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Le cause del deficit

Era totalmente prevedibile che per far quadrare il dissestato bilancio nazionale, dopo anni di perseveranti sperperi (che oggi non sono cessati, a mio avviso), sotto le forche caudine, vi finissero i soliti dipendenti pubblici.

 

Non poteva che essere così, in un Paese che si ostina a far gravare l’onere fiscale sul cittadino medio, sul lavoratore stipendiato, su quelle categorie civiche che, doverosamente, pagano le tasse per intero (senza sconti e/o condoni). Leggo su ItaliaOggi un articolo che sinteticamente ci descrive tutti "sotto osservazione".

La "novella normativa" in itinere prevede che gli enti pubblici provvedano a "contare" i propri dipendenti (ma non c’erano già Pianta organica e carichi di lavoro?), con regime di obbligatorietà, soggetta a sanzione l’eventuale inadempienza. Sembra che tutto ruoti tristemente ed inesorabilmente intorno alla figura del dipendente pubblico: se esiste il deficit, se l’economia va a catafascio, se la recessione diviene implacabile ed incontenibile, ogni sventura finanziaria nazionale dipende da tale soggetto, da tale categoria.

Immaginiamo quanto una parte delle considerazioni udite appaiano fuorvianti e strumentali, in realtà ben consapevoli i nostri governanti che la regola di ogni erba un "fascio" (ora non accusatemi di apologia di reato) sia utilmente e comodamente praticata. Troppo difficoltoso fare distinzioni che altererebbero relazioni ed equilibri. Non ho bisogno di tabelle (constatazione quotidiana da lavoratore) per capire che la nostra Regione non ha un eccesso di dipendenti: tabelle e comparazioni pubblicizzate ci hanno comunque già assolti anzi indicati come competitivi ed efficienti, persino sottodimensionati rispetto a numerose altre realtà.

Ma l’applicato criterio della "media ponderata" svantaggia prepotentemente gli "efficienti", stritolati, appiattiti, sviliti da un ragionamento indistinto ed omogeneo sull’intero territorio nazionale. E’ già accaduto (ed accadrà ancora) con il concetto di assenteista, di fatto rappresentativo di una minimalità di individui, comunque caratterizzante adesso un’intera categoria. Così l’esubero del personale, oggetto di aggiornamento per l’eventuale messa in disponibilità e cassa integrazione, viene già pregiudizialmente percepito come dato certo, colpevole ogni Ente pubblico.

Detto ciò, viste le azioni pregresse e presenti, credo proprio che non ci risolleveremo così in fretta, se non altro per sola nostra forza: infatti non riesco a vedere ombra di iniziative mirate a stabilire le vere lacune, di decisioni efficaci ad applicare un criterio di equità e proporzione, di azioni che individuino e colpiscano, finalmente, chi per esempio non ha mai pagato le tasse e chi si sottrae più o meno abilmente ai doveri cui noi tutti siamo, giustamente, sottoposti.

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