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Perché non esiste il Nobel per la matematica?

di Cristina da Rold

Non tutto il mondo scientifico è coinvolto direttamente in questa sequela di trepidazioni: l’universo dei matematici come è noto, non ha ad esempio nessuna propria categoria di rappresentanza. La ragione di questa scelta non è mai stata resa pubblica dal fondatore in persona, e di conseguenza in questi 112 anni dalla sua prima assegnazione sono circolate parecchie ipotesi circa il perché la “Vita degli dei” – come la definiva il poeta Novalis – non fosse inclusa tra le scienze che Nobel aveva desiderato premiare.

Le tre ipotesi

La prima ipotesi sostiene che la moglie di Nobel l’avesse lasciato per fidanzarsi con Gösta Mittag-Leffler, uno dei matematici svedesi più in vista dell’epoca e che quindi il nostro benefattore avesse preferito non includere la matematica fra le categorie del premio, per non rischiare di dover assegnare l’ambito riconoscimento proprio al suo acerrimo nemico. Questa storia però è stata col tempo archiviata come leggenda, dopo la scoperta che a quanto pare Alfred Nobel non sarebbe mai stato sposato.

Sembra in questo senso più probabile, sebbene mai provata, invece la seconda congettura che afferma come la scelta di escludere la matematica sia dovuta sì a questioni amorose, ma non legate alla moglie bensì a un’amante di Nobel. In ogni modo, al di là di questioni di legittimità matrimoniale, quello che sembra interessante è capire se le ragioni di questa scelta appartengano alla storia o alla scienza.

La terza ipotesi – quella ad oggi più accreditata nel mondo scientifico – fa appello alle parole del testamento del benefattore morente, secondo cui il premio doveva essere assegnato a persone che “avessero contribuito al benessere dell’umanità” nell’ambito della fisica, della chimica, della medicina, della letteratura e della pace. La scelta di prediligere nell’ambito delle scienze considerate “esatte” solamente la fisica, la chimica e la medicina, sembra quindi spiegarsi nella diretta applicabilità di queste discipline a contesti di natura che chiameremmo oggi ingegneristica, cioè al contributo che queste scienze possono portare al progresso della società umana.

Appare oggi assai superato – se non addirittura errato – il non considerare il ruolo costitutivo della matematica nelle tecnologie più all’avanguardia, ma come sottolineano i testi di storia della matematica, a fine Ottocento questa disciplina stava attraversando un periodo di ridefinizione dei suoi cosiddetti “fondamenti”, un lungo processo di assemblamento di un linguaggio che si era cumulativamente costruito nel corso dei secoli e che aveva accompagnato la nascita ad esempio dell’analisi infinitesimale e della teoria degli insiemi, e che avrebbe portato nell’agosto del 1900 il matematico David Hilbert alla formulazione dei famosi 23 problemi per la matematica del XX secolo. Tuttavia, sebbene nemmeno quest’ultima congettura sia stata mai confermata dalle parole di Nobel, ad oggi risulta essere ancora la più accreditata per spiegare perché l’ingegnere svedese non avesse ritenuto di dover includere la matematica tra le categorie del suo premio.

Il chimico con il pallino della dinamite

Nato a Stoccolma il 21 ottobre 1833, Alfred Nobel dopo gli studi universitari fu per anni un ingegnere chimico fino a quando mise a punto una speciale miscela di argilla e nitroglicerina, che chiamò “dinamite”. Questa scoperta, meno pericolosa da maneggiare rispetto alla nitroglicerina ma altrettanto efficace, conseguì un successo immediato, che condusse Nobel a fondare numerose società in tutto il mondo per fabbricare e sperimentare l’esplosivo, accumulando così una fortuna considerevole. Quando morì, a Sanremo il 10 dicembre 1896, venne finalmente aperto il suo testamento e si scoprì che i redditi della sua immensa fortuna dovevano essere devoluti al finanziamento di cinque premi, che ben presto sarebbero diventati i più importanti del mondo: il premio per la medicina, per la fisica, per la chimica, per la letteratura e per la pace. Il premio per l’economia – non inizialmente compreso nella rosa pensata da Nobel – fu istituito solo nel 1969, come riconoscimento in memoria dell’ingegnere svedese.

45 premi anche senza Nobel

Forse non tutti sanno che i premi dedicati alla matematica nel mondo sono ben 45. Il riconoscimento più celebre – e non a caso considerato il vero Premio Nobel per la matematica – è certamente la Medaglia Fields, istituita nel 1926 e ancora oggi massima onorificenza per i matematici di età inferiore ai quarant’anni. Assegnata durante il Congresso internazionale dei matematici ogni quattro anni (il prossimo a Seoul nel 2014), ha l’obiettivo dare notorietà e supporto a giovani e brillanti matematici capaci di dare contributi importanti in questa disciplina. Fino a oggi solamente un italiano ha conquistato l’ambita medaglia e si tratta di Enrico Bombieri, premiato nel 1974 e attualmente professore emerito a Princeton.

Un secondo riconoscimento che vale la pena ricordare, e questa volta senza limiti di età, è il Premio Abel, dal nome del matematico norvegese Niels Henrik Abel,premio assegnato annualmente dal 2001 dal Re di Norvegia a un eminente matematico straniero. A differenza della Medaglia Fields, fino ad ora nessun matematico italiano ha vinto questo premio, dell’ammontare di circa un milione di dollari, una cifra simile a quella proprio del Premio Nobel. La bandiera italiana invece non manca nel novero dei vincitori del Premio Wolf per la matematica, assegnato a partire dal 1978 dalla Fondazione Wolf “a chi si sia distinto per il bene dell’umanità e dei rapporti fra i popoli.” Nel 1990 questo ambito premio è andato a Ennio De Giorgi, passato alle cronache nel 1957 per aver risolto il 19mo problema tra quelli proposti da Hilbert mezzo secolo prima, e distintosi nei decenni successivi tanto nella matematica presso la Scuola Normale, quanto nella promozione dei diritti umani con Amnesty International.

Crediti immagine: Stefan Zachow of the International Mathematical Union, Wikimedia Commons

Questo articolo è stato pubblicato qui

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