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Per una cultura degli esclusi: il decentramento

Il termine "decentramento" indica un trasferimento di autorità e responsabilità da un centro ad una periferia, attraverso una distribuzione del potere e del sapere.

Storicamente, il nemico principale dell’emancipazione umana è stato appunto l’accentramento, sia sotto l’aspetto umano (élite oligarchiche di detentori) sia geografico (una città detentrice). Il contrario di "accentramento" è il "decentramento", mentre un sinonimo potrebbe essere "oscurantismo".

Esiste di fatto nelle istituzioni caratterizzate da accentramento una limitazione della libertà, nell’essere cittadini. Se un numero ristretto di cittadini, un'élite, assume le decisioni, non c’è spazio per gli altri. Allo stesso modo, se le decisioni vengono assunte a livello centrale, gli altri territori non trovano spazio.

Questo modello di gestione del potere viene trasferito pari pari nelle comunità periferiche, dove avviene l’identica cosa. Non esistendo espressione di uomini e di territori al di fuori di quelli centrali, l’alternativa è l’omologazione a quell’ambito.

Questo modello, prima ancora che di potere è culturale, ed è tipico non solo della politica, ma di tutte le espressioni umane, dal sapere allo sport, dal tempo libero all’arte, dal mondo del lavoro al giornalismo… e via dicendo. Tutto è gestito in modo accentrato da quelle che sono definibili come classi dirigenti. Non è sempre stato così, o comunque non completamente. In particolare in due diverse epoche storiche caratterizzate, anche se parzialmente, dal decentramento del potere e del sapere, l’umanità ha raggiunto livelli di assoluta emancipazione. Nell’antica Grecia e durante il Rinascimento (due epoche fortemente collegate, chiaramente la seconda alla prima)

Ma se questa è la soluzione empiricamente dimostrata, perché non si percorre? La risposta è semplice. La classe dirigente non vuole cedere alcunché del proprio potere. Un sistema chiuso, ascritto, non consente, se non eccezionalmente, ad alcuni di entrarvi. Chi vi entra, inizialmente ha interesse a modificare lo status quo, successivamente si adegua al modello di riferimento, diventandone parte integrante.

Quindi il decentramento dall’alto non è proponibile. Non solo, ma chiunque partendo “dal basso” si posiziona “nell’alto”, ha un unica possibilità, quella di uniformarsi. Tuttavia, la realizzazione di un decentramento, in tutti i settori, non è difficile, perché la sua attuazione prescinde da una decisione in tale direzione della classe dirigente.

Oggi viviamo in una forma oligarchica nella gestione del potere, ed esistono due possibilità per determinare il suo superamento, o una improponibile rivoluzione armata per destituire il potere esistente e distribuirlo, ma la storia ci racconta che è sempre fallita, oppure una rivoluzione culturale, che tradotto vuol dire “partecipazione della società civile”, la quale deve interessarsi in prima persona del potere, non attraverso forme utopistiche di democrazia diretta, che inevitabilmente conducono all’anarchia, ma attraverso una costante azione propositiva e un'attenta azione di controllo.

Solo l’unità della società civile, in forme moderne di aggregazione, può sopperire all’accentramento. Oggi la società civile è disunita, parcellizzata, gruppi sempre più ristretti rivendicano i propri diritti individuali e personali.

La società è una ed indivisibile ed in tale veste deve rivendicare tutti i diritti dell’umanità. Soltanto la presenza “assillante” dei cittadini nella loro globalità, non del singolo, interessato esclusivamente alla soddisfazione del suo interesse, ci consentirà di realizzare “l’interesse di tutti”. 

Per fare questo non serve il consenso della classe dirigente, non occorre un modifica costituzionale per il potere politico, o una riforma universitaria per eliminare il baronato.

La rivoluzione si può fare, ma tocca a noi, non partecipando al potere, quindi entrando all’interno di quei perversimeccanismi e diventando élite, con quello che comporta, quanto interessandoci dei processi decisionali, con una presenza costante e con una attiva partecipazione civile.

Si può fare.

 

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