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Postdemocrazia: disfacimento e frammentazione

La politica italiana una volta era segnata dallo “scontro muscolare” tra centrosinistra e centrodestra, il quale assorbiva dentro se l'intero elettorato. Ora la sfida non è più tra centrosinistra e centrodestra ma tra tre poli contrapposti: centrosinistra, centrodestra e M5S.

In verità lo scontro c'è anche tra i vecchi due poli maggioritari e il M5S, come c'è anche lo scontro tra politica e antipolitica, tra politica “vera” e populismo, tra centro e ali estreme.

Ebbene la politica italiana odierna è questo e tanto altro. La politica italiana odierna è anche lo scontro tra gli europeisti e coloro che sono contro l'Europa e l'Euro. C' è anche lo scontro tra chi è pro e contro le larghe intese, tra chi è per Napolitano e chi è contro.

Insomma la vecchia dialettica-scontro tra i due “vecchi” poli non esiste più: ora c'è frammentazione, disfacimento in un'infinità di verità molteplici che si sostituiscono le une con le altre continuamente. Tutto tipicamente postmoderno, tutto tipicamente postideologico.

Non c'è più centro, non c'è più simmetria, non ci sono più “caselle fisse”: c'è solo una totale confusione di idee, concetti, correnti e capipopolo e che tentano di vendere la propria “merce” al miglior offerente.

In mezzo a tanta confusione l'elettorato è disorientato e sballottato da più parti e molto spesso non va a votare: ammesso poi che l'azione del voto abbia ancora un significato visto che dopo il voto si formano governi d'emergenza o di larghe intese.

Tutto in una condizione postmoderna, postideologica e postdemocratica. Postdemocratica perché in essa la democrazia è “morta”, ormai e i cittadini o non vanno proprio a votare o - se vanno - vedono il loro voto completamente inutile. Una condizione di postdemocrazia in cui diritti acquisiti da tempo vengono negati in nome di un mondo in cui trionfano neoliberismo e globalizzazione, con tutte le ingiustizie sociali e le diseguaglianze che portano questi fenomeni.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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