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 Home page > Tribuna Libera > Prodi, Berlusconi, Grillo e una macchina da fermare

Prodi, Berlusconi, Grillo e una macchina da fermare

È bastato che il nome di Romano Prodi, che a sorpresa figura anche tra i dieci finalisti delle “quirinarie” tenute dal M5S, cominciasse a circolare, in vista delle elezioni del nuovo Presidente delle Repubblica perché partissero, con i soliti metodi, gli attacchi contro la sua persona.

Bersaglio di quelli che la sua portavoce, Onorevole Zampa, ha definito “giornali e televisioni che fanno capo a Berlusconi”, questa volta sono nientemeno che le credenziali accademiche del professore. Ridicolo, considerando che può vantare 36, dico trentasei, lauree honoris causa, tra cui quella conferitagli dalla Oxford University? Non importa; come sanno certi sciacalli del nostro giornalismo, diffamando, specie gli avversari del Capo/padrone, qualcosa si ottiene sempre.

Una dimostrazione la offre la considerazione di cui gode, presso molti disinformati elettori del centro destra, proprio Romano Prodi.

Non credo vi possano essere molti dubbi sul fatto che se il Professore fosse stato lasciato libero, a suo tempo, di governare secondo scienza e coscienza, l’Italia sarebbe ora in condizioni molto migliori. Avrebbe fatto allora qualche sacrificio in più e non si troverebbe davanti quelli, durissimi, che deve affrontare ora. Capirlo, alla luce di quel che è poi accaduto e di quel che leggiamo ogni giorno nelle pagine economiche, non dovrebbe richiedere che un minimo di onestà intellettuale (materia che, ricordando la fine del suo primo governo, non sempre abbonda neppure a sinistra).

Bene. Mentre nessuno di coloro che a suo tempo fecero di tutto per farne cadere i governi, da Confindustria alla sinistra più estrema, sente la necessità di recitare un “mea culpa”, la figura di Romano Prodi non è salutata come quella, se non di un salvatore della patria, perlomeno di qualcuno che all’Italia ha onestamente cercato di evitare grossi guai, ma con scherni, lazzi e scongiuri. Il professore non sarà più la spia al servizio del KGB (pare che sia in arrivo una specie di dossier Mitrokin 2.0 in cui diventa un agente segreto cinese) ma, nella memoria di molti, è rimasto “mortadella”, l’affamatore di pensionati. Un risultato ottenuto da una massiccia campagna mediatica volta non a criticare questo o quel provvedimento dei suoi governi, ma a distruggerne la dignità personale; in cui il suo nome era storpiato, il suo volto deriso, non dai comici nei programmi di satira, ma dai conduttori dei telegiornali.

È sfruttando l’onda lunga di questa propaganda emiliofedista che Berlusconi ha avuto gioco facile nello strappare gli applausi delle migliaia di suoi sostenitori (tra loro, emblematicamente, madame D’Addario) riuniti in piazza della Prefettura, a Bari sparando che, nel caso Prodi fosse eletto Presidente della Repubblica ci sarebbe da scappare all’estero.

Liberissimi i militanti del Pdl di non ritenere il Professore adatto ad occupare la più alta carica dello stato, intendiamoci, (e io stesso ho qualche dubbio a riguardo, proprio perché, a ragione o no, è visto troppo come rappresentante di una sola parte dei cittadini), ma, mentre la “macchina del fango” pare pronta a rimettersi in azione, si impone una volta di più una riflessione sul pericolo per la nostra democrazia rappresentato dalla concentrazione mediatica controllata da Mediaset. Un pericolo che tale resterebbe anche se il proprietario fosse un altro, estraneo alla famiglia Berlusconi e magari straniero, come potrebbe benissimo accadere, dato che si tratta di una società quotata in borsa.

Stupisce, a questo proposito, che i rappresentati del nuovo nel nostro Parlamento, onorevoli e senatori del M5S, non abbiano ancora presentato una legge anti-monopolio in tema di raccolta pubblicitaria; un provvedimento che, di fatto, obbligherebbe allo smembramento di Mediaset e che il PD non potrebbe che approvare. Se fossi andreottiano mi verrebbe da chiedermi se Berlusconi, come pare facessero i vecchi cinesi, non tenga in gabbia, in qualche modo che solo lui conosce, un Grillo portafortuna.

Commenti all'articolo

  • Di Giacomo Nigro (---.---.---.200) 15 aprile 2013 15:10
    Giacomo Nigro

     l’Italia sarebbe ora in condizioni molto migliori

    Toglierei il molto, basta e avanza migliori. Romano Prodi ha due peccati originali, da capo dell’IRI ha provveduto, giustamente a smantellato, ma non ha immesso degli anticorpi che impedissero la quasi distruzione dell’industria italiana. Da capo del Governo ha fatto di tutto per far entrare l’Italia nell’Euro, ma non è riuscito a gestirne la pratica per essere stato affossato prima di poterlo fare. Il suo secondo esecutivo fu fatto cadere - dagli alleati - mentre stava producendo uno sforzo di lotta all’evasione fiscale che avrebbe potuto produrre un abbassamento delle tasse. Tuttavia una chance di salire al Colle gliela darei volentieri per permettergli di dimostrare a tutti che non è un’incompiuta.

  • Di (---.---.---.81) 15 aprile 2013 19:51

    Trio coatto >

    Berlusconi pretende un governo “paritetico” con il PD, anche se di durata contenuta. Non vuole sentire parlare di appoggio esterno ad un governo Bersani. Meglio andare subito ad elezioni.
    Grillo insiste a fare il tifo per un governo “inciucio” di B&B. Rifiuta qualsiasi tipo di confronto con Bersani, a cominciare dalla ricerca di una possibile convergenza di programma.
    Renzi, che sogna sempre la rivincita alle primarie, pur di “fare presto” e tornare ad elezioni, non disdegna l’ipotesi di un governo “di scopo”.

    Sono “posizioni” distanti e ben distinte.
    Eppure tutti e tre appaiono mossi da un unico intento.
    Evitare che Bersani possa dare visibilità e consistenza ad una sua formula di governo.

    Non è
    solo questione di contenuti, né c’è il timore di improbabili soluzioni salvifiche.
    La politica è da tempo in caduta e soffre di una profonda crisi di “credibilità”.
    Conoscono che tipo è Bersani e quindi sanno con quale e quanta attenzione, equilibrio, coerenza, decisione ed impegno svolgerebbe tale incarico.

    Credibilità e fiducia sono un connubio inscindibile, foriero di crescente consenso.
    Il tempo non cancella mai le Voci dentro l’Eclissi di uomini esempio di …

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