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Processi lumaca: il consiglio d’Europa bacchetta l’Italia

Continuiamo ad accumulare rimproveri da parte della Unione Europea. Anche oggi come una bella coccarda sulla giacca ci mettiamo quello sulla lungaggine dei processi. Non è una novità. Chiunque sa che i processi in Italia sono lenti, è una consuetudine talmente forte da essere stata retrocessa al grado di luogo comune, pronta però a tornare agli onori della cronaca quando viene scarcerato un mafioso, un sospettato di pedofilia o quando il Consiglio d’Europa ci chiede ufficialmente di risolvere questo problema, chiedendo di adottare le necessarie misure per accelerare i processi civili, penali (approssimativamente 5 milioni e mezzo le prime, e 3 milioni e 200 mila le seconde) e amministrativi, chiedendo l’adozione di misure ad hoc per ridurre l’elevato numero di cause pendenti davanti ai tribunali civili e penali oltre a rivedere la legge Pinto, che serviva per risarcire le vittime delle lungaggini processuali, ma si è rivelata inutile.
 
La Banca Mondiale aveva stilato anche una classifica (rapporto Doing Business), una di quelle che tanto ci piacciono e che ci vede classificati al 156.mo posto su 181 paesi presi in considerazione, dietro a paesi come Angola, Gabon, Guinea e Sao Tomè; no, non si parla di libertà di informazione (anche se le posizioni e i paesi che ci precedono sono simili), ma di lungaggini di processi, appunto. Fu proprio il primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone a spiegare, durante l’apertura dell’anno giudiziario, che per capire quali erano i tempi della giustizia bisognava aspettare i dati del rapporto della Banca Mondiale.
 
Chi poteva commentare se non un ex magistrato non propriamente dolce col governo. “Ha ragione l’Europa. I processi in Italia sono ancora troppo lenti ma è anche vero che il Parlamento e il Governo non fanno nulla per risolvere il problema, ma anzi lo aggravano con provvedimenti come quello sulle intercettazioni” ha detto infatti Antonio Di Pietro il quale dice che bisognerebbe aumentare le risorse di almeno un terzo dato che oggi sono ridicole, dando anche qualche altra dritta al Governo come ad esempio la fine dei tre gradi di giudizio, filtro di ammissibilità dei vari ricorsi nei vari giudizi, e l’aumento delle Carceri.
 
 
Stuiamo tranquilli però che tanto in Europa continueranno a tenerci d’occhio tanto che la Corte “continuerà ad esaminare l’attuazione di questi casi al più tardi alla fine del 2009 per i procedimenti amministrativi, metà 2010 per quelli civili, penali e fallimentari”. Amen.

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