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Povera Sardegna. O del panorama politico pre-elezioni regionali

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Due indagini coinvolgono sessantacinque politici tra Consiglieri regionali ed ex Consiglieri regionali. Invece di pubblicare da qualche parte tutte le spese effettuate con tanto di motivazioni e ricevute (si chiama trasparenza) si affrettano a dichiarare che sono innocenti e sereni. Beati loro che sono sereni. Fino a sentenza definitiva sono comunque da considerarsi innocenti, quello si, qua si è solo in fase di indagine.

Tre esponenti del Pdl sono stati arrestati, con accuse alquanto imbarazzanti: Mario Diana per acquisto di Montblanc, Rolex e libri antichi, Sanjust per aver pagato il proprio banchetto di nozze, Sisinnio Piras di Villacidro per convegni pare inesistenti e maialetti offerti agli stessi convegni sull’obesità. Il tutto con fondi regionali destinati ai gruppi.

Nei guai anche Ugo Cappellacci, ex Presidente della Sardinia Gold Mining (quella del disastro ambientale dell’ex miniera d’oro di Furtei), Presidente della Regione grazie all’intervento diretto di Berlusconi (e ricandidato sempre grazie a quest’ultimo). Nelle scorse settimane Cappellacci ha cercato di cavalcare l’onda della zona franca senza risultato, così pure i dieci referendum dello scorso anno (presentati dai Riformatori Sardi, che neanche pensavano sarebbero passati e quindi non avevano pronte le soluzioni), rimasti inattuati o attuati male. Cappellacci è coinvolto in ben tre processi: uno sugli appalti dell’energia eolica per abuso d’ufficio, la c.d. Loggia P3 (rinviato a giudizio), uno sul fallimento della municipalizzata di Carloforte (a gennaio ci sarà la sentenza), uno sul fallimento della Sept Italia,un’azienda in cui Cappellacci era membro del CdA.

Cappellacci sarà sostenuto anche dall’UdC di Casini, che a livello regionale è rappresentato dall’intramontabile Giorgio Oppi, Consigliere regionale, indagato per truffa e per falso per fatti accaduti quando era Assessore e anche lui coinvolto nelle indagini sui fondi dei gruppi.

Si candiderà in un’altra lista, invece, Mauro Pili, di Forza Italia, deputato, ex Presidente della Regione, quello di cui molti si ricordano aver letto un discorso copiato da Formigoni per la Lombardia e che nell’ultimo anno si è fatto fotografare in ogni occasione, dalle miniere alle fabbriche chiuse.

La candidata dello schieramento di centrosinistra è invece Francesca Barracciu, ex Consigliere regionale e ora parlamentare europea, appoggiata anni addietro da Renato Soru, che per vincere alle primarie ha stretto alleanze con i vari capetti locali del Pd, e che ha giustificato i 33mila euro per cui è indagata sostenendo che son state tutte spese per gli spostamenti in macchina (24 mila km l’anno), dice di non voler rinunciare alla sua candidatura. Il Pd sardo passa la patata bollente al Pd nazionale, il quale pare abbia commissionato un sondaggio per prendere una decisione sulla Barracciu. Che serietà.

L’IdV, crollato a livello nazionale dopo il caso Scilipoti, Razzi e una puntata di Report, dopo aver visto l’ex IdV Adriano Salis condannato per peculato (è stato però l’unico a chiedere il rito abbreviato), ha eletto Segretario Regionale il parlamentare europeo Giommaria Uggias, ex Consigliere Provinciale della Provincia di Sassari ed ex Consigliere regionale eletto con La Margherita coinvolto nelle due indagini per peculato, che si è affrettato a confermare il suo appoggio alla Barracciu.

Vi è poi un uomo di chiesa, don Ettore Cannavera, stimato da più parti, che fa la parte del moralizzatore di questa campagna elettorale. Cannavera, vicino all’ex democristiano Paolo Fadda, attuale viceministro alla Salute benché trombato alle elezioni nazionali (lo stesso aveva proposto don Cannavera alla Presidenza della Regione), organizza riunioni di riflessione coinvolgendo la laica SeL, rappresentata sui giornali dal senatore ex comunista Uras e in Consiglio Regionale dall’ex IdV Daniele Cocco e in diatriba con il Sindaco di Cagliari Zedda, quest’ultimo sotto inchiesta per abuso d’ufficio per quanto riguarda la nomina della Sovraintendente del Teatro Lirico, nomina annullata poco tempo fa dal TAR. SeL sta pensando anche di staccarsi dal Pd, così come avvenuto a livello nazionale.

Nel frattempo una scrittrice, vale a dire Michela Murgia, viene indicata come candidata Presidente da un partito indipendentista, ProgRes, creato da fuoriusciti di Irs di Gavino Sale, a capo di una coalizione (SardegnaPossibile) composta di tre liste in totale, una civica, una indipendentista e una composta da vari amministratori che hanno deciso di rompere con il proprio partito (lista guidata dall’ex Presidente del Pd sardo, Valentina Sanna).

Gli altri indipendentisti (e sono tanti) cercano un pochino di coordinarsi tra loro. Rossomori (nati da una costola del Partito Sardo d’Azione), Partito dei Sardi (partorito un paio di mesi fa dal consigliere regionale ex Partito Sardo d’Azione Maninchedda e da un ex esponente di ProgRes, Franciscu Sedda), Irs del consigliere provinciale di Sassari Gavino SaleSardigna Natzione di Bustianu Cumpostu (molto attivo per i referendum contro il nucleare) pare vogliano presentarsi sotto un unico polo.

Aggiungiamo tra gli indipendentisti anche il Partito Sardo d’Azione (quelli di cui si ricorda l’immagine della consegna della bandiera della Sardegna a Berlusconi), fuoriuscito dalla Giunta Cappellacci e ora grande critico di essa (e quindi ammiccante della Barracciu), Sardigna Libera della Consigliera Regionale Claudia Zuncheddu (ex Rosso Mori ed ex PS d’Az, attiva in diverse battaglie ambientali) e il Quinto Moro, fondato dall’ex assessore Prato (ex PS d’Az), il quale sta provando a dialogare con Doddore Meloni, quello che aveva occupato l’Isola di Mal di Ventre creando, a modo suo, la Repubblica di Malu Entu (lo stesso che era stato sequestrato – ma forse non era stato un vero sequestro – e che era stato prima arrestato per frode fiscale).

Il Movimento a 5 Stelle, invece, che nelle ultime nazionali ha rappresentato lo sfogo di chi non ne poteva più di questa classe politica, in Sardegna pare che al proprio interno non si sia ancora messo d’accordo su nulla e che stia litigando con Grillo-Casaleggio. Ci son state alcune proposte di candidature e son saltati fuori anche qua ex tesserati di altri partiti, alcuni con compiti dirigenziali, nonché figlie di democristiani della prima ora.

Questo il panorama politico della Sardegna. Il tutto con una legge elettorale in cui si è levata con voto segreto la doppia preferenza che forse avrebbe portato una maggiore rappresentatività femminile in Consiglio e in cui si sono poste le soglie del 10% per le coalizioni e del 5% perle liste.

Ah, si dovranno eleggere sessanta Consiglieri e non più ottanta.

Questo lo scenario.

Povera Sardegna.

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