• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > "Pisapia è matto", "Non ho mai detto che è matto". Il tempo del vero e del (...)

"Pisapia è matto", "Non ho mai detto che è matto". Il tempo del vero e del falso

Tutto il disprezzo sistematico per la verità di questa maggioranza non sta tanto nell’ipocrisia di ululare alla par condicio quando faccia comodo e poi militarizzare cinque telegiornali cinque con l’ausilio di giornalisti che si definiscono tali soltanto perché risulta sul tesserino di un ordine medioevale.

No, quel disprezzo è più visibile in un ministro che prima insulti un avversario e poi, accortosi di essere scaduto in un terreno che ha smesso di pagare (e solo per quello), «ritratta», scrivono le agenzie, e nega tutto.

Il punto è tutto qui: accettare che un ministro dia allo sfidante del «matto» e poi sostenga di non aver mai detto che è un «matto» oppure no. Affidare la cosa pubblica a chi ha la sfacciataggine di sapere di mentire apertamente oppure no. Premiare, per l’ennesima volta, il qualunquismo cinico di chi equipara vero e falso oppure affermare, faticosamente, con un briciolo di incoscienza, che quella distinzione ha ancora un significato. Che deve averlo.

Per troppi anni questo Paese ha messo da parte questa fondamentale richiesta: il risultato è sotto gli occhi di tutti. Oggi è tempo di rimettere le cose al loro posto, chiamarle con il loro nome. E chiedere conto, finalmente, di un’arroganza che si è spinta al punto di offendere il più elementare buonsenso. E se ne infischia.


 

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.88) 21 maggio 2011 18:03

    Pienamente d’accordo sul fatto che sarebbe l’ora di rimettere le cose al loro posto.
    Meno d’accordo sull’analisi. Mi sembra che tu sostieni che ritratta per non pagare il prezzo di aver esagerato; una specie di pentimento per convenienza.

    Io credo invece credo che sia tutto programmato, l’insulto e la ritrattazione.

    L’insulto serve a sminuire l’avversario, ad affermare che non e’ "persona di rispetto", ma che e’ uno a cui si puo’ anche dare del matto, tanto poco conta. Siamo all’interno di una logica da delinquenza, da mafia, ma e’ anche una logica che tante fiction televisive ci rappresentano come quella "normale".

    La "ritrattazione" non avviene perche’ lui ha improvvisamente scoperto che l’insulto non paga, no: la ritrattazione e’ un altro insulto, e’ -come tu dici- un atto di arroganza che dimostra -sempre in quella logica- la superiorita’ di chi lo commette.

    Tradotto: io sono io, e tu conti cosi’ poco che io posso permettermi di darti del matto e di non chiederti scusa, affermando sfacciatamente che io non l’ho mai detto, cosa che tutti sanno non vera.

    Portare la campagna elettorale a livello di insulti ha poi due vantaggi.
    primo : ci saranno elettori-spettatori che voteranno il politico piu’ bravo nell’insultare, cioe’ quegli elettori che, convinti di aver capito cosa giudicare, giudicheranno chi ha vinto il duello del miglior insulto
    secondo : si evita cosi’ di entrare in quei discorsi sgradevoli del tipo "come governero’ " o tipo "come ho governato", discorsi che rischiano di risvegliare la razionalita’ degli elettori.

    Geri Steve

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares