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Petrolchimico di Gela: arsenico e vecchi merletti

Chi ha consuetudine di lettura con i pezzi che, solitamente, scrivo, resterà meravigliato leggendomi oggi. Non ritroverà il tono, apparentemente lepido, della tentata satira rivolta a giganti dai piedi d’argilla. Queta volta userò (useremo mi veniva da scrivere) il freddo linguaggio delle cifre.

Verranno riportati i dati ottenuti nel corso di un’indagine più che seria cui hanno fatto da supervisori e, quindi, ne sono i mallevadori, l’OMS ed il CNR.

Mi spingono a farlo vari motivi, tutti molto importanti.

Il volere sciogliere un impegno d’onore nei confronti di alcune persone, per me molto importanti.

Le citerò a seconda dell’ordine cronologico dell’impegno e non dell’importanza.

  1. Leonardo Sciascia, autore de “Il mare colore del vino”, che faceva dire al professore siciliano che colloquiava,in treno,con l’ingegnere milanese: “Hanno una canna lunga da Gela a Milano. Il petrolio se lo succhiano”. Mi colpì molto. Già allora, e Gela la conoscevo pochissimo, mi sentii impegnato ad affrontare ed approfondire, anche se non a risolvere, questo problema. Come mai la ricchezza presente nel nostro sottosuolo andasse ad altri,mentre a noi rimaneva l’inquinamento che tale processi producevano. La ricchezza se la mangiavano a Milano e la cacca la venivano a fare a Gela.
  2. La sollecitazione di un compagno calabrese, il Prof.Pasquale D’Agostino, docente di filosofia in pensione e, come si diceva una volta, intellettuale organico. Più e più volte mi aveva sollecitato, chiedeva a me delucidazioni,conferme di quanto aveva letto sulla stampa circa il riscontro di quantità elevate di arsenico nel sangue di un gruppo di cittadini gelesi, nel corso di una indagine epidemiologica. A lui, che pure ne aveva viste e sentite tante,sembrava una cosa enorme. Voleva da me la conferma,ed in caso affermativo si impegnava a diffondere la notizia. Con i mezzi di cui disponeva. La piazza di Facebook.
  3. Terzo, ma non ultimo, il direttore di fascio e martello, Carmelo Di Gesaro. Nulla diceva ma, da buon siciliano, faceva capire con semplici occhiate (“Si taliaru” diceva un giudice al poliziotto avendo notato lo sguardo tra due imputati siciliani. Vale a dire si sono guardati, nessun valore ha quello che adesso diranno). Mi aveva diffidato. Ora devi affrontare un argomento serio, parla di Gela. Non aveva accennato a sanzioni, ma, entrambi eravamo coscienti che in caso di risposta negativa si sarebbe traumaticamente interrotta la bella, almeno per me, collaborazione.

Spinto, quindi, dalla memoria (Sciascia), dalla ragione (Pasquale) e dalla forza bruta (Carmelo), mi accingo in questa torrida giornata di settimana preferragostana, prima di andarmi a tuffare nel mare Mediterraneo, a scrivere il pezzo frutto di sì importanti sollecitazioni.

La ricerca delle fonti risulta ardua. Solitamente mi limito a scorrere la rassegna stampa ed a leggere La Repubblica.

Oggi, invece, debbo consultare riviste scientifiche, giornali locali, archivi di TV locali, e singoli operatori sanitari che hanno collaborato all’indagine.

Vengo sommerso dalla enorme massa di dati, di non facile interpretazione,meritevole di approfondimento. Ma il nostro scopo è quello di dare la notizia, questo cercheremo di fare. Mi farò aiutare dal metodo adottato per la divulgazione scientifica di cui mi servivo quando dovevo prepare delle relazioni con cui presentare ai congressi i risultati preliminari di un’indagine, cercando, quindi, di sintetizzare e presentare i dati più importanti.

La ricerca è stata effettuata sotto la diretta responsabilità dell’OMS e del CNR Italiano, ha riguardato un gruppo di cittadini residenti a Gela, Niscemi, Butera, centri della provincia di Caltanissetta, nell’area del gelese, praticamente equidistanti dalla raffineria ENI e poco distanti tra di loro.

  1. i livelli di arsenico riscontrati nelle urine è pari ad una quantità superiore del 1600% al tasso del limite massimo, in un numero di soggetti testati tali per cui,rapportandoli al numero di abitanti,20000 soggetti sarebbero a rischio avvelenamento. Inoltre sono stati riscontrati tracce di Piombo, cadmio e mercurio
  2. La mortalità, per patologia tumorale, ricavata dai registri delle cause di morte, è significativamente più elevata della media nazionale, sia per gli appartenenti al sesso maschile che per gli appartenenti al sesso femminile. Le neoplasie maggiormente presenti sono quelle a carico di pleura, bronchi e polmoni, stomaco e laringe, colon e retto.
  3. Si riscontra, inoltre, un notevole numero di feti malformati.

Il quadro si presenta desolante, l’interpretazione scientifica corretta richiederà tempi e mezzi notevoli.

Una prima conclusione, però, è necessario azzardarla.

Per farlo teniamo, anche, conto di quanto affermato da un eminente epidemiologo del CNR: “Per alcuni metalli,la concentrazione nel terreno è fino ad un milione di volte superiore ai livelli accettabili”. A questa affermazione uniamo il dato rilevato dal Ministero della Salute: “I dipendenti del petrolchimico, pendolari, che non vivono a Gela, e che dopo il lavoro ritornano nei loro paesi siti nell’hinterland, hanno un’aspettativa di vita superiore ai loro colleghi residenti a Gela”.

Inequivocabile ci sembra la prova dell’elevato inquinamento ambientale e pensiamo che non possa che essere attribuito alla grossa realtà industriale petrolifera rappresentata dallo stabilimento ENI che opera nel territorio.

A questo punto, citati i dati ed azzardata un’interpretazione, potrei ritenere di avere sciolto l’obbligo morale nei confronti del Santo Laico Leonardo Sciascia, risposto alle gentili sollecitazioni del cortese amico-compagno Pasquale, salvato il mio posto di corrispondente free-lance dall’isola che non c’è avendo ubbidito al mio direttore-editore-despota.

E no.

Arsenico, vabbene; e i vecchi merletti?

E già, al tombolo li stanno tessendo, in questi giorni, i politici gelesi, in vista delle elezioni di primavera.

Il Sindaco, nel bene e nel male antimafia, è a Strasburgo, ed i vecchi topi per più di sette anni allontanati dall’appetitoso formaggio, rassicurati dall’assenza del Sarogatto, credono di poter ritornare al vecchio esercizio del rosicchio.

Sapranno i gelesi opporsi a tutto ciò?

Io penso di sì.

Io penso lo sapranno fare.

Hanno assaporato l’aria fresca della legalità e……”indietro non si torna”.

Comunque, ppu sì e ppu no (come diciamo in Sicilia), io vigilerò ed informerò.

Saremo in tanti.

Ma certamente mi pungoleranno, Leonardo, Pasquale e Carmelo

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