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Petrolio alle stelle. La BCE sembra confermare il rialzo dei tassi

La notizia della scorsa settimana di un probabile rialzo dei tassi, sembra prendere sempre più consistenza.

È lo stesso Monsieur Trichet a ribadire che per aprile si attende una variazione in aumento del costo del denaro. Nulla è trapelato sull’entità della manovra, anche se è ipotizzabile un rialzo dei tassi che oscilla tra il quarto ed il mezzo punto percentuale.

La speranza di tutti i consumatori che hanno acquistato denaro in questi ultimi tempi, era quella che tutto ciò avvenisse il più tardi possibile. Ma per quanto si è potuto rimandare, quello del rialzo dei tassi, è un intervento che la BCE non effettuava da due anni e mezzo.

La domanda più diffusa da parte dei consumatori di moneta è: perché proprio ora? Quali sono gli elementi che potrebbero far adottare questo tipo di decisione?

Dubbi che sembrano confermati anche da Confindustria che sottolinea come “in Italia si osservano segnali più decisi di accelerazione”, anche se siamo sempre un passo indietro rispetto alle altre nazioni. Quindi sembrerebbe un intervento gratuito.

Ed invece no. Continua Confindustria: nel volubile scenario economico attuale “si sono inseriti nuovi fattori di rischio”. Il riferimento è all’impennata repentina dei prezzi del petrolio, che rischiano di far rallentare una già debole, ripresa. 

Del resto era prevedibile che il prezzo dell’oro nero si innalzasse, visto che nel giro di venti giorni tre paesi del nord Africa hanno avuto seri problemi di stabilità interna. E che problemi!

L’aumento dei prezzi del greggio, da sempre, è uno dei fattori più temuti per le dinamiche inflazionistiche. Dei prezzi troppo alti non permetterebbero al mercato di “scambiare” adeguatamente, con la duplice conseguenza di deprimere i consumi e rallentare l’aumento del PIL, misuratore della ricchezza globale di un paese.

Come spiega il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, un prezzo di 115 dollari per barile può arrivare a comprimere il PIL italiano di circa lo 0,7%, in ipotesi di parità delle condizioni attuali nel prossimo biennio.

In alcuni paesi un tasso di inflazione di circa il 2,2% è visto come un dato preoccupante. Ecco perché la Banca Centrale Europea, ha deciso di applicare la misura economica del rialzo dei tassi. Unica soluzione per contrastare l’aumento dei prezzi del petrolio.

 Il problema è che l’aumento del costo del denaro, comporta anche l’impennata della rata mensile del mutuo. Quindi attenzione a chi deve valutare una imminente accensione di un mutuo.

Per tutti coloro che lo hanno già fatto, l’augurio è quello di non rimpiangere il tasso fisso.

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