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Perché Barnard non ha lo stesso seguito di Grillo?

Al pari di Grillo, Paolo Barnard è uno di quelli che quando c'è da criticare ci va giù pesante. Sempre molto documentato, spesso antipatico ai limiti dell'insopportabile, il giornalista co-fondatore di Report è uno dei maggiori esperti sulla MMT, la moderna teoria monetaria.

Se un personaggio come Grillo, è divenuto famoso per le sue critiche al sistema, meno successo ha riscontrato il giornalista Paolo Barnard, co-fondatore di Report nonché gran divulgatore della moderna teoria monetaria. Certo, ultimamente Barnard sta trovando un po' di spazio in tv, su L’Ultima Parola, ma credo sia più dovuto alle grandi critiche verso Monti e Napolitano che per la sua teoria economica.

Eh già, perché di questi tempi sembra sia di moda criticare per qualsiasi cosa l’operato del Governo, e chi senza giri di parole afferma che “Monti è un criminale che odia lo Stato” inevitabilmente esercita un certo fascino sul pubblico. Ma sia ben chiaro che nel tempo ho imparato ad apprezzare Barnard perché ogni qual volta l’ho seguito mi ha sempre dato l’impressione di una persona molto preparata e molto documentata su ciò che sostiene, al contrario di tanta gente che parla per sentito dire.

Se l’ho paragonato, nel discorso introduttivo, a Beppe Grillo, è perché hanno dei modi di fare molto simili; uno su tutti, quella sfida contro il pensiero convenzionale, che appare come un “io contro tutti”, ma destinata a denigrare il primo che voglia muovere una critica, seppur costruttiva, alla propria causa. Grillo è arrivato a litigare con il Fatto quotidiano, con tanti movimenti che ne apprezzavano le idee e nondimeno con esponenti del Movimento 5 Stelle (se state pensando a Tavolazzi avete capito cosa intendevo) che hanno finito per portare seri problemi all’economia del Movimento. Allo stesso modo Barnard, oltre che con Grillo e Travaglio, ha preso di mira Saviano (per le sue influenze sioniste), la Gabanelli (testualmente “falsaria paladina della libertà d’informazione”), Piero Ricca e tanti altri.

Consiglio vivamente, specie per chi non lo conoscesse, di prendere visione dei suoi scritti e dei suoi discorsi. Certamente, non sarà di buon occhio per quanti sostengono l’importanza del libero mercato e di una massiccia spending review, visto che la teoria di Barnard ha molti tratti di dottrina keynesiana. Anche a parer mio però tale teoria redistributiva presenta qualche pecca, in quanto troppo fondata sul debito e sul deficit, che non sono proprio un toccasana per amministare in modo efficiente ed economico uno Stato. Ne apprezzo enormemente le critiche ai grandi gruppi finanziari ed alle multinazionali, come del resto ai vari Saviano e Travaglio, ma allo stesso modo sono cosciente che soprattutto in Italia, il partito unico della burocrazia ha gravato troppo spesso sulle tasse dei contribuenti; ragion per cui continuare a sostenere una società fondata sul debito incondizionato significa rimandare all’infinito i tagli ai privilegi della politica, delle varie caste e delle inefficienze che stanno portando alla rovina l’Italia.

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