotta. Ritrovarci sarà un problema: ci sentiamo pronti per un destino solitario, nel siderale caos cittadino?

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